Cordata - Foto di Simon da Pixabay
Soccorso in crepaccio - Foto Soccorso Alpino valdostano
Soccorso Alpino valdostano
Paolo Comune
Soccorso in crepaccio sul ghiacciaio del Lys
Soccorso in crepaccio sul ghiacciaio del Lys
Soccorso in crepaccio sul ghiacciaio del Lys
Soccorso in crepaccio sul ghiacciaio del Lys
Soccorso in crepaccio sul ghiacciaio del Lys
Soccorso in crepaccio sul ghiacciaio del Lys, 08/08/2025 - Foto Soccorso Alpino valdostano
Soccorso in crepaccio sul ghiacciaio del LysTra venerdì 9 e domenica 10 agosto, il Soccorso Alpino valdostano è intervenuto nel recupero di 3 alpinisti, caduti in differenti crepacci lungo il massiccio del Monte Rosa. Due incidenti si sono verificati sul ghiacciaio del Lys, ed un terzo nella zona della Roccia Nera, tra Colle Gnifetti e il Breithorn. In due casi su 3, la vittima di caduta stava avanzando sul ghiacciaio senza essere legato in cordata. Di fronte a tali dati, per quanto poco rappresentativi della stagione in corso, può sorgere spontanea una domanda, ovvero se simili incidenti siano maggiormente da imputarsi alle condizioni che i ghiacciai stanno mostrando in queste settimane centrali dell’estate, in cui lo zero termico ha in alcuni casi superato i 5000 metri, o a scarsa preparazione o scorretto equipaggiamento da parte degli alpinisti. Abbiamo chiesto a Paolo Comune, Direttore del Soccorso Alpino valdostano, di supportarci in una analisi critica di questi dati, inserendoli nel più ampio contesto di una stagione di intensa attività escursionistica e alpinistica tra le vette valdostane.
3 soccorsi in crepacci in 3 giorni, ci troviamo di fronte a una stagione particolarmente tragica per i ghiacciai?
Rispetto alle estati passate, almeno per il momento, la situazione è anche migliore. Abbiamo anche avuto una ventina di giorni più freddi del solito. Volendo fare un paragone, le condizioni che mostrano attualmente i ghiacciai le ritrovavamo negli anni scorsi verso fine giugno. In generale, le condizioni della montagna e degli itinerari sono buone ma è chiaro che, a causa del caldo intenso di queste settimane, i ponti di neve risultano più fragili.
In 2 casi su 3, la scorsa settimana vi siete trovati a dover intervenire in soccorso di alpinisti, che procedevano slegati su ghiacciaio. A suo avviso, si evidenzia una carenza di preparazione negli alpinisti che, in questa stagione, circolano tra le vette valdostane?
Vi racconto una cosa, per fornirvi una idonea risposta. Di recente mi sono imbattuto nel filmato di un dottore, risalente a 48 anni fa, che dichiarava che la maggioranza dei fruitori della montagna fosse rappresentata da gente non più abituata agli avvicinamenti, che prendeva la funivia…e quello che noto, è che forse stiamo ripetendo un mantra, ma non è così. Posso assicurarvi che la stragrande maggioranza delle persone che sale in quota, è ben equipaggiata. È chiaro che ci sono casi di persone non correttamente equipaggiate o adeguatamente preparate, ma non dobbiamo generalizzare. La scorsa settimana ci siamo trovati effettivamente ad affrontare 2 casi di questo tipo.
Secondo quanto abbiamo avuto modo di apprendere dai comunicati ufficiali del Soccorso Alpino valdostano, due alpinisti procedevano slegati sul ghiacciaio, giusto?
In uno dei 3 incidenti, avevamo una coppia di alpinisti, correttamente legati in cordata. Uno dei due è caduto nel crepaccio, il compagno è riuscito ad arrestare la caduta grazie alla corda, ma si è poi trovato in difficoltà nell’estrarlo, per cui è intervenuto il Soccorso, che ha realizzato il recupero in breve tempo. Considerate che, se si è legati correttamente, e si cade in un crepaccio, al massimo si precipita per un metro e mezzo, poi resti lì appeso nel vuoto. Nel secondo intervento, ci siamo trovati a soccorrere un alpinista che procedeva in solitaria, fuori dalla traccia, e che quindi è stato veramente fortunato perché altri alpinisti lo hanno visto cadere. Nel terzo caso, l’alpinista faceva parte di una comitiva, tutti e tre che avanzavano sul ghiacciaio slegati, con la corda nello zaino e senza imbragatura.
