Marco Majori, Matteo Della Bordella, Tommaso Lamantia
Matteo Della Bordella sul Pilastro Goretta, in estiva
Il Fitz Roy
Sul pilastro Goretta
Il Fitz Roy
Matteo Della Bordella ai piedi del Pilastro GorettaMatteo Della Bordella, Marco Majori e Tommaso Lamantia sono partiti ieri pomeriggio alla volta della Patagonia. Per Della Bordella, alpinista membro dei Ragni di Lecco e del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI), si tratta della prima volta in inverno, nonostante sia un assiduo frequentatore di queste terre australi. Tenterà, insieme all'Accademico Tommaso Lamantia e all'Alpino della Sezione Militare di Alta Montagna Marco Majori, la prima salita invernale del Pilastro Goretta (Fitz Roy, 3405 m), lungo la via Casarotto. La spedizione gode del patrocinio del Club Alpino Italiano e del supporto dei Ragni di Lecco, e si pone come uno dei tentativi alpinistici più significativi della stagione: affrontare in inverno una montagna tanto iconica e severa come il Fitz Roy rappresenta un salto qualitativo in termini di difficoltà e rischio.
Non è la prima volta che Della Bordella si misura con le montagne patagoniche, ma stavolta il contesto cambia radicalmente. "Dopo essere stato così tante volte in Patagonia in estate, era uno sbocco logico vedere le montagne che mi sono più care in un contesto diverso", racconta. “Il Fitz Roy in inverno è un sogno, e farlo sulla Casarotto, che ho già salito in estate, ha un significato speciale”.
Speciale non solo per lui. Il padre di Marco, Giovanni Majori, è stato più volte compagno di cordata di Renato Casarotto. “Mio padre era con lui quando ha scalato in solitaria il pilastro, nel 1979. Lo aiutò a portare il materiale alla base della parete insieme alla compagna di Renato, Goretta” ci racconta Majori. “Loro si erano incontrati per caso. Un giorno, mio padre aveva un accordo con alcuni Ragni per scalare lo Spigolo Vinci, in Val Masino. Scende da Bormio, passa da Lecco e raggiunge i Ragni. Quando partono a piedi dai Bagni di Masino, gli si affianca questo omone. Mio padre era molto allenato, faceva gare di scialpinismo, e si era staccato dal gruppo; l’unico che era riuscito a stargli dietro era proprio quell’omone. Quando arrivano al rifugio, finalmente si presentano: 'Piacere, Giovanni.' 'Piacere, Renato.'”. Ovviamente i due avrebbero condiviso la salita dello spigolo e da lì mille altre avventura verticali. Quelle che in qualche modo avrebbe influenzato anche Marco e i suoi sogni.
E non solo i suoi. Tutti e tre i protagonisti di questa storia conoscono la grandezza di Casarotto. “Per me è stato un gigante, con uno stile asciutto e deciso. Pensare di provare la sua via in inverno è il massimo come obiettivo dopo l’anno scorso” racconta Tommaso Lamantia, con un chiaro riferimento alla scalata del K2, compiuta nel corso dell'estate 2024, in occasione dei 70 anni dalla prima salita della montagna. “Prima di salire il K2 sono andato al Gilkey Memorial a salutare e onorare la figura di Casarotto per tutto quello che ha fatto. Ora spero di rendere omaggio alla sua grandezza” conclude.
Un progetto che unisce esperienza, motivazione e profondo rispetto per la storia dell’alpinismo, in un angolo del mondo che continua a ispirare sogni verticali.