Il Politecnico sulle Alpi Marittime: studiare i laghi contro la crisi climatica

Seconda campagna estiva per i ricercatori del Politecnico di Torino, impegnati a monitorare gli effetti della crisi climatica sui laghi alpini. Rilievi high-tech e analisi chimiche per proteggere le risorse idriche.
Un momento della ricerca del Politecnico di Torino © Aree protette Alpi Marittime

Il Politecnico di Torino torna sui laghi alpini per la seconda stagione di ricerca sugli effetti del cambiamento climatico sulle Alpi Marittime nell'ambito del progetto Interreg ALCOTRA ACLIMO.

Dal 22 al 25 luglio 2025 i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI), guidati dal professor Andrea Lingua, hanno raggiunto il Lago Brocan e il Lago del Vej del Bouc, in Valle Gesso, per proseguire il monitoraggio iniziato nel 2024. L’obiettivo è valutare l’impatto del riscaldamento globale su ecosistemi fragili come ghiacciai, foreste, praterie, torbiere, zone umide e, in particolare, sulle risorse idriche.

Lo studio, parte del progetto di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia ACLIMO, adotta un approccio multilivello: su larga scala con immagini satellitari, a media scala tramite foto aeree e a scala di dettaglio con rilievi sul campo. Proprio questi ultimi hanno visto l’impiego di droni dotati di sensori nel visibile, termici e multispettrali per mappare il fondale dei laghi (rilievi batimetrici) e analizzare la vegetazione e lo stato di salute delle acque. A queste analisi si affiancano indagini chimiche per rilevare la presenza di metalli pesanti e nitrati, spesso legati all’attività antropica e al pascolamento.

I dati raccolti quest’anno verranno confrontati con quelli dello scorso anno per monitorare l’evoluzione degli ecosistemi lacustri in risposta ai cambiamenti climatici. I risultati finali, attesi entro il 2026, saranno fondamentali per orientare politiche di gestione sostenibile del territorio e delle risorse idriche, oltre che per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’urgenza dell’adattamento ai nuovi scenari ambientali.