Mirco Grasso, Dario Eynard e Matteo Della Bordella
La relazione di Gringos Locos
Dario Eynard, Mirco Grasso e Matteo Della Bordella in cima al Cerro Piergiorgio, dopo aver completato l'apertura di "Gringos Locos"
Foto Benjamin Vedrines
Foto Benjamin Vedrines
Foto Benjamin Vedrines
Cazzanelli e compagni in vetta. Foto Archivio Francois Cazzanelli
Il tracciato della via
In vetta con VidoniUltimo giorno dell'anno, tempo di tirare le somme. Il 2025 dell'alpinismo e dell'arrampicata è stato ricco, molto ricco, con prime ascensioni, ripetizioni e aperture che meriterebbero premi e riconoscimenti non solo nell'ambiente alpinistico. È stato un anno caratterizzato da una pluralità di stili, terreni e visioni che hanno reso protagoniste le Alpi, la Patagonia, il Karakorum e l'Himalaya. Dalle prime invernali alle nuove vie su roccia, dalle discese con gli sci agli exploit dell’arrampicata sportiva e del boulder, il 2025 ha restituito un panorama variegato e vitale, capace di raccontare un alpinismo che continua a evolversi senza rinnegare la propria storia.
In un’epoca in cui le montagne sono sempre più frequentate e documentate, queste salite mostrano come la ricerca di senso, di impegno e di coerenza personale rimanga al centro dell’esperienza verticale. Non solo record o gradi estremi, ma anche esplorazione, rispetto dei luoghi, ritorno a stili essenziali e letture nuove di pareti già conosciute. Di seguito, una rassegna cronologica delle principali ascensioni e realizzazioni che hanno segnato l’anno.
Le grandi ascensioni del 2025 (in ordine casuale)
I francesi Benjamin Védrines e Nicolas Jean chiudono uno dei capitoli aperti più importanti dell’Himalaya con la prima ascensione del Jannu Est (7468 m), salita difficile e tecnica nella remota regione del Kangchenjunga. Dopo due mesi di spedizione e quattro giorni in parete, la cordata raggiunge la vetta lungo una nuova via in stile alpino, senza ossigeno né corde fisse.
Il climber italiano Elias Iagnemma realizza un progetto durato oltre quattro anni liberando Exodia, un boulder in Val Pellice (Piemonte) che propone possibilmente il primo grado 9A+ al mondo. L’impegno costante, con centinaia di giornate di tentativi, culmina nella risoluzione del blocco, presentato in condizionale vista l’assenza di ripetizioni. La performance rappresenta una pietra miliare per il boulder internazionale e un’importante conferma del livello dell’arrampicata italiana.
Sulla parete nord delle Grandes Jorasses, gli alpinisti Esteban Daligault, Virgile Devin e Simon Martinet completano la prima libera totale della Directe de l’Amitié. Considerata da decenni la linea più difficile del versante (con sezioni fino ad A3 ora proposte M9+). L’impresa dimostra come tecniche moderne e team giovani possano affrontare linee leggendarie con successo.
Matteo Della Bordella e Marco Majori in vetta al Fitz Roy
La via di Renato Casarotto al Fitz Roy
Alba Monte Fitz Roy, Patagonia Argentina
Adam Bielecki, Felix Berg ed Hervé Barmasse in cima. Foto Facebook Adam Bielecki
Foto Facebook Hervé Barmasse
I tre in bivacco. Foto Facebook Hervé BarmasseLa storia di un progetto nato trent’anni fa e finalmente realizzato, tra sogni, tentativi e perseveranza. Gringos Locos racconta il valore del tempo lungo nell’alpinismo. Un esempio di fedeltà alle idee più che ai risultati immediati. Un itinerario di arrampicata su grande parete sviluppato sulla parete nord-ovest del Cerro Piergiorgio (2719 m) in Patagonia, caratterizzato da oltre 27 tiri su granito verticale e difficoltà miste tra libera e artificiale. È stata completata nel 2025 da Matteo Della Bordella, Dario Eynard e Mirco Grasso nell’ambito del progetto CAI Eagle Team, terminando un progetto iniziato da Maurizio Giordani e Luca Maspes negli anni Novanta.
Natalya Belyankina e il suo team realizzano la prima salita di una nuova via sulla difficile parete sud-ovest del Manaslu, affrontando condizioni meteo avverse, maltempo e valanghe. Il racconto personale di Belyankina evidenzia la complessità della spedizione e l’importanza della collaborazione tra alpinisti.
Charles Dubouloz sale in solitaria la celebre Divine Providence al Grand Pilier d’Angle scegliendo uno stile “ecopoint”, con avvicinamento a impatto minimo e senza supporti esterni. Dopo la via, prosegue fino alla vetta del Monte Bianco. Un’impresa che unisce difficoltà tecnica, resistenza e riflessione sul futuro dell’alpinismo.
A dieci anni dal primo tentativo François Cazzanelli raggiunge la vetta del Kimshung, aprendo una nuova via insieme a Giuseppe Vidoni e agli austriaci Benjamin Zörer e Lucas Waldner. Il suo racconto della salita.
