Andrzej Bargiel sull'Everest @Red Bull Media House
In discesa durante l'integrale @Red Bull Media House
Hans Kammerlander in discesa con lo zaino
Sulla vetta dell'Everest @FB Hans Kammerlander
Hans Kammerlander oggi @FB Hans Kammerlander
Hans Kammerlander aveva disceso l'Everest con gli sci già nel 1996: dal versante nord-est fino al campo base avanzato, anche se in alcuni punti li aveva tolti per le scarse condizioni di innevamento. L'alpinista di Campo Tures era al tempo ben noto a un ampio pubblico per 12 salite di Ottomila, 7 delle quali come partner di Reinhold Messner. Inoltre aveva completato la discesa, sempre con gli sci, del Nanga Parbat.
In un certo senso perciò è naturale che un quotidiano come l'austriaco Der Standard abbia pensato di intervistarlo, dopo che Andrzei Bargiel ha completato - poco meno di un mese fa- la discesa integraleu dell'Everest, dalla cima al campo base, per il versante sud. L'alpinista polacco non ha utilizzato ossigeno supplementare e ha inframezzato la lunga performance con un pernotto a campo 2. Bargiel era al terzo tentativo sull'Everest e 7 anni fa aveva già compiuto la discesa dal K2.
Kammerlander non è stato tenero con il collega, mostrando tutta la sua disapprovazione per un modo di interpretare l'alpinismo estremo troppo votata alla spettacolarizzazione: in questa occasione Bargiel infatti è stato seguito da una imponente produzione televisiva, supportata da Red Bull. “È un vero peccato mettere in scena uno show del genere, a distanza di così tanti anni, con una storia sostanzialmente incomparabile. Stanno distruggendo l'alpinismo, banalizzando tutto. È stato davvero uno spettacolo indescrivibile quello che hanno messo in scena, con una spedizione classica e del tutto normale”.
L'alpinista ricorda la differenza di mezzi e assistenza rispetto alla propria impresa. “Non avevo uno sherpa, ho trasportato tutto da solo e il tutto è finito in meno di 24 ore. Avevo con me solo un litro di tè e sono stato accompagnato fino a 7.000 metri da una troupe televisiva. Poi è calato il buio e hanno montato una tenda. Ero completamente solo, senza ossigeno. Ho indossato gli sci e sono partito”. A chi solleva l'obiezione che la sua discesa non si può considerare integrale, Kammerlander risponde con un ragionamento che antepone la valutazione delle condizioni ambientali rispetto alla rispondenza assoluta a determinati, rigidi criteri. “Quando sono sceso io c'era relativamente poca neve e a volte ho dovuto attraversare il canalone successivo dove la neve era stata spazzata via dal vento, ma in misura minima rispetto al percorso. Pertanto, la discesa può essere considerata una discesa a tutti gli effetti. Non ha senso arrampicarsi su rocce e sassi con gli sci. Se avessi saputo che confusione avrebbe causato, avrei lasciato gli sci ai piedi, ovviamente, anche se sarebbe stato stupido”.
Le critiche dell'alpinista sudtirolese si allargano infine alle accezioni più commerciali delle spedizioni in alta quota, seguendo in questo senso le recenti esternazioni di Reinhold Messner, uscite a mezzo stampa dopo l'esplosione del caso Confortola. Kammerlander descrive gli sforzi record sull'Everest come “puro alpinismo carnevalesco. Se le cose continuano così, prima o poi arriveremo al punto in cui uno sherpa porterà su un neonato. Tutto il resto lo hanno già fatto”.