Vedretta del Mandrone, 2010 - Foto Francesco Falsina - Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
Locandina di "Corpo sensibile"
Pian di Neve - Foto SPIW - Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Pian di Neve - Foto Francesco Zanardini - Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
Pian di Neve da Cima Presena - Foto Francesco Zanardini - Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
Pian di Neve - Foto Francesco Zanardini - Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0Il ghiacciaio dell’Adamello è “approdato” nei giorni scorsi nella città di Brescia, dove sarà protagonista, fino al prossimo 24 gennaio, di una esposizione nata allo scopo di avvicinare il pubblico alla problematica della salute, cagionevole, dei ghiacciai alpini, mediante l’uso dei sensi.
“Corpo sensibile – Ghiacciaio dell'Adamello: ascolto per il futuro”, inaugurata lo scorso 21 dicembre al Mo.Ca (Centro per le Nuove Culture) di Brescia, si presenta come una installazione immersiva, che racconta gli effetti del cambiamento climatico sul fragile gigante bianco delle Alpi.
“Sentire” il gigante bianco che soffre
L’installazione, promossa nell'ambito del Festival "Una Sola Terra" dal Comune di Brescia insieme al Museo di Scienze Naturali, Codice Edizioni e A2A, è parte del progetto artistico-scientifico “Un suono in estinzione” (USIE).
Avviato nel 2020, sulla base di una intuizione del ricercatore e sound artist Sergio Maggioni (in arte NEUNAU), USIE vede la collaborazione di professionisti del mondo scientifico, artistico e tecnico. Il progetto mira a raccogliere dati audio e ambientali sui ghiacciai alpini, mediante installazione di microfoni, geofoni, idrofoni, sensori termici e meteo-idrologici, ad analizzare quanto raccolto e divulgare le informazioni al pubblico, mediante realizzazione non solo di articoli scientifici, ma anche di opere artistiche.
"Il mondo naturale ci sta parlando con voce più forte che mai, ma non siamo più in grado di ascoltarla", si legge sul sito ufficiale (www.unsuonoinestinzione.eu). Una frase che sintetizza in maniera emblematica la finalità di USIE: porsi come supporto nello stimolare una sensibilità importante, nell’era del cambiamento climatico.
Il ghiacciaio su cui è focalizzato il progetto, è il più grande delle Alpi italiane: l’Adamello. Situato tra Lombardia e Trentino, il gigante bianco appare da anni in uno stato di sofferenza. Dal 2001 risultano prevalenti annate a bilancio di massa negativo. Secondo i dati diffusi nell’ambito della Carovana dei Ghiacciai di Legambiente 2025, sta arretrando a velocità impressionante. Soltanto nel 2024 la fronte glaciale è indietreggiata di ben 127 metri rispetto all’anno precedente.
Ad oggi il ghiacciaio presenta una estensione di circa 13 km² e uno spessore di circa 250 metri, in corrispondenza del punto più profondo del Pian di Neve, l'altopiano che un tempo fungeva da bacino di accumulo e i modelli predittivi ne prospettano una potenziale scomparsa totale entro il 2080.
Di recente il Servizio Glaciologico Lombardo ha diffuso un video timelapse, realizzato in collaborazione con la Commissione Glaciologica della SAT e il supporto di Enlap, che mostra il rapido e inarrestabile declino della fronte del Mandrone, la principale effluenza del ghiacciaio dell’Adamello. Prendendo come riferimento il centro dell’inquadratura, nell’arco di 6 anni, l’arretramento della Piana, posta a circa 2.600 metri di quota, risulta essere stato pari a circa 400 metri lineari, mentre lo spessore del ghiaccio è diminuito di 33 metri.
Un percorso in 4 tappe, dall'uomo al ghiacciaio
Obiettivo principale di "Corpo sensibile – Ghiacciaio dell'Adamello: ascolto per il futuro" è agevolare la comprensione degli effetti della crisi climatica sul ghiacciaio dell’Adamello, rendendo tali effetti più facilmente percepibili all’essere umano. L’installazione diventa un ponte virtuale, che pone in connessione ambiente alpino e cittadino, natura e uomo, scienza e sensazioni.
Il visitatore è invitato ad attraversare quattro nuclei, che raccontano il ghiacciaio attraverso esperienze percettive. Si parte da “Ghiacciaio in città”, una ricostruzione della sagoma dell’Adamello proiettata sulla pianta di Brescia, ospitata nella corte interna del Mo.Ca. Al centro del ghiacciaio è presente un albero, a simboleggiare l’ultimo lembo di ghiaccio, previsto per fine secolo. Un monito visivo immediato e di forte impatto.
Secondo nucleo è “Respiro”, ospitato nella galleria. È la presentazione, in forma artistica, di un mese di registrazioni captate all’interno del ghiacciaio, che mostra l’associazione diretta tra incremento di rumore e fusione.
Con “Ablazione sonora” si raggiunge il momento più intenso del percorso. Un'opera audiovisiva che racconta in maniera concentrata, una giornata estiva del ghiacciaio. All’interno di una sala immersiva sono stati posizionati potenti subwoofer che trasformano le frequenze infrasoniche del torrente subglaciale in vibrazioni fisiche. Il pavimento trema, l’acqua in una vasca increspa: il pubblico ha modo di "sentire" sulla propria pelle l’energia della fusione accelerata del ghiacciaio.
Nucleo conclusivo del percorso è “Fonetica glaciale”, basato sulla possibilità di decodificare i messaggi del ghiacciaio, attraverso elaborazione di un "alfabeto sonoro", sviluppato dal team di USIE a partire da 15.000 ore di registrazioni.
La mostra, arricchita da un documentario di A2A e Will Media sul valore dell'acqua, resterà aperta al Mo.Ca (via Moretto 78, Brescia) fino al 24 gennaio 2026. Gli orari di visita sono dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 19 (con chiusura prevista per l'1 e il 6 gennaio 2026).