Questo articolo, a cura del progetto ArchitetturAlpinA, ci guida alla scoperta delle architetture contemporanee che animano e trasformano il paesaggio alpino.
coutan studio architetti
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coutan studio architettiCi sono luoghi che raccontano il passato e, al tempo stesso, sanno parlare al futuro. Uno di questi è l’Alpe Meis, nel cuore del Parco Naturale della Val Troncea, territorio prezioso e incontaminato della provincia di Torino. Qui, a oltre un secolo dalla sua prima apertura, la storica struttura d’alpeggio della famiglia Raso - attiva dal 1910 - è rinata attraverso un progetto di riqualificazione che unisce tradizione, architettura contemporanea e sostenibilità. Questo intervento è stato selezionato dall’Ordine degli Architetti di Torino per rappresentare la provincia all’interno del docufilm ArchitetturAlpinA, il viaggio cinematografico che racconta dieci storie di architettura contemporanea nelle Alpi italiane.
Il progetto, promosso dal Comune di Pragelato, ha restituito l’alpeggio come luogo di ospitalità con 12 posti letto, pensato per escursionisti, ciclisti e amanti della montagna. Non un rifugio turistico in senso tradizionale, ma un luogo intimo e rispettoso, in dialogo costante con la natura circostante. L’edificio è stato completamente ricostruito con tecniche e materiali che esprimono radicamento al territorio: il legno massiccio proviene dai boschi della Valle di Susa, compresi quelli colpiti dal devastante incendio del 2017. Un gesto che dà nuova vita a una materia segnata, trasformando una ferita in risorsa. Il nuovo alpeggio si distingue per la sua forma ipogea: un’architettura che si inserisce con discrezione nel paesaggio, senza imporsi. L’uso di materiali naturali, scelti per continuità cromatica e materica con l’ambiente, permette all’edificio di “scomparire” nella montagna, quasi fosse parte della sua stessa topografia.
Per l’Ordine Architetti di Torino, questo progetto è un esempio virtuoso di come la ricerca architettonica possa rispondere alle esigenze della montagna contemporanea. “La storica struttura dell’Alpe Meis - sottolineano dall’Ordine - è stata riqualificata con un approccio autentico, lontano da folclore e artificiosità, capace di restituire spazi veri e funzionali, rispettosi delle comunità e del paesaggio”.
L’alpeggio si trova al termine di una valle accessibile solo a piedi o in bicicletta. Questa condizione, che potrebbe apparire come un limite, diventa in realtà il suo valore più grande. Qui la mobilità lenta e il tempo dilatato sono parte integrante dell’esperienza, rendendo l’arrivo una conquista e la permanenza un’immersione.
Dall’Ordine locale una ulteriore riflessione: “Questo intervento, situato alla fine di una valle naturale, dimostra come l’architettura contemporanea possa inserirsi in modo autentico nel paesaggio alpino. Non c’è nulla di folkloristico, nulla di artificiale: c’è solo il desiderio di rispondere alle vere esigenze delle comunità montane, garantendo accoglienza, sostenibilità e continuità”.
Tra i protagonisti di questo progetto c’è l’architetto Devis Guiguet di Coutan Sudio, progettista dell’intervento, che sottolinea: “L'alpeggio dell’Alpe Meis, in Val Troncea, nasce da una sinergia virtuosa tra enti, alpeggiatore, imprese e progettisti. Un intervento silenzioso ma denso di significato, che rifunzionalizza un alpeggio storico con nuove funzioni e materiali locali, ricavati dai boschi colpiti dall’incendio del 2017. Un’architettura in legno che si fa ‘invisibile’, integrata nell’orografia e proiettata nel futuro climatico del territorio”.
Parole che restituiscono appieno la filosofia del progetto: un’architettura misurata e rispettosa, che guarda al futuro senza dimenticare la storia e le fragilità del contesto alpino.
L’alpeggio dell’Alpe Meis non è solo un edificio: è un segno di cura collettiva. La sua rinascita è stata possibile grazie a una collaborazione tra istituzioni, comunità e progettisti, capace di trasformare un patrimonio privato e storico in un bene condiviso. La struttura oggi accoglie visitatori, ma soprattutto trasmette un messaggio: la montagna può continuare a essere abitata, vissuta e rispettata, anche in epoca contemporanea, se si scelgono strumenti e linguaggi adeguati.
Il progetto dell’Alpe Meis entra così a pieno titolo nella rete di ArchitetturAlpinA, un docufilm che raccoglie dieci storie emblematiche di architettura alpina contemporanea. Un mosaico che, pezzo dopo pezzo, mostra come anche opere di scala ridotta possano avere un impatto profondo sul tessuto sociale, culturale ed economico delle comunità montane.
Il valore del progetto dell’Alpe Meis sta anche nella sua replicabilità: dimostra che il recupero di strutture storiche in montagna non deve per forza tradursi in museificazione o consumo turistico, ma può generare nuove economie locali, esperienze sostenibili e architettura di qualità. In questo senso, l’Alpe Meis non è solo un alpeggio restaurato: è un laboratorio di futuro. Un esempio concreto di come le montagne possano essere luoghi vivi, innovativi e ospitali, senza perdere autenticità.