Il ritiro del ghiacciaio svizzero del Gries visto da satellite

Due immagini da satellite, realizzate nelle estati 2016 e 2025, mostrano l'evidente ritiro del ghiacciaio svizzero del Gries. definito dagli esperti un "ghiacciaio morente".

I ghiacciai alpini, nella morsa del cambiamento climatico, mostrano anno dopo anno una crescente sofferenza. Scarsi accumuli nevosi invernali ed estati calde e prolungate, stanno determinando una accelerazione nel loro ritiro. Lo spessore diminuisce, le fronti glaciali arretrano, e quelli che un tempo erano etichettati come “giganti di ghiaccio perenne”, vanno incontro, a ritmi allarmanti, a una progressiva scomparsa.

Le mutazioni manifestate dai ghiacciai risultano evidenti a colpo d’occhio. Se i bilanci di massa, elaborati sulla base di misurazioni effettuate dai glaciologi, sono in grado di fornire dettagli numerici di questa progressiva involuzione dei ghiacciai, sono sufficienti anche due scatti fotografici, realizzati a distanza di pochi anni, a rendere evidente all’occhio umano che, lassù, qualcosa non va

Sebbene non sia una misurazione quantitativa precisa, come il sopracitato bilancio di massa, la fotografia comparativa è un metodo in grado di fornire ai glaciologi quella che potremmo definire una “memoria visiva”. Disporre di due immagini, scattate da uno stesso punto di ripresa, nella medesima stagione o comunque in condizioni comparabili, ma in anni differenti, consente di visualizzare delle variazioni visivamente impattanti dei corpi glaciali, testimonianza evidente degli effetti dei cambiamenti climatici. Evidenze tanto maggiori quanto più ampio è il divario di tempo che intercorre tra le due immagini. 

Grazie alla disponibilità di archivi fotografici storici, la fotografia comparativa consente di verificare le variazioni dei ghiacciai su una scala che talvolta supera i 100 anni. Un’ampia fetta di storia, in cui si è già assistito alla scomparsa dei ghiacciai più piccoli delle Alpi. A partire dagli anni Settanta, con l’avvento dell’era satellitare, agli scatti fotografici realizzati manualmente dai fotografi, ripetendo in maniera precisa l’inquadratura storica, i ghiacciai hanno iniziato a essere monitorati anche “dallo spazio”. E l’accelerata fusione glaciale, rende questi scatti, seppur moderni, in grado di raccontare anno dopo anno l’evoluzione, in negativo, dei vecchi giganti. 

Un esempio della potenza informativa e divulgativa dei satelliti in ambito glaciologico, è stata fornita nei giorni scorsi dalla condivisione su web e social, come Image of The Day del programma di osservazione della Terra dell'Unione Europea “Copernicus”, una comparazione fotografica che vede come protagonista uno dei ghiacciai sofferenti delle Alpi Svizzere, il ghiacciaio del Gries.  

Situato al confine tra il Vallese, il Ticino e l’Italia, il ghiacciaio del Gries si presenta come caso emblematico di ex gigante di ghiaccio, alle prese con una fusione accelerata. Il suo stato di salute è sotto stretto monitoraggio, nell’ambito della rete GLAMOS (Glacier Monitoring Switzerland).

Su scala temporale ampia, dal 1880 a oggi, si stima che il ghiacciaio sia arretrato di circa 3,2 km, e oggi è significativamente al di sotto dei 5 km totali di estensione. A confermare l'accelerazione del fenomeno negli ultimi decenni, tra il 2000 e il 2023 è stato registrato un ritiro di circa 800 metri. L’estate appena conclusa ha avuto un impatto significativo sullo stato di salute del ghiacciaio, con una ulteriore riduzione di circa 6 metri in spessore nell’arco dell’ultimo anno.

Le due immagini realizzate da Sentinel-2, mostrano a confronto le condizioni del ghiacciaio immortalate il 23 agosto 2016 e il 26 agosto 2025. Già a uno sguardo da inesperti in materia glaciologica, risulta evidente che il corpo glaciale si stia modificando, rimpicciolendosi. 

Il ghiacciaio del Gries, come sottolineato dal direttore del GLAMOS, Matthias Huss, è ormai un ghiacciaio morente. E le sue condizioni risultano essere peggiorate soprattutto negli ultimi anni, in conseguenza di anni siccitosi consecutivi (2022 e 2023) e dell’estate calda del 2025, nonostante il momentaneo sollievo derivante dalle intense nevicate di metà aprile 2025.

"Avremmo bisogno di molta più neve per contrastare l'effetto delle estati molto calde. E l'estate del 2025, ancora una volta, è stata fin troppo calda", ha dichiarato Huss alla redazione di Reuters, evidenziando che la scomparsa del ghiacciaio sia dietro l’angolo. I glaciologi prospettano una suddivisione del corpo glaciale in due porzioni. La parte terminale, a seguito della frammentazione, andrà incontro a una rapida fusione, che potrebbe comportarne la scomparsa entro 5 anni. La parte superiore, attorno ai 3.000 metri, potrebbe resistere più a lungo, fino al 2060-2070

A vivere un presente dal futuro incerto non è soltanto il ghiacciaio del Gries, tra le vette svizzere. Secondo le più recenti valutazioni, effettuate dalla rete GLAMOS, i ghiacciai svizzeri hanno perso nel complesso, tra il 2024 e il 2025, il 3% del loro volume. Un valore significativo, anche se non estremamente negativo come avvenuto a seguito delle calde estati del 2003, 2022 e 2023. Dal 2015 ad oggi, i ghiacciai elvetici hanno perso un quarto del loro volume e nell'arco dell'ultimo decennio si è assistito alla scomparsa di un centinaio di ghiacciai su un totale di circa 1.400.

Come spesso evidenziato dagli scienziati, non è il manifestarsi di estate calde o inverni poco nevosi a dover stupire, ma il loro ripetersi con frequenza crescente. Un incremento in frequenza cui ci stiamo abituando, finendo per normalizzare una anomalia