La pampa che resiste: trionfa “Donde los árboles dan carne” al 73° Trento Film Festival

Il film argentino "Donde los árboles dan carne" di Alexis Franco vince la Genziana d’oro al 73° Trento Film Festival, raccontando con forza la resistenza rurale di fronte alla crisi climatica. Premiati anche film da Galles, Iran, Groenlandia e Australia, in un’edizione che riflette su identità, ambiente e futuro del cinema.
© Trento Film Festival

In un’edizione attraversata da temi profondi come la resistenza, il cambiamento climatico e l’identità culturale, il 73° Trento Film Festival ha incoronato con la Genziana d’Oro – Gran Premio “Città di Trento” il film argentino Donde los árboles dan carne di Alexis Franco. Un’opera che, come un lento ma inesorabile grido, racconta la tenacia silenziosa di un gaucho e della sua famiglia nella pampa argentina, mentre affrontano la desertificazione e la lenta disgregazione di un mondo rurale arcaico e dignitoso.

Il regista argentino - con la produzione di Roberto Minervini - firma un film sospeso tra documentario e finzione, che intreccia la quotidianità di Omar, un allevatore solitario, con un racconto visivo fatto di paesaggi sterili e gesti lenti, carichi di significato. “Un neo-western umanista”, come lo ha definito la Giuria, che ha elogiato il modo in cui il film decostruisce il mito del gaucho, restituendo umanità, fragilità e forza a una figura spesso stereotipata. “Con uno sguardo intimo e rigoroso Franco ci porta nel cuore della Pampa dove diverse generazioni lottano contro la crisi climatica, evocando un’epica silenziosa che ci interroga sul nostro legame con la terra”. Il film diventa così simbolo di una resistenza rurale che non ha voce, ma parla con la forza dei silenzi, delle mani sporche di terra, degli animali da salvare.

“È un grido d’allarme, un colpo allo stomaco che racconta la crisi climatica che si è già fatta presente”, ha sottolineato il presidente del Festival Mauro Leveghi, rimarcando il ruolo del cinema come strumento di consapevolezza e responsabilità. Il premio assegnato al film argentino ha rappresentato anche l’ideale chiusura di un cerchio, in un’edizione che ha reso omaggio al cinema argentino contemporaneo.

 

Gli altri vincitori

La Genziana d’Oro per il miglior film di alpinismo – Premio Cai è andata a Adra della britannica Emma Crome, che ha saputo raccontare il senso di comunità e identità nel Galles del Nord, uno dei cuori pulsanti dell’arrampicata mondiale. Tra immagini suggestive e testimonianze di protagonisti della scena alpinistica britannica, il film esplora come la montagna unisca generazioni e storie, e si faccia collante tra passato e futuro. “Un omaggio al valore sociale dell’arrampicata”, ha sottolineato il presidente del CAI Antonio Montani.

Il premio per la miglior esplorazione o avventura – Premio “Città di Bolzano” è stato assegnato a All The Mountains Give di Arash Rakhsha, un intenso viaggio lungo le rotte dei contrabbandieri curdi tra Iraq e Iran. Rakhsha, ex contrabbandiere egli stesso, ha impiegato sei anni per raccontare con delicatezza e realismo la vita al limite di chi rischia ogni giorno per un sogno di dignità.

Sul fronte tecnico-artistico, la Genziana d’argento ha premiato Perfectly a Strangeness di Alison McAlpine, opera visivamente affascinante ambientata nel deserto cileno. Grazie a una fotografia iperrealista e un uso poetico del time-lapse, la regista trasforma un paesaggio alieno in un’esperienza cosmica e toccante, senza usare una sola parola.

Il premio per il miglior cortometraggio è andato a Anngeerdardardor del groenlandese Christoffer Rizvanovic Stenbakken, per la sua capacità di raccontare, con delicatezza e autenticità, l’isolamento e il desiderio di appartenenza di chi si sente “diverso”.

Infine, la Giuria internazionale ha assegnato il Premio della Giuria a The Wolves Always Come at Night della regista australiana Gabrielle Brady, un ritratto struggente e poetico di una famiglia mongola costretta a confrontarsi con l’esodo e lo sradicamento.

Tra le opere premiate, spazio anche all’animazione: il Premio T4Future, divenuto quest’anno riconoscimento ufficiale, è stato assegnato al corto animato Tête en l'air del francese Rémi Durin, apprezzato da una giuria di studenti trentini per la sua capacità di coniugare estetica e messaggio universale.

 

Un festival tra bianco e nero, tra lotta e speranza

“Il bianco e nero del manifesto ritorna nelle scelte della Giuria”, ha commentato la direttrice del festival Luana Bisesti, sottolineando come questa edizione abbia alternato racconti di scoraggiamento e resistenza, di giustizia e sopraffazione, senza mai dimenticare la complessità delle sfide contemporanee.

Il responsabile della programmazione Mauro Gervasini ha voluto rimarcare la centralità del cortometraggio e l’alta qualità del concorso: “È un palmarès che premia la varietà e il coraggio delle scelte. Alexis Franco, Emma Crome, Arash Rakhsha: tre voci diverse che raccontano il mondo da prospettive nuove ma necessarie”.