Marmolada Campagna Partecipata 2025 - Foto Università di Padova – Ufficio Stampa
Regressione ghiacciaio della Marmolada vista dal Padon (1916 - 2015 - 2025) - Foto Università di Padova - Ufficio Stampa
Marmolada Campagna Partecipata 2025 - Foto Università di Padova – Ufficio Stampa
Regressione della Marmolada, Pian dei Fiacconi (2007 - 2015 - 2025) - Foto Università di Padova - Ufficio Stampa
Marmolada Campagna Partecipata 2025 - Foto Università di Padova – Ufficio Stampa
Marmolada Campagna Partecipata 2025 - Foto Università di Padova – Ufficio Stampa
Marmolada Campagna Partecipata 2025 - Foto Università di Padova – Ufficio Stampa
Marmolada Campagna Partecipata 2025 - Foto Università di Padova – Ufficio Stampa
Marmolada Campagna Partecipata 2025 - Foto Università di Padova – Ufficio StampaSabato 6 settembre, il ghiacciaio della Marmolada è stato protagonista della settima edizione della Campagna Glaciologica Partecipata. Iniziativa promossa dal Museo di Geografia dell’Università di Padova, in collaborazione con ARPAV Centro Valanghe di Arabba e Comitato Glaciologico Italiano, che annualmente dal 2019, vede salire in quota ricercatori e cittadini, per effettuare il monitoraggio di fine estate del ghiacciaio.
Un evento che si inserisce nell’approccio collaborativo della citizen science, ovvero della ricerca scientifica condotta, in tutto o in parte, da scienziati non professionisti. Da evidenziare è che la Campagna Glaciologica in Marmolada rappresenti il primo caso in Italia di monitoraggio glaciologico aperto ai cittadini.
La settima edizione si conferma un successo della iniziativa, che annualmente richiama studenti e cittadini desiderosi di scoprire da vicino il mondo dei ghiacciai e della glaciologia. L’esperienza consente di raccogliere dati aggiornati sullo stato del ghiacciaio, essenziali per monitorare l’impatto del cambiamento climatico. Quest’anno è salito in quota un gruppo di “lavoro” costituito da una ventina di persone, tra cui escursionisti esperti, appassionati di ghiacciai e semplicemente cittadini curiosi.
Il continuo ritiro del ghiacciaio della Marmolada
Il 2025 non rivela grandi sorprese. I dati raccolti confermano che il ghiacciaio della Marmolada prosegua nel suo ritiro. In un anno si è registrato un arretramento frontale di 7 metri e un generale assottigliamento delle fronti rispetto ai dati del 2024.
Si conferma dunque la tendenza osservata negli ultimi anni, nonostante l’estate del 2025 sia stata caratterizzata da fasi più fresche, con una nevicata leggera verificatasi sul ghiacciaio a fine agosto. Come evidenziato da Mauro Varotto, responsabile delle misurazioni sulla Marmolada, dell’Università di Padova, “al di là di alcune fasi relativamente fresche - le elevate temperature estive e le ridotte precipitazioni invernali non consentono al ghiacciaio di rimanere in equilibrio”.
Il dato più preoccupante, secondo quanto riportato dall’esperto, non è rappresentato da quei 7 metri di ritiro, ma dal “progressivo assottigliamento delle fronti, la comparsa di detrito superficiale e finestre rocciose sempre più ampie all’interno del ghiacciaio”. Segnali d’allarme per il futuro del ghiacciaio. “Il paesaggio glaciale è ormai un relitto del passato – conclude Varotto - che non appartiene più al nostro tempo, se non in forma inerziale".
Andando ad ampliare lo sguardo dalla scala annuale, nell’arco di 25 anni il ghiacciaio ha visto un dimezzamento della sua superficie totale. In media si è registrato un arretramento frontale annuo fino a 20 metri. Uno scenario alquanto drammatico che, qualora tale tendenza non trovasse freno, potrebbe comportare la scomparsa del ghiacciaio entro il 2040.
I dati recentemente raccolti consentiranno di aggiornare i modelli predittivi attualmente in uso per lo studio del ritiro glaciale e, come sottolineato da Mauro Valt di ARPAV, risulteranno di supporto per “comprendere meglio le implicazioni sulla disponibilità idrica e sulla sicurezza dei territori montani”.
Osservazioni realizzate in quota, hanno portato anche alla evidenza di uno stretto legame tra evoluzione degli ambienti glaciali e dell’industria dello sci, che si ritrova a tentare di adattarsi alle mutazioni degli ambienti d’alta quota. Come dichiarato da Alberto Lanzavecchia dell’Università di Padova, “la comparsa di tubi in prossimità delle fronti dimostra che è necessario sparare neve artificiale con i cannoni a quote sempre più alte, per poter avere più giorni 2 neve a disposizione. Ma questo impatta in maniera pesante sulla criosfera e sul paesaggio glaciale.”
“I teli geotermici, in particolare – aggiunge l’esperto - , svettano sempre di più dalla superficie del ghiacciaio: un “altare” alla pratica dello sci mentre tutto intorno il ghiacciaio viene sacrificato al nostro divertimento e al nostro modello di sviluppo dissipativo”.
Misurazioni, osservazioni, riflessioni congiunte sul passato, presente e futuro del ghiacciaio della Marmolada. È un bagaglio prezioso quello con cui il gruppo di lavoro, ricercatori e cittadini, è tornato a valle lo scorso sabato.
I dati raccolti verranno ora inseriti in una più ampia cornice di valutazione, che vede il ghiacciaio come sentinella del cambiamento climatico, e il suo monitoraggio come strumento non solo importante a scopo scientifico ma anche di supporto nella elaborazione di strategie politiche atte a mitigare i rischi ambientali, fornendo ai decisori le informazioni necessarie per affrontare una crisi climatica complessa.
“Il Comitato Glaciologico Italiano conferma il valore della partecipazione attiva dei cittadini – commenta a tal proposito ldino Bondesan, responsabile del CGI per il Triveneto -. La settima edizione ha rafforzato la rete di osservazione condivisa e ha sottolineato quanto sia importante mantenere viva l’attenzione sul futuro dei ghiacciai”.