La piana di Skardu © Wikimedia CommonsLe tensioni tra India e Pakistan compromettono la stagione alpinistica in Himalaya e Karakorum. Riaccese da un violento attacco terroristico nella regione contesa del Kashmir, stanno minacciando seriamente le spedizioni già in corso e mettendo in dubbio l’intera stagione estiva sul Karakorum, per i mesi di giugno e luglio.
La situazione è talmente grave da aver portato all’annullamento di voli internazionali diretti in Pakistan e alla chiusura di aeroporti strategici in India, tra cui Srinagar, Leh, Amritsar e Chandigarh (India Today). Misure che hanno costretto numerose spedizioni a modificare in fretta i propri piani o ad abbandonarli del tutto.
Il caso McLane-Musiyenko
Due tra i primi a doversi adattare all’instabilità geopolitica sono stati gli statunitensi Sean McLane e Vitaliy Musiyenko. Il loro obiettivo iniziale era il Kishtwar Shivling (5935 m), situato nel Kashmir indiano. Finanziati da un Cutting Edge Grant dell’American Alpine Club, i due alpinisti avevano pianificato di tentare una nuova via su questa montagna poco esplorata ma, l’attentato che ha dato avvio al nuovo conflitto lo scorso 22 aprile, è avvenuto proprio nei pressi della loro area di partenza. Un attentato grave, rivendicato dal gruppo terroristico pakistano Lashkar-e-Taiba, che ha causato la morte di 27 persone e spinto le autorità a vietare l’accesso agli stranieri in tutta la regione di Jammu e Kashmir.
“Se fossimo già stati in Kashmir il 22 aprile, avremmo probabilmente dovuto evacuare a metà spedizione” ha osservato Musiyenko. “Il nostro contatto sul posto ha confermato che non ci era permesso arrampicare lì”, ha spiegato a ExplorersWeb. In risposta, i due alpinisti si sono rapidamente riorganizzati e hanno scelto un obiettivo alternativo: Chaukhamba III (6974 m), una vetta remota nel gruppo del Gangotri, nell’Himalaya del Garhwal (stato indiano dell’Uttarakhand). Una montagna su cui, lo scorso settembre, le alpiniste Fay Manners e Michelle Dvorak avevano tentato la salita dell’estetica cresta est della montagna, ma furono costrette al ritiro a causa di un incidente. Se McLane e Musiyenko dovessero riuscire a salire in vetta, firmerebbero la prima ascensione della montagna.
Le tensioni politiche paralizzano la stagione
Il conflitto in atto tra India e Pakistan ha conseguenze ben più ampie del solo caso McLane-Musiyenko. Dopo l’attentato del 22 aprile, l’India ha risposto all’alba del 7 maggio con raid aerei contro presunti obiettivi terroristici in territorio pakistano e nel Kashmir amministrato da Islamabad. Il Pakistan ha “promesso” una ritorsione immediata, a confermare una situazione estremamente volatile.
Molti aeroporti sono chiusi, le frontiere sono sotto stretto controllo, e le compagnie aeree hanno cancellato decine di voli da e per il Pakistan. Come conseguenza, alpinisti diretti verso le grandi vette del Karakorum pakistano - tra cui Ultar Shar, il Gasherbrum II e il Broad Peak - sono rimasti bloccati già in partenza. Il canadese Ethan Berman e i suoi compagni Maarten van Haeren e Sebastian Pelletti, ad esempio, non sono riusciti nemmeno a imbarcarsi a Calgary: il loro volo per Islamabad è stato annullato prima del decollo.
Il rischio concreto è che l’intera stagione estiva 2025 sul Karakorum venga cancellata o fortemente ridimensionata. Le montagne iconiche del nord Pakistan - K2, Nanga Parbat, Gasherbrum I e II - potrebbero rimanere deserte per tutta l’estate, a meno di un rapido de-escalation del conflitto.
E anche laddove la guerra non arriva direttamente, l’incertezza e la difficoltà logistica scoraggiano spedizioni e tour operator. L’assenza di comunicazioni satellitari in India (dove tutti i comunicatori satellitari sono vietati) complica ulteriormente la pianificazione e la sicurezza delle ascensioni.