Il Gatto Nero di Triora e le streghe delle montagne liguri

Nella Giornata del Gatto Nero, occasione preziosa per sfatare secoli di superstizioni e pregiudizi, andiamo alla scoperta di Triora, il “Paese delle Streghe".

Il gatto nero è un felino notoriamente legato a superstizioni di antica origine, dure a scomparire. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla innocuità dei gatti a pelo fulvo, è stata istituita una Giornata a loro dedicata, che cade il 17 novembre. Una data che non è una scelta casuale, la combinazione perfetta tra un numero notoriamente “sfortunato” e un mese cupo autunnale.

Sfruttiamo oggi la Giornata del Gatto Nero, occasione preziosa per sfatare secoli di superstizioni e pregiudizi, per accompagnarvi in un viaggio tra le montagne italiane, alla scoperta di un luogo fortemente legato al felino della sfortuna. Un pittoresco borgo medievale, in cui il destino dei gatti neri si è intrecciato indissolubilmente con quello delle donne accusate di stregoneria. Il suo nome è Triora, anche noto come “Paese delle Streghe".

 

Triora, il “Paese delle Streghe”

Situato a circa 800 metri di quota in Valle Argentina, nella Riviera Ligure di Ponente, Triora conserva ancora oggi il suo aspetto medievale. Le sue case in pietra, i vicoli stretti e tortuosi e la natura selvaggia a fare da cornice, narrano storie di vita rurale, ma anche di antiche paure e cruente persecuzioni. Il nome di questo piccolo comune è infatti legato a una delle più feroci e celebri cacce alle streghe d'Italia, avvenuta tra il 1587 e il 1589.

In quegli anni, una grave carestia mise in ginocchio la comunità. Presto, la disperazione e la superstizione portarono la popolazione a cercare un capro espiatorio, individuato in alcune donne del paese, che furono accusate di stregoneria. Queste donne, soprannominate "Strie" (dal termine dialettale per strega), furono sottoposte a crudeli interrogatori e torture, che portarono a confessioni estorte e condanne ingiuste. I processi di Triora divennero tristemente famosi per la loro brutalità, lasciando una cicatrice indelebile nella memoria del luogo.

E le donne non furono le sole vittime. Nelle credenze popolari dell'epoca, non legate solo a Triora ma estese lungo tutta la Penisola, si credeva fermamente che le streghe potessero assumere la forma di animali, allo scopo di nascondere la propria identità e agire in segreto. Il gatto nero, per il suo manto oscuro che lo rendeva invisibile nella notte, i suoi occhi brillanti e la sua natura elusiva, era considerato l'animale perfetto per queste trasformazioni. 

Spesso il felino non rappresentava soltanto la forma assunta dalla strega, ma era considerato anche il suo "familio", uno spirito demoniaco che la assisteva nelle pratiche magiche. Inoltre, secondo una credenza popolare, le ferite inferte nella notte a un gatto nero, oggetto di trasformazione, si sarebbero palesate all’indomani sul corpo della strega. A causa di queste superstizioni, che vedevano i gatti legati in maniera sovrannaturale alle streghe, anch’essi furono perseguitati.

Passeggiando per le strade di Triora è ancora oggi possibile rivivere l'atmosfera di paura e sospetto che permeava il paese nel 1.500. Le inferriate presenti alle finestre di alcune case del borgo, convertite al tempo in prigioni, sembrano raccontare di antichi lamenti e torture. Uno dei punti più suggestivi è rappresentato dalla "Cabotina", un casolare considerato punto di ritrovo, in cui le streghe conducevano i loro incontri notturni con il Demonio.  

 

Il Gatto di Triora, simbolo di sofferenza e riscatto

Una visita a Triora diventa stimolo a riflettere sul potere del pregiudizio e della paura dell’ignoto. Il paese diventa simbolo di memoria ma anche di riscatto da un passato che, ci si augura, non possa fare ritorno. Un messaggio che, nel cuore del borgo, viene trasmesso ai passanti proprio da un gatto nero. 

In Piazza Castello, dal 2023, sorge infatti una statua bronzea, alta quasi 3 metri. È un grande gatto nero, vittima dell’Inquisizione, sulla cui pelle sono chiaramente visibili i segni di ferite. Realizzata dalla scultrice Elena Rede, in collaborazione con il team del Triora Project, nell’ambito del progetto internazionale Grand Pardon, l’opera ribalta la figura del gatto nero: da animale porta sfortuna, il gatto di Triora diventa un porta fortuna e si fa portavoce di un grande perdono, esteso a tutti.   

Un tributo a tutti quegli animali che, al pari delle donne ritenute streghe, sono stati vittime innocenti di una cieca persecuzione