Un'aquila durante la predazione © PixabayL'aquila reale è il più grande rapace diurno delle nostre montagne e la sua esistenza non è più minacciata come in passato. Si tratta di un animale maestoso: può incutere timore ma in realtà è molto riservato e la presenza dell'uomo può crearle grande disagio. Ci aiuta a conoscerla meglio Paolo Pedrini, coordinatore ambito biologia della conservazione al Muse di Trento.
Dove vive oggi l'aquila?
Lungo le Alpi e l'Appennino, in Sicilia e Sardegna. La montagna è il suo regno, ma può nidificare anche a livello del mare. L'aquila reale, o Aquila chrysaetos secondo la sua definizione, che evidenzia proprio la testa dorata e il piumaggio che la caratterizzano in età adulta.
Qual è la loro diffusione oggi?
Le aquile vivono in coppia, tutto l'anno e per tutta la vita, difficilmente cambiano compagno. Oggi una coppiavive in 40-50 chilometri quadrati, in qualche caso fino a 100. Una volta occupavano spazi maggiori, ma l'aumento del loro numero ha ridotto gli spazi. Nel monitorare la popolazione presente in un territorio, si censiscono le coppie territoriali ricercando i luoghi di nidificazione, la core area, il centro della loro vita e le aquile si studiano sempre in coppia. Fino agli anni '70 l'aquila veniva perseguitava, era considerata principalmente come un animale nocivo alla pastorizia e veniva cacciata, erano rimaste 100-200 coppie in Italia. Dopo mezzo secolo di tutela, oggi la situazione è migliorata. Sulle Alpi si stima qualche centinaio di esemplari, circa 600-700 coppie: 450 nelle Alpi, un centinaio sugli Appennini, poche decine sulle isole.
Qual è il loro habitat favorito?
Pareti lontane dai centri abitati, in prossimità degli ambienti di caccia, che sono principalmente praterie, aree aperte, versanti a vegetazione rada. L'aquila ha bisogno di prendere le termiche e si sposta planando. Caccia all'aperto, soprattutto mammiferi di piccola e media taglia, come marmotte, lepri, piccoli di capriolo, scoiattoli. Meno frequentemente altri uccelli.
Un cane di taglia piccola può essere preda dell'aquila?
Un'aquila può cacciare una volpe, quindi teoricamente può cacciare anche un cane. Ma l'aquila non ha alcun interesse ad avvicinarsi all'uomo, per cui se il cane non è libero e abbandonato o smarrito, non c'è un pericolo in tal senso. Certo che un cane abbandonato, randagio, come anche un giovane lupo, o come accaduto in passato in Trentino, un piccolo d’orso, possono diventare sue prede. D’altronde è il super predatore dell’ecosistema alpino.
Qual è la tecnica di caccia?
L'aquila ha artigli robusti che sono fatti per catturare animali a terra. Il becco non è l'arma, ma il cucchiaio e la forchetta dell'animale, lo usa per mangiare.
È un animale monogamo?
Ha una vita di coppia fedele: la femmina è più grande. Arriva a 2,20 anche 2,40 metri di apertura alare, mentre il maschio è più piccolo, intorno ai 2 metri. Spesso cacciano in coppia: il maschio scova la preda e la fa alzare, la femmina la cattura. La femmina, grazie alle sue dimensioni, ha capacità di cova più efficaci, il maschio porta prede fino a quando gli aquilotti sono piccoli. Poi vene aiutato in questa attività dalla femmina che, quando aquilotto è più grande, può lasciare il nido e accrescere così l’efficacia di questa attività, comunque mai facile anche per un’aquila reale.
Come crescono la prole?
Le aquile innanzitutto non si riproducono tutti gli anni. A febbraio scelgono il nido, ai primi di marzo inizia la cova e dopo 40-45 giorni di cova nascono due candidi aquilotti. Lo svezzamento dura 70-75 giorni e si completa con l’involo, che avviene dopo la metà di luglio, i primi di agosto. I piccoli sono generalmente uno o al massimo due, sempre che le condizioni siano favorevoli. La cova è il momento più delicato: può bastare una nevicata, o una azione di disturbo nei pressi del nido e la covata può venire abbandonata. Con il fatto che i maschi sono più piccoli, nel caso della nascita di due aquilotti, se il maschio nasce prima in quei due-tre giorni di vantaggio che ha sulla femmina magari riesce a raggiungere dimensioni sufficienti a sopravvivere. Se accade il contrario invece facilmente può soccombere. Le aquile non si riproducono tutti gli anni, in genere su dieci coppie controllate, quelle che si riproducono posso variare da tre a sei. La sua strategia si basa sulla longevità e una vita di coppia che dura per tutta.
Quali sono i nemici dell'aquila?
Il corvo imperiale può danneggiare le uova, o una volpe può arrivare al nido, ma è cosa rara perché di solito sono in pareti ben protette da un facile accesso. Anche un gufo reale di notte potrebbe prelevare l’aquilotto nelle sue prime fasi di vita. Ma l'aquila tendenzialmente domina il proprio ambiente.
Come si può evitare di darle fastidio?
Nel periodo della riproduzione, disturbare un'aquila per fotografare il nido è una minaccia. Potrebbe abbandonarlo. Ci sono poi determinate aree protette dove è vietato andare, soprattutto in certi periodi. Contrariamente a quanto si creda, l'aquila non nidifica sulle cime, ma più facilmente sulle pareti delle valli, lontano ovviamente dai luoghi antropizzati. Gli impianti di risalita possono essere un fattore di disturbo importante, come pratiche sportive quali l’arrampicata e il parapendio. Se si scopre un nido è meglio evitare di darne pubblicità e anzi, magari se si trova vicino a un sentiero sarebbe opportuno chiudere il sentiero stesso. Una recente minaccia è il saturnismo: l’avvelenamento causato dall’ingestione di carne di animali abbattuti e non recuperata quali i visceri di ungulati. Molti sono i casi di avvelenamento di adulti ritrovati morti o non in grado di volare.