"La signora di Aisone": scoperta una donna di 500 anni fa nel cuneese

Scoperte alle Grotte di Aisone una sepoltura femminile di 500 anni fa e reperti dal Mesolitico al Neolitico. Resti che rivelano nuove tracce di vita e rituali nella Valle Stura.

La Valle Stura continua a svelare i suoi segreti. Lunedì scorso, al Centro incontri della Fondazione CRC di Cuneo, sono stati presentati i risultati preliminari della quarta campagna di scavo 2025 alle Grotte di Aisone, condotta nell’ambito del progetto “Viaggio nel tempo profondo attraverso le Marittime”. A destare particolare interesse è il ritrovamento di una sepoltura femminile risalente a circa 500 anni fa, in un contesto archeologico che testimonia frequentazioni umane dal Mesolitico al Neolitico.

L’iniziativa, promossa dall’Ente di gestione delle Aree Protette Alpi Marittime in collaborazione con l’Unione Montana Valle Stura, il Comune di Aisone e il Politecnico di Torino, con la direzione scientifica della Cattedra di Ecologia preistorica dell’Università Statale di Milano e il contributo della Fondazione CRC, ha visto la partecipazione di autorità locali e rappresentanti istituzionali, tra cui il consigliere CRC Mauro Bernardi e il sindaco di Aisone Pietro Trocello.

 

Scavi e nuove scoperte

Gli archeologi hanno individuato un lembo di deposito databile al Neolitico e un livello più profondo contenente carboni e tracce di frequentazione umana risalente al Mesolitico (tra il IX e il VI millennio a.C.). In un'altra area sono stati rinvenuti frammenti di ceramica e resti faunistici risalenti alla seconda metà del IV millennio a.C. La presenza di buche per pali suggerisce che l’area fosse utilizzata come ricovero temporaneo, mentre i resti umani sparsi indicano un possibile uso funerario del sito.

 

La “signora di Aisone”

La scoperta più straordinaria è però la sepoltura di una donna adulta-senile. La fossa, scavata nello strato sterile all’interno del riparo, presenta la deposizione in posizione supina, con il braccio sinistro lungo il fianco e il destro sul petto, senza corredo.

Le analisi radiocarboniche condotte a Bruxelles collocano la donna tra la seconda metà del 1400 e l’inizio del 1600, confermando l’epoca dell’Età Moderna. L’analisi del tartaro dentale ha rilevato amidi di mais, introdotto in Europa dopo la scoperta dell’America. Gli archeologi sottolineano l’eccezionalità della sepoltura: in un periodo in cui le inumazioni avvenivano in luoghi consacrati, la deposizione fuori dal contesto ufficiale potrebbe indicare una vita ai margini della comunità. Lo scheletro è attualmente oggetto di approfondimenti presso l’Università di Trento per ricostruire lo stato di salute, le attività svolte e le possibili cause di morte.

 

Un patrimonio da valorizzare

Accanto alla sepoltura, gli scavi hanno restituito numerosi reperti faunistici: animali selvatici come stambecco, cervo, cinghiale, lupo e orso bruno, insieme a specie domestiche come pecora, capra, maiale e bue.

Il dottor Gian Battista Garbarino, funzionario della Soprintendenza SABAP AL, ha sottolineato l’importanza di considerare il patrimonio archeologico come risorsa condivisa, da tutelare e valorizzare per le generazioni future. Le attività di archeologia pubblica hanno coinvolto la comunità locale e i turisti, promuovendo consapevolezza e partecipazione.