Incendi nelle aree protette: il CAI lancia un grido d'allarme

Secondo i dati aggiornati di Legambiente, tra il 1° gennaio e il 31 luglio 2025, si sono verificati in Italia 851 incendi. Più di 18.700 ettari bruciati, appartenevano alla Rete Natura 2000. Il CAI esprime preoccupazione, evidenziando l'importanza della prevenzione.

Il Club Alpino Italiano lancia un grido di allarme per gli incendi che si stanno verificando sul territorio italiano, interessando in molti casi le aree protette, scrigni di biodiversità che custodiscono il capitale naturale del nostro Paese.

Secondo i dati aggiornati, raccolti da Legambiente, dal 1° gennaio al 31 luglio 2025, si sono verificati lungo la Penisola 851 incendi, che hanno bruciato 56.263 ettari di territorio. Più di 18.700 ettari andati in fumo appartenevano alla Rete Natura 2000, la rete ecologica europea nata allo scopo di garantire la sopravvivenza a lungo termine di habitat naturali e specie animali e vegetali minacciati o rari a livello comunitario.

Gli incendi più gravi si sono concentrati nel Sud e sulle isole, in particolare nelle regioni Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Eventi che hanno comportato danni significativi sia ai boschi che alla macchia mediterranea.

Basti pensare a quanto accaduto presso le Riserve naturali dello Zingaro e del monte Cofano, nel trapanese, o alla sughereta di Niscemi, nel territorio di Caltanissetta. Il caso più recente, è l’incendio verificatosi nel  Parco nazionale del Vesuvio, che ha portato alla devastazione di centinaia di ettari di pineta tra Terzigno e il Monte Somma, costringendo alla chiusura dei sentieri turistici. A favorire il rapido diffondersi delle fiamme, divampate nella serata dell’8 agosto, sono stati vento e alte temperature. 

 

Prevenire e supportare la rigenerazione degli ecosistemi

Realizzata l’entità del problema, cosa è possibile fare per evitare il ripetersi, annuale, di simili scenari? Per il Club Alpino italiano la risposta primaria è: prevenire.

 A Erice, nel Trapanese, si lavora per prevenire queste catastrofi, grazie al Centro studi internazionale sugli incendi, frutto di un protocollo d’intesa tra Regione SicilianaComune di Erice e Fondazione Ettore Majoranaspiega Mario Vaccarella, componente aggiunto, del Comitato Direttivo Centrale, per le tematiche ambientali ed escursionistiche. - Del tavolo tecnico, costituito con il protocollo d'intesa, fa parte il Presidente del Club Alpino Italiano di  Erice. Il nuovo polo, cuore del “Progetto Emergenza Incendi”, che prende come area test il bosco di San Matteo, punta a coniugare ricerca scientifica, sperimentazione e tecnologie d’avanguardia”.

Una volta spente le fiamme, è necessario dare agli ecosistemi il tempo di riprendersi e di rigenerarsi. La proposta che arriva dal CAI è di chiudere le riserve naturali al pubblico per tutto il tempo necessario. Una misura che si rende necessaria, per differenti ragioni, legate principalmente alla tutela ambientale, alla rigenerazione dell’ecosistema e alla sicurezza. 

Risulta essenziale investire anche nel monitoraggio. "Gli enti gestori delle aree protette, supportate da Stato e regioni, devono adottare tecniche e tecnologie di monitoraggio all’avanguardia, per prevenire questi fenomeni che depauperano il patrimonio naturalistico. Senza dimenticare le politiche di cittadinanza attiva da parte della popolazione”, commenta Vaccarella.

Sul tema si è espresso anche il Gruppo di lavoro Parchi e Aree protette del CAI. “Gli incendi boschivi – spiega Filippo Di Donato, Gruppo di lavoro CAI-Parchi e Aree Protette – sono causati in minima parte da eventi naturali, mentre a prevalere sono dolo e negligenza, con danni enormi alla biodiversità e alla qualità della vita”. Accanto a comportamenti responsabili, Di Donato richiama inoltre all’adozione di Piani Antincendio Boschivo aggiornati.


Fonte: Ufficio Stampa CAI