Incredibile solitaria per Benjamin Védrines sulla Ovest del Petit Dru

Il francese ha salito la via Base, con difficoltà fino a M8+ 7a, in cinque giorni, con quattro bivacchi in parete. "Questa salita mi perseguitava"
Benjamin in vetta, finalmente in "compagnia" © D. Mathis

Benjamin Védrines è un alpinista e una guida alpina molto attiva, con vari progetti che spesso vedono il Monte Bianco come palcoscenico e l'amico Leo Billon coinvolto. Pochi giorni fa, invece, il francese ha fatto un esperienza assolutamente individuale e tremendamente adrenalinica, scalando in solitaria la ovest del Petit Dru (3733 metri) per la via Base, che aveva già salito e aperto esattamente quattro anni fa (tra il 18 e 21 febbraio) insieme a Thomas Auvaro, Leo Billon, Jordi Noguere e Sébastien Ratel. I quattro, del gruppo militare di alta montagna di Chamonix, avevano trasmesso in streaming la loro performance su YouTube. La via, di ben 1000 metri, con difficoltà fino a M8+ e 7a, era nata successivamente a un tentativo effettuato da Josep Maria Esquirol e David Palmada. In due settimane, nell’inverno del 2015, gli spagnoli erano riusciti a salire, con l’aiuto dell’artificiale, fino a 300 metri dalla vetta.

La parte alta della via © B. Védrines
La parte bassa della via © B. Védrines

Rispetto al clamore e alla notorietà della salita effettuata nel 2021, la scalata di Benjamin ha avuto questa volta un sapore decisamente più intimo. Le notevoli difficoltà, unite all'approccio in solitaria, hanno richiesto a Védrines di rimanere cinque giorni e quattro notti sulla Ovest dei Drus, gestendo forze fisiche e mentali con grande oculatezza, come ha scritto nel post pubblicato ieri. "Sono tornato da una delle esperienze più intense che abbia mai avuto. Il 17 febbraio sono partito per tentare la salita in solitaria di una delle vie più sostenute delle Alpi, sulla parete ovest del Petit Dru"
Védrines racconta la genesi dell'idea. "Era davvero un progetto che mi stava a cuore, fin da quando ho letto le storie di salite invernali e delle solitarie dei miei mentori, Christophe Moulin e Arnaud Guillaume, nel massiccio degli Écrins. A quei tempi, pensavo che fosse folle, spaventoso e attraente allo stesso tempo! Non avrei mai immaginato, 16 anni dopo, di vivere un assolo del genere, che lascia un segno nel profondo di se stessi. Le lunghezze sostenute mi hanno costretto a essere efficiente, ma soprattutto ad accettare la lentezza, a immergermi nell'ambiente. Il risultato sono stati quattro bivacchi in parete, il primo dei quali su neve piccola e dura"

Védrines in arrampicata solitaria © D. Mathis


Benjamin spiega di essersi dovuto assicurare al meglio per non scivolare nel vuoto durante le ore passate a dormire/riposare. Il risultato comunque lo ha ampiamente soddisfatto, perché gli ha permesso in qualche modo di "esorcizzare" uno dei suoi demoni. "Penso di avere trovato quello per cui sono venuto: freddo, difficoltà, maltempo. Cinque giorni di passione che vibrano forte come la roccia. Perché sì, il granito non è meglio che negli Écrins. Sono anni che penso a questo progetto. Lo scorso inverno, non ho osato impegnarmi, ero troppo impressionato. E poi questa salita ha iniziato a perseguitarmi. Ci ho pensato tutti i giorni, e in qualche modo è diventata "un peso". La famosa lunghezza di 7a, da salire su roccia marcia, mi metteva i brividi. Non sapevo se potevo farlo. Avevo bisogno di dimostrare a me stesso di essere capace di farlo. Come un viaggio di iniziazione… Così, giunto in vetta il 21 febbraio, ho provato un'emozione particolarmente dirompente. Come se avessi voltato una pagina significativa. Grazie montagna, grazie Leo, mio fedele compagno, per avermi aiutato e ispirato, grazie amici per avermi sostenuto, grazie Drus per questo rapporto tessuto che non dimenticherò mai. È stato davvero pazzesco".