La calotta glaciale del Vatnajokull in uno scatto da satellite Copernicus Sentinel-2 - Foto europeanspaceagency - Wikimedia Commons, CC BY-SA 2.0
Foto aerea del Vatnajokull. Il Dyngjujökull si sviluppa nella porzione di immagine in alto a sinistra - Foto OddurBen - Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
Dettaglio del Vatnajokull - Foto DCheretovich - Wikimedia Commons, CC0
Porzione occidentale del Vatnajokull - Foto TommyBee - Wikimedia Commons, Public DomainUn ghiacciaio, per definizione, è una massa di ghiaccio in movimento, caratterizzata da un lento scorrimento dall’alto verso il basso, dal bacino di accumulo verso il bacino di ablazione. Le dimensioni del ghiacciaio dipendono dalla somma algebrica tra l'accumulo di nuova massa a monte e la fusione che si verifica a valle, nella zona del fronte glaciale. Nell’era del cambiamento climatico, la maggioranza dei ghiacciai manifesta un progressivo ritiro, poiché la fusione vince quantitativamente sulla formazione di nuovo ghiaccio.
Ma ci sono anche ghiacciai oggetto di espansione. Si tratta però di una espansione apparente, che non è in realtà determinata da uno sbilanciamento dell’equilibrio di massa in favore di nuovo accumulo, ma da una improvvisa accelerazione dello scivolamento della massa glaciale, con conseguente avanzamento del fronte glaciale. Un fenomeno noto in ambito glaciologico come surge.
Di recente, a mostrare i primi segnali di accelerazione è stato il Dyngjujökull, un ghiacciaio islandese noto per la sua tendenza ad affrontare fasi periodiche di surge. Dal momento che un ghiacciaio in accelerazione può rappresentare un pericolo per le aree poste nelle sue vicinanze, la situazione è sotto attento monitoraggio.
Il Dyngjujökull e i surge periodici
Il Dyngjujökull è un ghiacciaio che si diparte dal versante settentrionale della vasta calotta glaciale del Vatnajökull, situata nel sud-est dell'Islanda. La sua tendenza a mostrare surge periodici lo rende un caso di studio cruciale per la glaciologia. Le sue fasi di rapido avanzamento si ripetono a intervalli piuttosto regolari, in genere ogni 20 o 30 anni. L’evento più recente si è verificato tra il 1998 e il 2000. Dopo circa 20 anni di quiete, il ghiacciaio è tornato a muoversi.
Come anticipato, il surge si manifesta come una irregolarità nel movimento dei ghiacciai, consistente in un temporaneo e drastico aumento della velocità di scivolamento, spesso di dieci, cento o anche più volte, che può portare anche alla rottura del ghiacciaio stesso. Il fenomeno può durare mesi o anni, e ripetersi dopo lunghi periodi di stasi. A differenza del normale avanzamento glaciale causato da un bilancio di massa positivo, il surge è principalmente connesso a una ridistribuzione interna della massa glaciale.
Il meccanismo scatenante è spesso di natura idrologica: l’accumulo di acqua alla base del ghiacciaio riduce drasticamente l'attrito tra il ghiaccio e il letto roccioso sottostante. Questo effetto "lubrificante" permette al ghiaccio di scivolare verso valle a velocità anomala.
L'effetto più visibile di tale spostamento di massa è l'avanzamento repentino del fronte glaciale, che può spostarsi di centinaia di metri, se non chilometri. Questo movimento improvviso può avere due conseguenze allarmanti: la formazione di crepacci, in aree precedentemente considerate sicure o percorribili e il rischio idrologico, legato all’aumentato deflusso idrico e apporto di sedimenti nei corsi d’acqua alimentati dal ghiacciaio.
I glaciologi dell’Istituto di Scienze della Terra (IES) dell'Università dell'Islanda, che monitorano gli spostamenti annuali del ghiacciaio, hanno notato di recente un netto incremento di velocità. Nel decennio 2005–2015, la velocità media rilevata risultava essere attorno ai 50 m/anno. Tra il 2015 e il 2024, il dato è incrementato, toccando gli 80 m/anno.
“Una stazione GPS installata la scorsa primavera mostra un salto di velocità – spiegano i glaciologi Finnur Pálsson and Eyjólfur Magnússon dell’IES, in una nota diffusa il 12 novembre scorso - dall'inizio di luglio la velocità media risulta essere pari a 150 m/anno, leggermente superiore alla velocità registrata nell'estate del 1998 (all'inizio dell'ultimo surge, ndr). È quindi probabile che un surge sia iniziato."
Sulla base di tali dati, l'Università dell'Islanda sconsiglia vivamente di attraversare il Dyngjujökull: "I crepacci hanno probabilmente già iniziato a formarsi in aree del ghiacciaio che, negli ultimi 20 anni, erano state prive di fratture e sicure da attraversare."
L'evento è oggetto di un'intensa attività di monitoraggio in collaborazione con istituzioni partner nazionali ed estere, che includono fotografia aerea, analisi dei dati di telerilevamento, misurazioni GPS e campionamento dell'acqua di fusione.
In sintesi, l'avanzamento del Dyngjujökull, pur essendo un fenomeno ciclico atteso, funge da monito globale: l'espansione temporanea di un ghiacciaio, quando dovuta a un surge, è un sintomo di instabilità, non una rassicurazione sulla salute del nostro Pianeta.