Kurakami, il toccante ricordo di Villanueva e Whittaker

Tra pochi giorni l'alpinista giapponese avrebbe compiuto 40 anni. Nella spedizione in Groenlandia i suoi compagni hanno portato la sua foto in vetta. "A un certo punto è uscita dalla tasca ed è volata in alto"

Tra pochi giorni - il 14 dicembre- sarebbe il quarantesimo compleanno di Keita Kurakami, l'alpinista giapponese scomparso il 24 giugno di due anni fa, mentre si stava preparando per una spedizione in Groenlandia a cui avrebbe dovuto partecipare insieme a Sean Villanueva O'Driscoll, Pete Whittaker, Sean Warren e la fotografa Julia Cassou. Con l'avvicinarsi della ricorrenza, sull'house organ di Patagonia è comparso un articolo a firma Meaghen Brown che raccoglie le testimonianze di quelli che sarebbero dovuti essere i suoi compagni di avventura al Mirror Wall e che in un certo qual modo lo sono stati, seppure separati da una distanza fisicamente incolmabile.

Kurakami non era solo un potenziale partner in crime, ma una persona che aveva ispirato i suoi compagni per un lato umano di grande spessore

"La roccia che scaliamo è uno specchio, e in essa vediamo i riflessi silenziosi dei dialoghi che hanno avuto luogo tra gli scalatori nel corso di molti decenni, e anche dentro di noi. Da tutta questa azione e conversazione, emerge qualcosa di più grande che si trasmette di generazione in generazione, formando una sorta di intelligenza collettiva, un'influenza che potrebbe ancora aleggiare attraverso ampi spazi di tempo e spazio, semplici frammenti di sogni di miliardi di vite che vengono al mondo e lasciano il mondo" Keita Kurakami

"Mi hanno sempre ispirato il suo approccio filosofico e la sua fedeltà allo stile - ha spiegato Sean-. Con lui non contava la prestazione. Contava come si facevano le cose. Non vedevo l'ora di imparare da lui". La scomparsa di Keita è stata difficile da metabolizzare, Pete e Sean si sono presi qualche giorno per riflettere sul da farsi. Alla fine, hanno deciso comunque di partire. "Keita avrebbe voluto che andassimo. Siamo partiti in quattro, beh, direi in cinque, perché abbiamo portato alcune foto di Keita con noi. Prima di lasciare l'Islanda, il team ha stampato un ritratto plastificato di Keita. A tutti è sembrata la cosa più naturale da fare".

Salire la via non è stato semplice. D'altronde Villanueva ci aveva già provato l'anno precedente con Franco Cookson, Ben Ditto e Nicolas Favresse. Si erano dovuti arrendere al tredicesimo tiro, dove avevano trovato una placca liscia, improteggibile se non a spit e avevano deciso di rinunciare per non compromettere la propria etica. Questa volta il team è andato fino in fondo. "La scalata è stata piuttosto impegnativa - ha detto Pete-. Ci sono stati alcuni runout spaventosi e avevamo il dubbio di essere saliti per una linea pienamente percorribile".

Sean ha tenuto la foto plastificata di Keita in tasca durante i tiri difficili. La notte prima del tentativo di vetta, mentre sistemavano le corde all'ancoraggio del punto più alto, la foto di Keita è uscita dalla tasca. Ma invece di cadere, è stata sollevata da una corrente d'aria. Villanueva la ha afferrata e rimessa in tasca. "Abbiamo ancora bisogno di te". Il giorno dopo avere raggiunto la vetta, il team ha perso nuovamente la foto, questa volta nell'abisso. Quasi che non ci fosse più bisogno dell'aiuto di Kurakami, finalmente libero di allontanarsi.

Takemi Suzuki, fotografo e grande amico di Keita, ha aiutato la squadra a trovare un nome per la difficile via di oltre 1000 metri scalata (8b/R/A2+, 7b+ obbligatorio): Ryu-Shin, in italiano "cuore di drago", l'appellativo che Kurakami aveva come suonatore di shakuhachi, un flauto giapponese.