Kuwamura MasaharuKuwamura Masaharu ha 60 anni e un sogno che porta con sé da tempo: salire cento montagne in Giappone. Un’impresa che richiede forza, coraggio e costanza, ma che per lui assume un significato ancora più profondo: dimostrare che la disabilità non è una barriera insormontabile.
La storia del nostro protagonista inizia infatti all’età di otto anni quando, a causa di un tumore osseo, i medici furono costretti ad amputargli la gamba sinistra. Le probabilità di sopravvivenza all’intervento erano appena del 10%. Ma Masaharu si è sempre aggrappato al fatto di essere sopravvissuto come a un segno: “Era come se gli dèi mi dicessero che dovevo fare qualcosa con una sola gamba” racconta oggi.
La passione per la montagna è arrivata tardi, a 44 anni, con la sua prima scalata. Ma lì ha scoperto “una gioia come nessun’altra”, un’emozione che lo ha spinto a continuare. Da qui la coscienza di dover fare qualcosa, nonostante la sua disabilità. Il suo modello è stato Yokota Sadao, alpinista del primo Novecento che, nonostante un’amputazione simile, aveva saputo affrontare cime difficili.
Dopo una lunga carriera lavorativa, con il pensionamento nel 2023 Masaharu ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al suo obiettivo: raggiungere 100 vette giapponesi. Fino a oggi ne ha salite 65, comprese le due più recenti, il Monte Kashimayari (2889 m) e il Monte Goryu (2814 m) nelle Alpi settentrionali. Non è stato facile per lui salire queste ultime cime, unendole con una traversata: le creste affilate, le pareti rocciose e i tratti attrezzati hanno messo alla prova il suo corpo, che alterna la spinta della gamba all’appoggio sulle stampelle in metallo. “È come fare infiniti piegamenti seguiti da squat su una gamba sola” spiega. Ci aveva già provato due volte, fermato dal dolore alla spalla. Stavolta, in quattro giorni di cammino, ha percorso 23 chilometri sulle creste fino a completare la traversata. Ogni vetta aggiunta alla sua lista è una conquista personale e un messaggio a chi si sente limitato dalla propria condizione: il limite non è nel corpo, ma nello sguardo, dice.
Masaharu non è imprudente: ha promesso alla moglie che non metterà mai a rischio la sua vita e che saprà tornare indietro se le condizioni non saranno favorevoli. Ma finché sarà possibile, continuerà a salire. Il traguardo è chiaro: arrivare a cento cime entro i prossimi quattro anni.