Carovana dei Ghiacciai 2025, Tappa sui bacini glaciali della Bessanese e Ciaramelle - Foto Legambiente
Carovana dei Ghiacciai 2025, Tappa sui bacini glaciali della Bessanese e Ciaramelle - Foto Legambiente
Carovana dei Ghiacciai 2025, Tappa sui bacini glaciali della Bessanese e Ciaramelle - Foto Legambiente
Carovana dei Ghiacciai 2025, Tappa sui bacini glaciali della Bessanese e Ciaramelle - Foto Legambiente
Carovana dei Ghiacciai 2025, Tappa sui bacini glaciali della Bessanese e Ciaramelle - Foto LegambienteLa Carovana dei Ghiacciai 2025, promossa da Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica della Fondazione Glaciologica Italiana, ha concluso il viaggio annuale tra i ghiacciai delle Alpi, con un’ultima tappa in Piemonte, nelle Alpi Graie. Una occasione per osservare quanto sta accadendo nei bacini glaciali della Bessanese e della Ciaramella, caratterizzati da un progressivo arretramento dei ghiacciai e dall’incremento di collassi di morene e colate di fango e detriti, favoriti dall’aumentata fusione glaciale.
A peggiorare una situazione già di per sé critica, sono gli eventi meteo estremi che, sempre più di frequente, vedono balzare lo zero termico a quote ben più elevate delle più alte vette alpine. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente, da gennaio a fine agosto 2025, in Piemonte si sono registrati 23 eventi meteo estremi, oltre il 25% in più rispetto a quanto avvenuto lo scorso anno, caratterizzato da 18 eventi estremi. Particolarmente colpita risulta essere la provincia di Torino, con 10 eventi meteo estremi.
In conseguenza delle intense precipitazioni, si sono verificati di frequente allagamenti, esondazioni fluviali e frane. Eventi che lasciano ferite nell’ambiente montano, come evidente nelle Valli di Lanzo (TO), drammaticamente colpite da un’alluvione nel settembre 2024, che ha comportato ingenti danni ai comuni e l’isolamento di frazioni e borgate, come quelle di Mattie, Groscavallo e il Pian della Mussa.
Ghiacciai sempre più ridotti, montagne sempre più instabili
Le osservazioni effettuate in quota dal team della Carovana, supportate dagli studi presentati nel corso della tappa dai ricercatori di CNR- IRPI e ARPA Piemonte, evidenziano un paesaggio in forte mutamento nel bacino glaciale della Bessanese.
Il ghiacciaio, a metà Ottocento, al culmine della Piccola Età Glaciale, presentava una estensione di quasi 2 chilometri quadrati, andando a occupare gran parte del Crot del Claussinè. Oggi la superficie è ridotta a 0,3 chilometri quadrati e si stima una perdita in volume di quasi 4 milioni di metri cubi di ghiaccio nell’arco di 13 anni, dal 2010 al 2023. Aumentano, tutt’attorno, crolli e colate detritiche. Uno dei crolli più significativi si è verificato a fine agosto 2023, in corrispondenza dello spigolo Murari. Scendendo verso valle, oltre la fronte del ghiacciaio, si nota la formazione di laghi glaciali, nati dalla fusione del ghiacciaio stesso, che compaiono in una distesa di detriti.
La Carovana ha avuto occsasione di “visitare” quello che è un vero e proprio laboratorio all’aperto, realizzato nelle vicinanze del rifugio Gastaldi, situato a 2.656 metri di quota e parte della rete dei “Rifugi Sentinella” del Club Alpino italiano. Un’area sperimentale in cui CNR-IRPI, Arpa Piemonte e Fondazione Glaciologica Italiana conducono un intenso monitoraggio del ghiacciaio e dell’ambiente alpino, raccogliendo dati relativi alla fusione glaciale, ai crolli, alla temperatura dell’aria e delle rocce, e alla biodiversità locale.
“Il bacino glaciale della Bessanese - dichiara Marta Chiarle, del CNR- IRPI e referente delle campagne della Fondazione Glaciologica Italiana - si contraddistingue per una grande varietà di forme e di processi geologici e geomorfologici. Lungo la parete della Bessanese, quasi verticale, dominano i processi gravitavi e il modellamento glaciale è poco visibile, mentre ai piedi della parete della Bessanese il paesaggio è dominato dal modellamento glaciale antico e recente. L’elemento più evidente del modellamento glaciale recente è l’imponente morena laterale sinistra del ghiacciaio, che evidenzia le dimensioni che il ghiacciaio aveva raggiunto nella piccola età glaciale, ossia 150 anni fa. Ma questo ghiacciaio era alimentato anche da una falda di ghiaccio alla base della parete della Bessanese che contribuiva ad aumentare la massa glaciale e la potenza di questo modellamento. A queste quote il permafrost controlla molti dei processi geomorfologici in atto: questo spiega la sensibilità di questo bacino al riscaldamento climatico in corso e l’importanza di monitorare la temperatura di rocce e detriti”.
Spostandosi sul ghiacciaio della Ciaramella, la Carovana ha avuto modo di appurare che la situazione non sia di gran lunga migliore. In 150 anni il ghiacciaio, la cui superficie sgombra di detriti consente una accurata valutazione delle perdite glaciali, ha perso circa 8 milioni di metri cubi di ghiaccio e 0,68 chilometri quadrati di estensione, che oggi si aggira attorno al mezzo chilometro quadrato.
Ampliando lo sguardo su scala regionale, i 107 ghiacciai presenti in Piemonte, di cui 68 nella provincia di Torino, risultano essere tutti in forte arretramento. Secondo i dati dell’ARPA Piemonte, la superficie totale è più che dimezzata nell’arco di 65 anni, riducendosi dai 56 chilometri quadrati del 1959 ai 22 chilometri quadrati del 2024.
“La tappa piemontese di Carovana dei ghiacciai – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia – ben sintetizza quanto ormai sta accadendo in alta quota a causa della crisi climatica e degli impatti degli eventi meteo estremi”, rinnovando l’invito, lanciato già nelle precedenti tappe, ad avviare un monitoraggio su scala europea degli ambienti glaciali.
“Abbiamo iniziato il sentiero attraversando un torrente pieno di detriti frutto dell’alluvione dello scorso anno – racconta Vanda Bonardo -, e poi un sentiero di nuda roccia, dove un tempo anche d’estate s’incontrava la neve, per arrivare al bacino glaciale del Bessanese”.
Accanto alla necessità di un monitoraggio dei cambiamenti climatici sulla criosfera, come sottolineato da Secondo Barbero, direttore generale Arpa Piemonte, si rende necessario puntare su “campagne di informazione e sensibilizzazione sull’attuale situazione, sulle cause che stanno generando i cambiamenti per orientare le azioni e i comportamenti individuali e collettivi”.