Jannu Est: Védrines e Jean in cima. "Un’esperienza di un’intensità rara"

Dopo due mesi di spedizione e quattro giorni in parete, i francesi Benjamin Védrines e Nicolas Jean hanno realizzato la prima salita del Jannu Est (7468 m, Nepal).
Foto Benjamin Vedrines

“A volte, una salita può cambiare una vita. Credo che questa ne faccia parte. Ho vissuto un’avventura così intensa che le parole si intrecciano, come la neve che vortica sulla cima del Jannu Est.”

Così l’alpinista francese Benjamin Védrines ha annunciato sui social una delle più importanti realizzazioni dell’ultimo periodo: la prima salita del Jannu Est, vetta himalayana di 7468 metri, compiuta insieme al compagno di cordata Nicolas Jean.

La notizia è di quelle che dovrebbero fare il giro del mondo. Il Jannu si trova nella regione del Kangchenjunga, all'estremo est del Nepal, con le sue pareti verticali e la fama di montagna quasi inespugnabile. La sua cima principale raggiunge i 7710 metri, ma è la vetta orientale (più bassa di poco, e fino a pochi giorni fa inviolata) a essere diventata negli ultimi decenni uno dei grandi problemi dal risolvere in Himalaya. Negli anni Novanta una cordata slovena si era spinta fino a quota 7050 metri poi, più recentemente, alcune spedizioni russe e spagnole avevano raggiunto i 7200 metri senza però riuscire a toccare la vetta.

Védrines e Jean hanno finalmente scritto la parola fine a questa lunga attesa, aprendo una nuova via con 2300 metri di sviluppo valutata ED- sulla parete nord e proseguendo lungo la cresta est fino alla cima. Due mesi di spedizione in Nepal, quattro giorni di scalata in parete, questi i numeri della salita. “Dopo l’insuccesso dello scorso anno, questa volta abbiamo trovato la forza e la lucidità per arrivare in cima - racconta Védrines -. È stata un’esperienza di un’intensità rara, che ci ha chiesto tanta resilienza e una preparazione minuziosa. Con Nicolas abbiamo formato una cordata unita, spingendoci fino al limite, uno tirando l’altro verso l’alto, e questa salita resterà tra i capitoli più belli delle nostre vite”.

Saliti in stile alpino, senza bombole di ossigeno, senza corde fisse né aiuti esterni. Il risultato è una una linea pura e diretta. Per Jean, l’impresa rappresenta un traguardo personale e professionale: Un sogno d’infanzia che si realizza - ha dichiarato -. Una cima vergine, una grande parete, uno stile tecnico e soprattutto un ottimo compagno di cordata. Abbiamo vissuto tutti gli ingredienti dell’himalayismo d’alta quota: concentrazione, impegno, superamento di sé ed emozione. Questa ascensione è, per me, un punto d’arrivo nella carriera di alpinista”.

Con il Jannu Est si chiude uno dei grandi capitoli rimasti aperti nella storia dell’Himalaya e si riafferma la vitalità dell’alpinismo moderno, capace ancora di confrontarsi con l’esplorazione in modo sobrio.

Il racconto dei due alpinisti non nasconde la fatica, il rischio, la tensione vissuta in montagna. Ma nella loro voce prevale la gratitudine. “Sulla cima i nostri occhi si sono illuminati come la Via Lattea che ci sovrastava durante le sei settimane passate qui, in questo paradiso di alpinisti sognatori” conclude Védrines. “Ci vuole immaginazione per sognare, pazienza, passione e un pizzico di follia per realizzare quei sogni”.

Per ora questi gli unici dettagli sulla salita, per conoscere i dettagli della salita sarà necessario attendere i prossimi giorni, quando i due alpinisti avranno recuperato le forze e si saranno riposati al campo base.