La verticalità è costante @A.Huber, F.Buhl
Huber “accomapgnato” in traverso@A.Huber, F.Buhl
Huber sul secondo tiro @A.Huber, F.Buhl
Fabian Buhl su una della lunghezze finali @A.Huber, F.Buhl“Impervia, esposta e impegnativa: sono le caratteristiche della nostra nuova via La grande mission. Ci sono voluti sei anni per finire il progetto con la libera finale, ma è stato bello che finalmente io e Fabian Buhl siamo riusciti a realizzarlo. Che bella giornata...”. Sono queste le prime parole di Alexander Huber, dopo avere chiuso una partita aperta da diverso tempo nell'Untersberg.
 
Fabian Buhl entra un po' più nel dettaglio su questa via di 400 metri, IX-. “Il secondo tiro presenta un piccolo tetto con alcuni movimenti boulderosi e poi esce 10 metri a sinistra, con alcuni rovesci. In realtà è un tiro fantastico e, miracolosamente, è stato più facile di quanto pensassimo all'inizio, dato che tutto è esattamente dove serve. È anche l'unico tiro in cui un Camelot numero 4 è effettivamente utile. L'esposizione dei tiri più alti è davvero impressionante. Se lanciavamo oggetti mentre pulivamo la via, atterravano molto più in là e a sinistra, proprio dove c'era l'attacco. Salendo, non te ne accorgi molto, perché vedi solo la pendenza del tiro successivo, ma non tutta accumulata in una volta sola. Abbiamo scattato tutte le foto del tentativo rotpunkt alternandoci da capocordata”.
Insomma, sembra proprio una via nel più classico stile di Huber. “L'ho aperta con Alexander dal basso, nel 2019. Segue una linea di debolezza attraverso la parte più strapiombante della parete, a sinistra dello Schertle Pfeiler. Ricordo ancora alcuni tratti impegnativi della prima salita. Abbiamo utilizzato un totale di 10 spit per proteggere i 400 metri e tutte le soste sono spittate. Il resto può essere fatto con materiale rimovibile e un po' di creatività. Sei anni dopo, abbiamo finalmente effettuato la prima salita in libera di questi 11 tiri. La roccia è generalmente molto solida. L'arrampicata è piuttosto atletica per una via multipitch, poiché è verticale e presenta alcuni passaggi di arrampicata obbligati”.
I gradi proposti sono 7a+, 7b+, 7c, 8a, 6c, 7c+, 6b, 7b+, 7c, 6b+, 6a. “Ma speriamo che qualche ripetizione lo confermi. In ogni caso, è difficile ridurre un'arrampicata del genere a un solo grado, perché i tiri sono molto più impegnativi della semplice difficoltà data dalla scala. Tornare a Berchtesgaden è stato davvero fantastico. Trascorrere del tempo con Alexander e visitare alcuni vecchi amici è stato rilassante. Vedere la passione di Alexander per l'arrampicata è semplicemente stimolante, e arrampicare sulle varie pareti di calcare mi ha ricordato la bella roccia che hanno e quanto mi piaccia arrampicare lì”.
 
Alexander, raggiunto al telefono, non potrebbe essere meno entusiasta. “Ho fatto la via con Fabian che è tedesco, ma lui da cinque anni vive in Francia con Melissa e così ho voluto farlo sentire un po' a casa [ride, ndr]. Sale per la sezione più strapiombante di un pilastro, su una parte di parete che ancora era completamente intonsa”. Le elevate difficoltà hanno lasciato campo libero a Fabian e Alexander. “Credo che con La bavarese a Punta Giradili ho chiuso con lo strapiombante estremo. Questa via non arriva a quei livelli, anche se ci sono una ventina di metri di rientranza della base rispetto al top. Ormai scalo più sul verticale, qui non bisogna tenere di dita come su altri itinerari, ma bisogna usare bene i piedi”. L'itinerario è estremamente impegnativo e tecnico, più di quello che il grado può dire. “C'è da proteggere e c'è qualche runout. Si tratta di una via molto alpina: la difficoltà è un tema, ma l'8a non dice quanto sia dura. Il grado è obbligato, si tratta davvero di una bella via. È più o meno dello stesso tipo della Appassionata al Sass de la Crusc”.
 
Tornato alle montagne “di casa”, Alexander non ha abbandonato i progetti in luoghi più remoti. Dopo le ingiustificate polemiche sulla apertura di una nuova via sullo Jirishanca con Simon Gietl e Dani Arnold, c'è voglia di riprendere in mano la questione sospesa. “Le polemiche sono cosa di poco conto, non volevamo certo raccontare qualcosa di diverso da quello che abbiamo fatto. Ma l'idea di tornare allo Jirishanca l'anno prossimo c'è, assolutamente. Mi piacerebbe fare la libera e poi proseguire fino alla cima principale”.
 
Aggiornamento: nei giorni scorsi Alexander ha aperto anche una nuova via sulla parete nord del Barmstein, in Austria: si chiama Kronos, è lunga 78 metri e presenta difficoltà fino al X+.