Mount Rainier - Foto Brigitte Werner da Pixabay
Mount Rainier da Seattle - Foto Juli Watson da Pixabay
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Mount Rainier - Foto Ramona da Pixabay
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Foto brookesaugust da PixabayNel corso del XX secolo, solo cinque vette degli Stati Uniti contigui, ossia i 48 stati continentali, escluse Alaska e Hawaii, hanno mantenuto del ghiaccio perenne sulla loro sommità. Tutte e cinque situate nello stato di Washington. Ma qualcosa sta cambiando. I cappelli di neve e ghiaccio stanno infatti fondendo a una velocità crescente e inaspettata, rivelando un significativo impatto del cambiamento climatico.
Un team di ricercatori statunitensi ha utilizzato dati satellitari, misurazioni laser di precisione e fotografie storiche per documentare i rapidi e allarmanti cambiamenti in atto sulle 5 vette “col cappello” degli Stati Uniti occidentali. I risultati dello studio sono stati pubblicati di recente sulla rivista Arctic, Antarctic, and Alpine Research.
Il Mount Rainier ha “cambiato cima”
Protagonista più celebre tra le 5 vette interessate dallo studio è il Mount Rainier, la vetta più alta dello stato di Washington. Meta prediletta dagli alpinisti e fulcro dell'omonimo parco nazionale statunitense, il Mount Rainier è uno stratovulcano potenzialmente attivo e pericoloso.
A incrementare i pericoli legati alla montagna è il suo cappello bianco, finora ritenuto perenne. La rapida fusione dell’ingente massa di neve e ghiaccio che ne ha a lungo ricoperto la sommità per tutto l’anno, sta aumentando il rischio di lahar, ovvero colate di fango e detriti vulcanici, che potrebbero minacciare le aree popolate sottostanti.
Ma di quale rapidità stiamo parlando? I risultati della ricerca statunitense sono sbalorditivi: dalla metà del XX secolo, la sommità del Mount Rainier si è abbassata di oltre 6 metri di spessore, a causa della fusione glaciale che sta interessando il suo cappello di ghiaccio e neve. Come conseguenza diretta, quello che fino a poco tempo fa era considerato il punto più alto della montagna, la cima Columbia Crest, oggi non lo è più. Dagli storici 4.392 metri di quota, rilevati ufficialmente nel 1956, la cima è arrivata a misurarne circa 4.386 m.
La vetta principale della montagna è ora rappresentata da un affioramento roccioso situato 133 metri più a sud, alto circa 4.389 m. Una variazione che gli alpinisti attenti dovranno tenere in considerazione. Questa drammatica trasformazione porta il Mount Rainier a non poter essere più classificato come una “montagna dal cappello perenne”, in quanto il suo punto più alto è ora costituito da roccia.
La situazione non appare migliore per le altre 4 vette analizzate: Liberty Cap, Colfax Peak, East Fury ed Eldorado Peak. Tutte e quattro mostrano una progressiva riduzione in spessore dei cappelli di neve e ghiaccio, intensificatasi dagli anni Ottanta. Soltanto due - Liberty Cap e Colfax Peak – risultano conservare ancora una sommità che resta ricoperta di neve e ghiaccio tutto l’anno. In sintesi, su 5 vette dal cappello perenne, si è scesi a 2.
Un futuro senza montagne “col cappello”
Gli autori non hanno dubbi: la causa principale del fenomeno è inevitabilmente da ricercarsi nel riscaldamento globale. “La temperatura media dell'aria su queste vette è significativamente più alta rispetto agli anni '50”, ha spiegato Eric Gilbertson, ricercatore dell’Università di Seattle e primo autore dello studio. "Ciò significa che il numero di giorni in cui si supera la soglia di zero gradi aumenta e stiamo assistendo alla fusione del ghiaccio anche alle quote più elevate."
A questo si aggiunge un altro fattore cruciale: le precipitazioni sono rappresentate in percentuale maggiore da pioggia e non da neve.
"Questo è un segno evidente e viscerale di come il cambiamento climatico stia influenzando questi luoghi ben noti, un tempo incontaminati", ha affermato Scott Hotaling, ricercatore dell’Università dello Utah, coautore nella ricerca. "È piuttosto scioccante che persino uno dei luoghi più alti e freddi degli Stati Uniti occidentali stia subendo gli effetti del riscaldamento atmosferico. Questo lavoro aggiunge un ulteriore tassello a una lista crescente di impatti climatici in tutto il mondo".
La perdita dei “cappelli” perenni delle 5 vette dello stato di Washington è una notizia che sorprende ma non sconvolge. Il declino dei ghiacci, su scala mondiale, è ormai noto, attenzionato e sempre più dettagliato. Solo nel Nord America occidentale, tra il 2000 e il 2023, si è stimata la perdita di circa il 23% della massa totale dei ghiacciai.
Tuttavia, la valutazione delle variazioni in altezza delle montagne con sommità ricoperte in maniera perenne da ghiaccio, è un campo in gran parte inesplorato, soprattutto a causa delle sfide logistiche estreme. Come evidenziato dagli autori, “sfortunatamente, monitorare o studiare questi cambiamenti è particolarmente difficile perché non esistono database, contemporanei o storici, di cime ricoperte di ghiaccio”. Allo scopo di colmare tale lacuna, viene rivolto un invito alla comunità scientifica globale, perché si possa arrivare a sviluppare tali preziosi strumenti di monitoraggio.
“La realtà – concludono amaramente i ricercatori - resta che le cime ricoperte di ghiaccio saranno probabilmente sempre più rare nei decenni a venire”. Importante è unire le forze per “monitorare e adattarsi a questi cambiamenti”.