Si è conclusa pochi giorni fa la spedizione CAI italo-pakistana “K2 70”, nata per celebrare il 70esimo anniversario dalla prima ascensione, realizzata da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, con il contributo fondamentale di Walter Bonatti e Amir Mahdi.
Organizzata da EvK2CNR ha visto le alpiniste, Anna Torretta, Federica Mingolla, Cristina Piolini e Silvia Loreggian, partire dall’Italia lo scorso 17 giugno per ritrovarsi in Pakistan con le compagne di spedizione Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim.
Trasferitasi da Islamabad, con un volo interno, verso Skardu, la spedizione è entrata nel vivo della prima fase con il lungo avvicinamento lungo il Ghiacciaio Baltoro. Prima il lungo viaggio in jeep fino ad Askole, poi il trekking di circa 6-7 giorni fino ai 5000 metri del campo base del K2, dove le alpiniste hanno posizionato le loro tende e iniziato a guardare verso la grande piramide di roccia e ghiaccio della seconda montagna della Terra. Posizionato il campo base, sul finire di giugno, è subito iniziata la fase di acclimatazione.
L’evacuazione di Samina Baig
Una spedizione complessa, quella che ha visto protagoniste le 8 alpiniste targate CAI. Dopo i primi giorni al campo base infatti Samina Baig, la più forte ed esperta alpinista del team pakistano, è stata evacuata a causa di problemi respiratori. Prima pakistana a salire Everest e K2, e prima pakistana a coronare le Seven Summits, si è scontrata con gli effetti del clima estremo e dell’alta quota che “possono colpire chiunque, anche i più allenati” spiega il capospedizione Agostino Da Polenza. Dopo alcuni giorni al campo, dove è stata curata dalla dottoressa Lorenza Pratali, visto l’aggravarsi dei sintomi, è stato deciso per la sua evacuazione. Considerata l’impossibilità per gli elicotteri di intervenire a causa del peggioramento del meteo è stato deciso di farla scendere con un cavallino fino al villaggio di Askole. Ad accompagnarla alcuni portatori pakistani e l’alpinista Amina Bano, anch’essa componente della spedizione K2-70.
L'acclimatazione
Un sogno per pochi eletti, quello del K2, che in questa stagione si è rivelato fin da subito come un osso bello duro. Passati i primi giorni una meteo inclemente ha lasciato ben poco spazio di manovra alle alpiniste che, sfruttando le poche finestre di meteo stabile, hanno proseguito la fase di acclimatazione. Il 9 luglio Silvia Loreggian, Nadeema Sahar e Samana Rahim hanno raggiunto campo 2 (6650 m). Nel mentre i portatori d’alta quota, al seguito della spedizione, sono saliti al campo 3 (7330 m) con circa 100 chili di materiale utile ad attrezzare la parte alta della via. Seguono giorni di maltempo che bloccano le alpiniste al campo base per diversi giorni mentre sulla montagna le nevicate proseguono copiose e il vento spazza i versanti.
I movimenti sul K2 riprendono il 16 luglio, quando Cristina Piolini, Nadeema Sahar e Samana Rahim raggiungono il campo 1. Oltre a loro si è mossa verso l’alto anche Silvia Loreggian, che aveva come obiettivo campo 3. Piano poi disatteso dall’arrivo di una nuova ondata di maltempo che ha portato tutti alla decisione di rientrare al campo base. L’acclimatazione è proseguita il 20 luglio con una nuova rotazione di Anna Torretta e Cristina Piolini, che hanno raggiunto campo 1.
Nello stesso giorno il team italiano si è incontrato con Dawa Chhang Sherpa, dell’agenzia nepalese Seven Summits, da poco arrivato al campo. Con il leader nepalese la spedizione ha avuto modo di confrontarsi sulle fasi di attrezzatura, con corde fisse, della via verso la vetta. Infatti al momento della discussione i lavori sulla montagna procedevano a rilento, erano stati attrezzati: dal campo base avanzato al campo 1 e 200 metri sopra campo 2, dal team “K2 70”; il tratto del Camino Bill dal francese Benjamin Védrines. Con Dawa Sherpa ci si è accordati perché i suoi ragazzi attrezzassero il percorso fino al terzo campo e quindi oltre fino al quarto e ultimo campo.
