La meraviglia del monolite di Uluru visto dallo spazio

Copernicus regala al mondo una immagine satellitare di eccezionale bellezza, che vede come protagonista Uluru, l’iconico monolite di arenaria rossa dell'Australia.

Copernicus, programma di osservazione della Terra dell'Unione Europea, ha regalato al mondo nei giorni scorsi, una immagine spaziale. Aggettivo da intendersi nella sua duplicità, di scatto realizzato dallo spazio e di livello eccezionale di bellezza. Protagonista dell’immagine satellitare, scattata il 14 agosto 2025, è Uluru o Ayers Rock, l’iconico monolite di arenaria rossa del Parco Nazionale Uluru-Kata Tjuta, in Australia. A est di Uluru, è possibile vedere le abitazioni della comunità aborigena di Mutitjulu.

L’imponente formazione rocciosa, che spicca con i suoi 348 metri di altezza nel cuore del deserto australiano, è riconosciuta come Patrimonio UNESCO. In primo luogo per il suo valore naturalistico, in quanto sito ospitante diverse specie a rischio, come il Mala, un piccolo marsupiale, estintosi nella zona e “ritornato” grazie a un progetto di reintroduzione. Ma anche per il forte valore culturale e spirituale che riveste per gli Anangu, popolo aborigeno, custode tradizionale del Parco Nazionale Uluru-Kata Tjuta.

 

Un luogo sacro da preservare

La bellezza di Ayers Rock attira annualmente appassionati di fotografia, grazie a una caratteristica peculiare: il colore della roccia, che si modifica in funzione dell’ora del giorno e delle condizioni atmosferiche. All'alba e al tramonto, i colori si fanno più intensi, con sfumature che variano dal rosa all'arancione, al rosso vivo e al viola.

Inoltre ha rappresentato per decenni una meta ambita da escursionisti, desiderosi di vedere da vicino la magnifica roccia rossa e, talvolta, di scalarla. Un gesto considerato dagli Anangu un atto di profanazione di quello che, di fatto, è per gli aborigeni un luogo sacro, una dimora degli spiriti ancestrali, custode di antiche storie e leggende. 

Alla base del monolite, sono stati a lungo presenti cartelli che invitavano i visitatori a rispettare il sito, evitando di scalare il monolite. Richieste spesso disattese. Pertanto, nel rispetto della cultura Anangu, la salita sul monolite è stata vietata, per legge, dal 26 ottobre 2019

Accanto alla motivazione di carattere spirituale, va evidenziato che il divieto sia stato introdotto anche per ragioni di sicurezza e protezione ambientale. Diversi incidenti si sono verificati in passato, anche mortali, sia per la ripidità delle pareti rocciose, che diventano particolarmente scivolose dopo la pioggia, ma anche per colpi di calore e disidratazione, determinati dal caldo estremo della zona. Inoltre, il passaggio in parete delle persone stava causando seri problemi di erosione

Ciò non toglie che il sito possa rappresentare ugualmente una splendida meta per gli escursionisti. È infatti possibile continuare a percorrere i sentieri che si sviluppano attorno alla grande roccia (che ha una circonferenza di circa 10 km), permettendo di osservare da vicino antiche opere di arte rupestre.

Sono innumerevoli le leggende legate al monolite rosso. Racconti che per le popolazioni locali rappresentano vere e proprie credenze. Le fessure caratteristiche della roccia di Uluru, sono per gli aborigeni segni lasciati da esseri ancestrali, vissuti in quello che è noto come Tempo della Creazione (Tjukurpa, termine che identifica più ampiamente la legge tradizionale osservata dagli Anangu).

Protagonisti di queste antiche storie, tramandate dai custodi dei racconti, ovvero sono gli anziani delle tribù, sono esseri mitologici, come il popolo Mala, gli uomini-wallaby, o quello dei Liru, popolo di uomini serpente velenosi. E ancora la lucertola rossa Tati e molti altri ancora. Antenati spesso caratterizzati da un misto di sembianze animali e umane, che nel loro passaggio sulla Terra, crearono le montagne, i fiumi, le valli, le dune del deserto, e i cui segni restano impressi ancora oggi nella roccia di Uluru. 

Il maestoso monolite rosso non è dunque solo una meraviglia geologica, ma un luogo che invita alla riflessione, offrendo un profondo legame tra uomo e natura.