Carlos Soria raggiunge la vetta del Manaslu a 86 anni, dimostrando una straordinaria combinazione di esperienza, lucidità e determinazione. L’impresa viene raccontata senza enfasi sul record, ma come esempio di longevità sportiva. Un messaggio potente sul rapporto tra età, montagna e passione.
Il 50enne statunitense è il primo al mondo a scendere con gli sci per il couloir Hornbein sulla nord dell’Everest. Un’impresa dedicata alla compagna Hilaree Nelson, scomparsa sul Manaslu nel 2022.
Una notte a -25 °C e un bivacco senza tenda a 6900 metri per la cordata formata da Hervé Barmasse, Felix Berg e Adam Bielecki. Così nasce “Nepali Ice SPA”, nuova via sulla parete sud del Numbur Peak in Nepal.
Nicolò Geremia e Mirco Grasso firmano Chiaroveggenza, nuova via sulla parete sud della Marmolada, frutto di sei anni di lavoro. L’itinerario supera i 900 metri con difficoltà fino al IX+. Una linea moderna che si inserisce con rispetto nella storia della parete.
In cima, dopo aver aperto L'oro dello Yukon
Fairy Meadows - the penguin
Canoa Canadese su Glaciar Lake
I quattro della spedizione
Pausa a Fairy Meadows
Giacomo Meliffi in navigazione sul fiume NahanniCon la libera di Mad Lib, Michaela Kiersch diventa la prima donna a salire un 9a in Nord America. L’impresa rappresenta un passaggio storico per l’arrampicata sportiva femminile. Il risultato è frutto di preparazione, continuità e determinazione.
Matteo De Zaiacomo, Chiara Gusmeroli e Davide Nesa, sono rientrati in Italia dopo aver aperto due nuove vie nello Zanskar, in India. Tra nevicate record e rinunce, nasce un manifesto contro l’alpinismo consumistico.
Matteo Della Bordella e Marco Majori hanno realizzato la prima salita invernale della via Casarotto al Fitz Roy, 35 tiri e 1300 metri di parete. Un’impresa che rende omaggio al grande alpinista vicentino e segna una nuova pagina nell’alpinismo patagonico.
Colin Haley firma la prima invernale in solitaria del Cerro Torre. Lo statunitense ha raggiunto la vetta il 7 settembre lungo la via dei Ragni, realizzando un sogno inseguito per dieci anni. Un’impresa storica che segna un nuovo capitolo nell’alpinismo patagonico.
Un mese di avventura per Dario Eynard, Giacomo Meliffi, Enrico Bittelli e David Bacci: nuove vie sul Middle Huey Spire e sulla Lotus Tower, poi la discesa in packraft lungo il fiume South Nahanni. Una spedizione che ha unito alpinismo e wilderness canadese.
Denis Urubko e Maria Cardell aprono Nezabudka, nuova via sul Nanga Parbat, affrontando uno degli Ottomila più complessi. La salita è caratterizzata da difficoltà tecniche elevate e scelte impegnative. Un’ulteriore conferma della passione e dell’approccio esplorativo di Urubko.
Hansjörg Auer, Simon Gietl e Alexander Huber aprono una nuova via sul Jirishanca, nelle Ande peruviane. I tre alpinisti hanno salito la sud est del Seimila della cordillera dello Huayhuash in tre giorni, con due bivacchi in parete, superando difficoltà elevate.
Insieme a Heike Schmitt, Filip Babicz ha aperto allo spigolo nord della Vierge du Flambeau 'La Tête du Dragon' (7a, 280m), dopo un periodo di fermo per infortuni. La chiodatura è a fix da integrare, l'avvicinamento dalla Skyway di soli 45 minuti.
I francesi Tiphaine Du Perier e Boris Langenstein hanno realizzato la prima discesa integrale con gli sci della parete Rupal del Nanga Parbat. Con loro in vetta anche David Goettler, che ha completato la discesa volando in parapendio fino al campo base.
Con Visomania, Victor Garcin e Jérémy Matera firmano una bella prima discesa sulla parete ovest del Monviso: 1000 metri di dislivello, e difficoltà fino al 5.4+. Un sogno diventato realtà dopo settimane di attesa e due tentativi falliti.
Chiamatela Route 67, come i chilometri percorsi con ramponi e sci da Hervé Barmasse sul Gran Sasso. Un massiccio dove l’alpinista valdostano ha firmato un'impresa senza precedenti: il primo concatenamento e la traversata integrale in solitaria e in inverno di tutte le vette principali, superando 7200 metri di dislivello tra pareti e creste.
Una via nuova sul Monte Bianco, aperta da Cazzanelli e Bepi vidoni, tra condizioni difficili e scelte ponderate. Un’alpinismo fatto di osservazione, attesa e adattamento, sempre in uno stile moderno e attento all'ambiente.
Benjamin Védrines ha compiuto un’incredibile solitaria sulla parete ovest del Petit Dru (3733 m), percorrendo la via BASE di 1000 m con difficoltà fino a M8+ e 7a. Partito il 17 febbraio e arrivato in vetta il 21, ha trascorso cinque giorni e quattro notti in parete, gestendo forze fisiche e mentali in condizioni invernali.