L’ultima rotazione di acclimatazione ha visto Silvia Loreggian e Federica Mingolla tentare il raggiungimento di campo 2, il 21 luglio, per poi fermarsi al campo 1 a causa del vento molto forte. Allo stesso modo anche Cristina Piolini e Anna Torretta sono salite al primo campo mentre i portatori d’alta quota Ali Durani e Ali Norani hanno raggiunto campo 2, dopo essere stati costretti a fermarsi al campo 1 il giorno precedente, sempre a causa del vento. Il giorno seguente poi la cordata Piolini-Torretta ha raggiunto campo 2. Loreggian e Mingolla sono invece salite prima a campo 2, quindi a campo 3 dove hanno trascorso diverse ore prima di ridiscendere a campo base.
Il tentativo di vetta
Terminata la fase di acclimatazione, resa difficile dalle condizioni meteo, le alpiniste si sono preparate al tentativo di vetta in una finestra di tre giorni, tra il 27 e il 29 luglio. Come raccontato nei giorni precedenti il tentativo, a effettuare il tentativo di vetta sarebbero state alcune delle componenti italiane della spedizione, mentre Samana Rahim e Nadeema Sahar, che negli ultimi giorni di luglio hanno effettuato una rotazione a campo 2, “in questa fase estremamente complessa sulla montagna rimarranno al campo base, anche per la loro sicurezza”.
Intorno alle 19 locali del 26 luglio Silvia Loreggian e Federica Mingolla, insieme ai due italiani Marco Majori e Federico Secchi (al K2 per realizzare il progetto “Ski in the Sky” patrocinato dal CAI, di cui avremo modo di parlarvi in modo più approfondito), lasciano il campo base. L’obiettivo è tentate la vetta del K2. Primo step è il raggiungimento del campo 2, dove si fermano per qualche ora, per poi proseguire verso il terzo campo. Dopo una lunga marcia, intorno alle 5.30 locali, il gruppo raggiunge i 6650 metri di campo 2. Qui, un'altra breve pausa, quindi si prosegue fino a campo 3 dove la stanchezza ha prevalso facendo scegliere al gruppo di fermarsi a riposare. Posticipata alla mattina successiva la salita all’ultimo campo si preparano a trascorrere la notte carichi di positività. Al mattino il senso di affaticamento si è fatto però sentire in modo ancora più acuto da parte delle nostre due alpiniste, nonostante questo Silvia Loreggian ha provato a proseguire oltre il campo trovandosi però poi costretta a fare dietrofront. Sia lei, che Federica Mingolla, hanno quindi deciso di ritornare sui loro passi rinunciando al tentativo di vetta, a causa di alcuni problemi legati anche allo scarso acclimatamento. I loro compagni di salita, Majori e Secchi, hanno invece proseguito verso l’alto. Allo stesso modo il portatore d’alta quota Ali Durani, partito con le alpiniste dal campo base, si è unito agli sherpa in apertura della via per la vetta, riuscendo a raggiungerla tramite l’uso delle bombole di ossigeno. Con lui ha voluto portare il gagliardetto del Club Alpino Italiano, che ha ringraziato insieme al governo italiano e del Pakistan, del Gilgit-Baltistan e, ovviamente, a tutti i suoi compagni di spedizione.
Al tentativo di vetta non hanno preso parte Cristina Piolini e Anna Torretta. La prima è infatti stata coinvolta in un incidente salendo al campo 2 con i due portatori d’alta quota della spedizione. Durante la salita, per schivare una caduta di sassi, ha dovuto fare un balzo che provocato il riacutizzarsi di un dolore alla schiena. Scesa al campo base è stata sottoposta dalla dottoressa della spedizione a una intensa terapia antidolorifica. Nei giorni successivi sarebbe poi stata evacuata ed elitrasportata presso l’ospedale di Skardu. Allo stesso modo Anna Torretta accusava alcuni problemi di acclimatazione e gastrointestinali che l’hanno portata a desistere dal tentativo.
Pochi giorni dopo il rientro al campo base di Loreggian e Mingolla, la spedizione si è preparata a lasciare il campo, voltando le spalle alla piramide del K2 per iniziare la lunga marcia di rientro attraverso il ghiacciaio Baltoro. La montagna porta con sé tanti insegnamenti, ma non sempre consente il privilegio della vetta. “Non abbiamo raggiunto la cima del K2 - scrive Anna Torretta sui suoi canali social - ma la montagna ci ha insegnato il valore più grande: quello dell’amicizia”.