Secondo lei, qual è la ragione per cui, pur avendo la corda dello zaino, si decida di lasciarla lì?
Personalmente credo che alla base ci sia una scarsa percezione di ciò che si può nascondere sotto il manto nevoso, non si è consapevoli del luogo in cui ci si trova. Però, ribadisco, questi casi non rappresentano la maggioranza. Gli incidenti alla fine possono capitare anche ai più bravi.
A parte le cadute nei crepacci, in questo periodo quali sono le tipologie di incidenti in cui vi trovate a intervenire?
In queste settimane di bel tempo, abbiamo diversi interventi di soccorso ad alpinisti, sia in quota che su sentieri, o ad escursionisti per scivolate o slogature di caviglie, e anche parecchie lussazioni di spalle sul fronte ciclisti. Siamo nella media delle situazioni che ci troviamo ad affrontare ogni anno.
C’è un consiglio in particolare, che vorrebbe fornire a chi scelga di muoversi in montagna in questo periodo?
Il nostro problema è che siamo un popolo di ottimisti, per cui non pensiamo mai che qualcosa possa andare storto. Invece dovremmo imparare a esserlo un po’ di meno, e mettere in conto che quelli che ci appaiono come incidenti banali, possono trasformarsi in situazioni complesse. Mi spiego meglio con due esempi. Immaginiamo che io sia un escursionista, mi slogo una caviglia, non posso muovermi e sta scendendo la notte. Non ho portato nulla per coprirmi. Mi ritrovo pertanto a patire il freddo, quando bastava avere una giacca nello zaino. Altro esempio, sono un alpinista, ho guardato i bollettini meteo e so che c’è una perturbazione in arrivo. Non vado a questo punto a fare itinerari lunghi o senza possibilità di fuga a metà percorso. Il consiglio è, in sintesi, di cercare di essere previdenti. Tornando al discorso che facevamo in precedenza, sulla base dei casi che ci troviamo ad affrontare, possiamo dire che le persone che vanno in montagna sono mediamente preparate. Ma in alcuni casi si denota una superficialità nelle valutazioni del meteo e delle proprie capacità. Nel senso che si finisce magari per scegliere itinerari che non sono alla nostra portata. Ci capita di effettuare dei recuperi di persone che, semplicemente, non ce la fanno più a proseguire, per stanchezza.
La percentuale di persone adeguatamente preparate per andare in montagna, ritiene che sia aumentata negli ultimi anni?
Focalizzandoci sul Monte Rosa, posso dirvi che, se andiamo a considerare il numero di alpinisti che in questa stagione frequenta le vette del massiccio, che sono tantissimi, e lo andiamo a rapportare al numero di soccorsi, ci rendiamo conto che questi ultimi rappresentino una cifra irrisoria. Se posso aggiungere un dettaglio, c'è ancora però da lavorare sulle tecniche di progressione su ghiacciaio e sulle tecniche di legatura. Perché anche legarsi male può essere un problema. A Capanna Margherita, può capitare di vedere le Guide Alpine, legate ai clienti a 3 o 4 metri di distanza, e poi vedi magari dei gruppi legati con 60 metri di corda in 3. Ecco, su questo bisogna cercare di migliorare.
Sarebbe più opportuno affidarsi a una Guida Alpina se non si è mai provata l’esperienza di una progressione su ghiacciaio?
Mi sento di dire di sì. Almeno nella prima uscita su ghiacciaio, affidarsi a una Guida Alpina significa non solo avere chi ti accompagna lungo l’itinerario, ma che può anche insegnarti quello di cui parlavamo poco fa: le basi, i nodi, la tecnica di progressione. E da lì in poi, grandi errori non li fai più.
Un’ultima domanda: di recente abbiamo affrontato sullo Scarpone il tema dell’uso crescente delle App di navigazione in montagna, possiamo chiederle una opinione sul loro utilizzo? Sono in grado di aumentare la sicurezza in montagna?
Le App bisogna saperle utilizzare, ma questo vale anche per la cartina. Se le so utilizzare, possono risultare vantaggiose, anche in caso di soccorso, ad esempio. Possono infatti aiutare i soccorritori a localizzare più facilmente una persona. Ovviamente sono utili per muoversi in montagna in condizioni standard, ma se ci troviamo nella nebbia o nel maltempo, le cose cambiano. Per le App vale il discorso generale che facevamo, in montagna servono attenzione e buon senso.