Il Cai di oggi è già il Sodalizio di domani

Al centro del dibattito del 101esimo congresso c’è anche la volontà di immaginare un Sodalizio che sia al passo dei tempi
Foto di gruppo camp giovane cai
I partecipanti al Camp GiovanE Cai di Minazzana (LU) © Cai

Il Cai di domani è già il Sodalizio di oggi. L’orizzonte temporale dei cambiamenti che  attraversano i territori montani si muove con una velocità sorprendente. La storia dei 160 anni del Club alpino italiano assume un’accelerazione in pochi anni, con la crisi climatica che influenza e modifica l’ambiente e la vita in montagna, ne impone ripensamenti e stabilisce prospettive nuove e poco battute. Oggi, ancor più di ieri c’è la necessità di immaginare un Sodalizio che sia al passo dei tempi, che unisca i soci e le socie nel cammino della responsabilità, della conoscenza e della formazione. Di questi temi e suggestioni abbiamo parlato con Maria Giovanna Canzanella, componente della Biblioteca nazionale del Cai e del tavolo di lavoro “il Cai, la frequentazione responsabile della montagna, i nuovi comportamenti consapevoli”.

 

Maria Giovanna Canzanella © Maria Giovanna Canzanella

Il 101esimo congresso del Cai rappresenta la volontà del Sodalizio di guardare avanti: perchè dall’oggi dipende il domani
«I congressi del Cai sono elementi fondanti del Sodalizio. Momenti di confronto all’interno della stessa associazione. ll 101 esimo congresso del Cai nasce con l’obiettivo di rivolgersi a una società più ampia e affermare la nostra disponibilità in questo momento di crisi climatica e ambientale. Si tratta di un momento fondante, che non deve esaurirsi con la pubblicazione degli atti, ma deve generare effetti concreti nel tempo. Il Sodalizio deve parlare alla società e
alla politica, nel senso più ampio del termine. Dobbiamo farci sentire da chi prende le decisioni. La nostra voce deve essere tradotta in una norma, in un’azione definita e concreta».


Insomma il Cai deve guardare alla preservazione dei territori montani
«Ci troviamo di fronte a una vera e propria crisi climatica. Ci vuole coraggio a prendere posizione nei confronti di azioni che danneggiano la montagna e che nel lungo periodo la impoveriscono sia dal punto di vista della perdita del capitale naturale che in termini di perdita della cultura dei territori montani».

 

Mi faccia alcuni esempi del suo territorio
«Mi riferisco all’Appennino meridionale. Nel territorio del lago Laceno (in Irpinia), è previsto l’ampliamento dell’impianto di risalita, una struttura energivora e devastante per l’ambiente. Oppure penso all’impianto idroelettrico Pizzone 2, previsto da Enel Green nei comuni di Castel San Vincenzo, Pizzone e Alfedena».

 

In questi casi, e non solo nel sud, ma su tutto il territorio italiano, quale deve essere l’approccio del Sodalizio?
«Il Cai di oggi e non solo di domani deve avere il coraggio di spogliarsi degli antichi retaggi. In primis, deve essere proattivo: saper anticipare le azioni e avere una visione di insieme». 

 

Un aspetto capace di andare oltre grandi battaglie ambientali del territorio?
«Assolutamente. Il Cai propone la montagna di prossimità e i sentieri segnati sono solo una parte della sua attività e quindi deve avere la responsabilità di promuovere tutta la sentieristica su rete estesa. Allo stesso tempo, deve svolgere appieno il suo ruolo di organo vigilante del territorio».


Focalizziamoci sulle socie e sui soci di oggi e di domani. Come li immagina?
«Persone appassionate e collaborative. Vedo soci coinvolti nella vita delle Sezioni, concentrati su ciò che li circonda. Più in generale, vedo un corpo sociale informato e attento, consapevole dei rischi, pulito e semplice nel camminare. Vedo socie e soci desiderosi di condividere la loro passione con chi è vicino».


Per quanto riguarda il tema della responsabilità, cosa cambia rispetto al passato?
«La responsabilità comincia dai primi passi sul sentiero o dalla salita in falesia. Responsabilità significa avere senso del limite. Infine, il bidecalogo assume un ruolo sempre più importante: una serie di regole e linee guida capaci di delineare una visione del futuro. Si comincia camminando correttamente in montagna, razionalizzando al massimo gli spostamenti e infondendo la cultura del riciclo. Allo stesso tempo, è necessario promuovere la formazione di gruppi escursionistici in numero ragionevole».


Un’educazione alla responsabilità che comincia nelle Sezioni
«Assolutamente, le Sezioni hanno un ruolo fondamentale perché sono collettrici di istanze, necessità e attenzioni che guardano al territorio». 

 

In tutto questo, quale deve essere il ruolo delle diverse ramificazioni del Cai: Sede centrale, Gruppi regionali e Organi tecnici?
«Innanzitutto, è necessario farsi conoscere, ovvero comunicare il funzionamento della struttura. I soci e la società spesso non conoscono il lavoro che c’è dietro. La mobilitazione di volontà e menti, prodotto finale di un’azione molto strutturata che si conosce poco perchè spesso non si mostra con coerenza e completezza. In particolare, la formazione dei soci è fondamentale. La formazione distingue il Cai dalle altre associazioni che propongono la
frequentazione in ambiente. Infine, le strutture devono diventare più snelle e accoglienti per incrementare la base comune dell’associazione».