Ci sono momenti che nascono in silenzio, quasi per caso, e finiscono per diventare qualcosa di molto più grande. Così è nata “In ricordo di Mati”, una nuova via sulla parete del Lavel, in Val di Tovel, aperta da Daniele Borghesi e Martino Rizzi. Cinque tiri tracciati dal basso, in stile moderno, per ricordare Matilde Lorenzi, giovane atleta scomparsa tragicamente nel 2023.
L’idea di aprire una via era nell’aria già da un po' tra Martino e Daniele: “Ci attirava soprattutto lo spirito d’avventura che una scelta così porta con sé: la ricerca di qualcosa di mai toccato prima, salire dal basso senza sapere davvero quali difficoltà ci avrebbero aspettato”, racconta Daniele. Serviva un luogo speciale ma vicino, per un’esperienza nuova e intensa. La scelta è caduta sulla Val di Tovel, nel cuore delle Dolomiti di Brenta.
Un pomeriggio piovoso, le bici come mezzo per raggiungere la valle chiusa per lavori, e l’incontro con quella parete: al centro, una grande fascia gialla che spicca nella roccia compatta. "Sarebbe bello passare di lì", pensano. Un desiderio che diventa decisione. Tentare, e vedere dove porta la linea.
A inizio ottobre iniziano i lavori. Dal basso, friend dove possibile, spit dove necessario. La roccia è buona, ma l’inesperienza si fa sentire: il primo tiro richiede tempo e fatica, ma l’entusiasmo è intatto. Poi, pochi giorni dopo, tutto cambia. Martino è in Val Senales quando avviene un incidente in pista. Tra i primi a soccorrere Matilde Lorenzi, giovane sciatrice e amica, assiste a una tragedia che lo segnerà profondamente.
“Dentro sentivo il bisogno di lasciare un segno, qualcosa che ricordasse Matilde; un modo mio per salutarla”, spiega Martino. È lì che nasce la decisione: quella via sarà per lei.
Il secondo giorno in parete è diverso. L’energia si è trasformata. I due salgono decisi sulla grande fascia, guadagnando sicurezza e ritmo. “Pedalando verso casa ci diciamo che forse, alla prossima, potremmo arrivare in cima”. L’ultima giornata, a fine novembre, tra qualche fiocco di neve, li porta fino in cima.
La libera arriva in primavera. La via viene ripulita, e in una nicchia i due lasciano un barattolo con un libro di via. Sopra, poche parole semplici: “In ricordo di Mati”.
Cinque tiri, obbligatorio intorno al 6c, passaggi entusiasmanti su roccia ottima, con un passaggio spettacolare al terzo tiro e belle gocce gialle al quarto. Un itinerario breve ma intenso, che racconta molto più di una salita.
“Siamo stati fortunati: la roccia ci ha permesso di seguire una linea naturale, mai forzata e sempre entusiasmante. È stata una super avventura, che ci ha insegnato tanto”, conclude Daniele.
Quella traccia verticale, oggi, non è solo una via d’arrampicata. È un ricordo inciso nella roccia, un gesto d’amicizia e memoria che abbraccia per sempre la montagna.