Il sogno di ferro dello Jungfrau

Dal visionario progetto di Adolf Guyer-Zeller alla realizzazione della ferrovia più alta d’Europa: la Jungfraubahn ha aperto ai turisti i segreti di ghiacci e pareti verticali.

La Giovane Donna dell’Oberland Bernese seduce gli alpinisti da duecento anni, il Monaco osserva severo e l’Orco (l’Eiger) miete vittime con la bocca spalancata sulla valle di Interlaken. Il primo a scalare la parete dell’Orco è Adolf Guyer-Zeller, ma con la ferrovia! Il 27 agosto 1893, durante un’escursione allo Schilthorn, il manager di ferro individua un tracciato per salire in treno la Jungfrau allo scopo di “permettere anche alle persone fisicamente impedite di godere delle bellezze alpine”. È un progetto temerario e visionario per via delle difficoltà tecniche, e anche perché comporta il trasporto di turisti non acclimatati oltre i quattromila metri. Per questo vengono eseguiti esperimenti su animali in laboratorio, e poi sull’uomo, monitorando sessanta turisti-cavia sulla vetta del Breithorn, il facile quattromila del Monte Rosa. Nasce una società a capitale privato e l’impresa inizia. La prima tratta è semplice, dolce e panoramica, proprio ai piedi del muro settentrionale dell’Orco, l’Eigerwand, duemila metri di parete minacciosa che dai prati si spingono ai 3970 metri della cima. Il 19 settembre 1898 viene inaugurata la stazione dell’Eigergletscher presso la Kleine Scheidegg, poi arriva la parte più difficile: il treno entra in un budello di oltre sette chilometri scavato nella roccia dell’Eiger e del Mönch, inerpicandosi verso il colle della Jungfrau con pendenze che misurano fino al venticinque per cento. Per ragioni di cantiere che si sposano con le esigenze di promozione dell’opera, i convogli della cremagliera salgono nella pancia della montagna sfiorando il vuoto, e in due punti la ferrovia si affaccia sulla vertigine.

Guyer-Zeller muore nel 1899 senza vedere realizzato il suo progetto; la direzione passa di mano e i lavori proseguono nel nuovo secolo; le mine brillano per molti anni sui fianchi della Jungfrau, finché i costruttori si arrestano al colle rinunciando alla vetta della montagna. Si avvicina l’ombra della Grande Guerra e la cruda realtà dei cannoni ridimensiona le ambizioni della locomotiva di ferro. La realizzazione è comunque sbalorditiva, perché proietta i turisti in scarpe da città nei territori dell’alpinismo. La stazione Jungfraujoch, a quasi tremilacinquecento metri d’altezza, diventa un avamposto turistico d’alta quota, con locali e attrazioni ricavate nella pietra, grotte di ghiaccio, balconi di luce, un laboratorio per gli studi di fisica e medicina e l’osservatorio meteorologico abbarbicato sulla roccia dello Sphinx. Dopo un tragitto cupo e misterioso negli anfratti delle pareti nord, il visitatore si affaccia liberato sul bianco serpente dell’Aletschgletscher, il più lungo ghiacciaio delle Alpi.