La montagna senza fatica: in Cina un chilometro di scale mobili per salire in vetta

Alle pendici della Lingshan Mountain, in Cina, una scala mobile lunga oltre un chilometro porta chiunque in vetta in dieci minuti. Ma rendere la montagna accessibile a tutti significa davvero conoscerla di più — o solo perderne il senso più autentico?

Alle pendici della Lingshan Mountain, nel cuore della provincia cinese di Jiangxi, è stato inaugurato da poche settimane un sistema di scale mobili lunghe oltre un chilometro, installate all’aperto lungo il versante della montagna. La loro funzione, secondo quanto dichiarato dai progettisti, è quello di consentire l'accesso ai 2303 metri della cima a tutti. Ribattezzatta dai medi “la scala verso le nuvole”, questa consente infatti di raggiungere il punto più alto della montagna in appena dieci minuti, superando un dislivello equivalente a circa 88 piani, senza fare fatica. Prima dell'installazione si doveva invece affrontare un percorso escurisionistico che richiedeva almeno un paio di ore di cammino. Non si trattava di certo di un'impresa, ma di un itinerario che richiedeva un minimo di allenamento o comunque una predisposizione alla fatica. E che, agli occhi di chi gestisce il turismo nella zona, doveva sembrare poco inclusivo.

L’impianto, composto da più sezioni di scale mobili per una lunghezza complessiva di circa 1236 metri, rappresenta oggi la più lunga scala mobile esterna del mondo. È stato realizzato all’interno dell’area panoramica del Lingshan Scenic Spot, con l’obiettivo dichiarato di rendere la montagna più accessibile a tutti i visitatori, incluse persone anziane o con difficoltà motorie. L’opera, il cui costo stimato si aggira intorno ai 20 milioni di euro, rientra in un più ampio piano di sviluppo turistico promosso dalle autorità locali per valorizzare le aree montane del Jiangxi, attirando nuovi flussi di visitatori e investimenti.

 

L’accessibilità come opportunità

Rendere la montagna più accessibile, ampliando la possibilità di vivere esperienze in quota, a chi, per età o condizione fisica, non potrebbe affrontare un sentiero impegnativo è sicuramente un obiettivo nobile. Ma installare un sistema di scale mobili per oltre un chilometro è davvero la soluzione migliore, o è forse più una trovata di marketing con un impatto importante sulla montagna?
Questo goffo tentativo di democratizzazione dell’esperienza portato avanti in Cina porta con sé un impatto visivo, ambientale e culturale. Non basta che un luogo sia raggiungibile: occorre che resti vivo nel suo spirito, nella sua identità, nella sua capacità di trasmettere il senso del cammino e della fatica che da sempre accompagnano l’esperienza in montagna.

Non si tratta di demonizzare la tecnologia, né di negare il valore dell’accessibilità. Anche in Italia si promuovono, grazie anche all'attività del Club Alpino Italiano, iniziative per rendere la montagna più inclusiva, creando percorsi adatti a persone con disabilità, sentieri accessibili ed esperienze condivise. La differenza sta nella misura e nella sostenibilità degli interventi: accompagnare l’uomo alla montagna, non sostituirsi alla montagna stessa.

In questo senso, opere come quella della Lingshan Mountain interrogano profondamente su come conciliare la necessità di aprire i luoghi naturali a un pubblico più ampio con il dovere di preservarne l’integrità. Forse la risposta sta nel mantenere viva una certa etica del limite, nel ricordare che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche giusto o opportuno in un ambiente naturale.