La Falkner ha cambiato look: nuova via sul Castelletto Inferiore

Piergiorgio Vidi ha tracciato un itinerario "plaisir" sulla cima che sovrasta il rifugio Tuckett. "È giusto dare la possibilità alla gente di avvicinarsi all'alpinismo gradualmente". Sui recenti crolli: "Sentieri in parte riaperti, arrampicata interdetta".

Piergiorgio Vidi ha bisogno di poche presentazioni: guida alpina dal 1988 e istruttore delle stesse dal 1997, conta tra le tante aperture nel 1995 - con Ermanno Salvaterra e Roberto Manni- un fiore all'occhiello come Infinito Sud sul Cerro Torre, una via di 1200 metri (difficoltà A4, 6c) che ha richiesto davvero una dose inesauribile di coraggio e resistenza. 
Il Brenta però era e rimane il suo giardino di casa: un luogo dove l'alpinismo non è tanto o solo per sé stesso, ma ha un occhio di riguardo per chi in quel meraviglioso angolo di Dolomiti continua a cercare la gioia di arrampicare. Da un paio di settimane Piergiorgio ha aperto la via La Falkner ha cambiato look (200 metri, 6a obbligatorio), sulla parete inferiore del Castelletto Sud. La via, a fix, conta già almeno una decina di ripetizioni. "Frequento il Brenta da qualche anno, circa 25 come guida e ho allestito un po' di vie da queste parti; anche per averne di altre tipologie rispetto alle  ‘solite’. Diciamo che per me esistono quattro tipi diversi di vie: le classiche, quelle belle e frequentate che tutti fanno; le meno classiche, da avventura seria, su arrampicata sostenuta; le vie sportive di difficoltà varia e anche qualche via plaisir. Questa indubbiamente ricade sotto questa ultima definizione".

 

C'è roccia a sufficienza per tracciare vie diverse senza mancare di rispetto a nessuno?
Nel 1988 c'era un sacco di gente ad arrampicare, ora devo essere pignolo per dire di vederne qualcuno. Il Brenta è relativamente scomodo, almeno secondo gli standard moderni- per chi vuole arrampicare, ci sono avvicinamenti di mille metri che ormai la gente fatica a fare. Aggiungiamo il fatto che tanti scalatori di oggi arrivano dalla palestra o dalla falesia, credo che non ci sia niente di male a offrire una possibilità per avvicinarsi al mondo dell'alpinismo gradualmente, senza spaventarli. Non puoi metterli subito sulla Fehrmann, con due chiodi a tiro e il rischio che si perdano. Sul Castelletto le vie possono anche essere chiodate vicine, per standard di montagna: una decina di metri una dall'altra, ma non si vanno mai a intersecare.

 

Il Castelletto è in una posizione invidiabile, buono per scalare anche per chi magari ha solo mezza giornata di tempo o meteo buono.
Il Castelletto, piuttosto che Corna Rossa, sono diventate delle mega falesie. Sul Castelletto anche la vicinanza al rifugio dà sicurezza allo scalatore. Questa via attacca nella parte bassa, una quarantina di metri a sinistra della normale. Nella parte mediana passa tra la via dei finanzieri e la via del Bruno [1981, Ermanno Salvaterra, ndr]. Nella parta bassa sale su roccia nera, quindi supera uno strapiombo giallo con roccia di qualità stupenda. La parte alta è dolomia a scagliette, ma dopo le prime dieci ripetizioni si è già pulita. È una via piacevole, un po' di forza il secondo tiro, di piedi nella parte alta.

 

Il nome è tutto un programma, com'è la situazione sulla Falkner dopo i crolli?
Il primo giorno si era mosso già qualcosa, poi la vetta si è aperta come un fiore, le fessure si sono allagate da mezzo metro a un metro e mezzo. C'è stato un piccolo crollo sul Benini e poi sul versante ovest. Con i geologi della protezione civile sono stati fatti dei monitoraggi, anche con il drone e sono state emesse due ordinanze dai due comuni interessati, che hanno chiuso il Benini, il 316 e il 311, oltre che il collegamento con la Vedretta di Vallesinella.

 

Qual è lo stato di percorribilità attuale?
Sono stati riaperti tutti i sentieri a parte il Benini, rimane interdetto l'accesso alle pareti est del Campanile dei Camosci e della Falkner, oltre che il versante ovest per tutto il vallone sotto la ovest della Falkner. Tutti i giorni ci possono essere ancora dei piccoli crolli di assestamento.

 

Ricordi frane di queste dimensioni?
Non negli ultimi trent'anni. A questa quota ed esposizione qualcosa sulle pareti ovest delle Punte di Campiglio e sulla ovest del Crozzon, ma non siamo assolutamente nello stesso ordine di grandezza. Qui parliamo di mezzo milione di metri cubi di roccia che si è staccata.

 

Puoi dare un metro di paragone a chi è poco pratico?
Diciamo che un camion di ghiaia è sui 10-12, credo renda l'idea.

 

Ognuno di noi può farsi un'idea delle motivazioni che stanno alla base di tante frane, il ruolo del cambiamento climatico e via dicendo. Ma volere entrare nello specifico ogni volta non è eccessivo?
Assolutamente e di fatto è giusto che siano i geologi a farlo, perché un conto sono i discorsi in generale, un conto i singoli casi, ognuno con la sua specificità. È giusto che ognuno faccia il proprio mestiere, altrimenti invece che informare si ottiene l'effetto opposto.