Uno sciacallo sull'argine di Campolongo al Torre © C. BazzeoLo sciacallo è relativamente una new entry in Italia, ma sembra che si stia adattando abbastanza bene e non è più così raro avvistarlo in natura. Lo zoologo Luca Lapini ci racconta qualcosa di questo animale che ha una triste nomea, assolutamente ingiustificata. Il nome sciacallo, infatti, deriva dal turco Ҫakal, che ha radici persiane (Shagal) e indiane (Śṛgālaḥ). Significa colui che urla, con esplicito riferimento alla vocalità della specie, che risponde facilmente e con grande urgenza alle stimolazioni acustiche. Il suo nome, dunque, non ha nessun connotato morale, ma in certe culture è divenuto sinonimo di approfittatore, perché il piccolo canide è molto opportunista dal punto di vista alimentare.
Luca, dove vive lo sciacallo in Italia?
È presente in dieci regioni italiane, è arrivato fino al Lazio, avvistato per la prima volta al Parco del Circeo nel 2020. Questo è l'attuale limite meridionale. Molto probabilmente l'espansione è dovuta al fatto che il lupo balcanico è stato decimato negli anni '50, al tempo lo sciacallo era relegato alle coste montenegrine, greche e balcaniche. Nel 1952-53 è arrivato a Caporetto. Negli anni '80 si è stabilizzato in Istria. La prima segnalazione in Italia è del 1984. Oggi abbiamo una stima di circa 500 esemplari, in 94-95 gruppi riproduttivi.
Il lupo in Italia ormai è ben diffuso. Non è un problema per lo sciacallo?
In passato il lupo relegava lo sciacallo agli ambienti spinosi delle garighe costiere, il lupo è un corridore e ha bisogno di spazi aperti, lì non riesce a prenderlo. Il lupo sembra localmente ormai fuori pericolo dall’estinzione e allora perché in Italia lo sciacallo attualmente non appare in difficoltà? Forse perché ha trovato uno spazio intermedio. Dove il lupo viene allontanato dall’uomo (in gran parte degli agroecosistemi), lo sciacallo riesce a inserirsi. Vicino all'uomo, quindi, ma senza quelle caratteristiche che lo renderebbero problematico. Nei Magredi pordenonesi, per esempio, la convivenza va avanti dal 2019. Cosa possibile perché il lupo presenta densità abbastanza basse e lo sciacallo vive in tane di tasso in mezzo ai rovi. Lo sciacallo è una specie antropofila, favorita dalla presenza di agroecosistemi.
Luca LapiniCome lo possiamo riconoscere?
La taglia dello sciacallo è quella di un cane di 8 chili circa, anche se può arrivare fino a 15. Ha la coda molto corta, a differenza della volpe, con peli molto lunghi e la punta nera. Non ha i calzetti neri che ha la volpe e le orecchie non sono nere. Se lo vogliamo paragonare al lupo, pensate che il lupo arriva a pesare 35-38 chili, è quindi di taglia molto grossa. Ha una vita media di soli 3 anni, ma anche la volpe d'altronde generalmente arriva a 2. Il lupo può vivere anche 10-12 anni, ma ha una aspettativa di vita molto più breve, sempre per via della elevata mortalità giovanile che abbassa la vita di tutti i canidi selvatici
Lo sciacallo che tipo di socialità ha?
Intermedia tra quella della volpe e del lupo, la coppia monogama si riproduce ogni anno, ma i cuccioli formano un branco di giovani che stanno insieme fino a novembre-dicembre, sovente seguiti da una sorella maggiore che funge da Helper (aiutante) della madre nell’allevamento della nuova cucciolata. Il picco ormonale nello sciacallo arriva a un anno di età, e i maschi giovani a 11-12 mesi lasciano il branco familiare, entrando nella pericolosa fase della dispersione giovanile. I branchi quindi sono piccoli, con una media europea di 5,3 esemplari. Nella zona di Parma sono stati contati 12 esemplari, ma è un record. L'helper è una figura essenziale nell’economia della socialità di questo piccolo canide, generalmente sono femmine di un anno che si fermano con la madre per guidare la cucciolata dell’anno.
È un animale difficile da vedere?
L'incontro con un canide selvatico è un evento probabilistico, funzione della densità locale. È più frequente che lo si possa incontrare di notte, illuminato dai fari dell'auto. Tendenzialmente, quando lo si avvista, se ne va con la coda tra le gambe.
Può diventare un pericolo per l'uomo?
Lo sciacallo, per il peso che ha, non è pericoloso per l'uomo. Ci furono due casi di antropofagia in India, nel 1979. Si trattava di bambini di uno o due anni, in Europa non è possibile che accada perché nell’attuale situazione socio-economica nessuno li lascerebbe soli e incustoditi. Non è un pericolo nemmeno per un cane che non sia di piccolissima taglia; è difficile pensare che un chihuahua vaghi libero in campagna.
Uno sciacallo nel delta del Danubio © C. GallianiL'ululato è simile a quello del lupo?
Lo sciacallo ulula frequentemente, anche come risposta al suono della campane, delle sirene di una nave e o di una fabbrica. Ha un ululato molto più sottile rispetto a quello del lupo, un timbro correlato alla taglia dell'animale. Il lupo va sul do come nota, lo sciacallo ulula come ti puoi aspettare da un cagnolino di 8 chili.
Mangiano un po' di tutto, il che ha i suoi vantaggi ecosistemici...
Mangiano rifiuti, piccoli roditori, carcasse marce e putrefatte, resti da macellazione venatoria. Hanno imparato ad accorrere dove sentono sparare, perché sanno che possono trovare resti da macellazione venatoria. Ma arrivano a mangiare sacchi di monnezza che contengono anche mozziconi di sigarette e sovente ingoiano sterco di mucca. In generale rendono un notevole servizio ecosistemico all’economia umana. In Serbia e in Ungheria le statistiche venatorie indicano che non c'è nessun legame tra l'abbondanza di caprioli e di sciacalli. Nel Friuli-Venezia Giulia lo sciacallo dorato è stato inserito tra i grandi carnivori principalmente perché si trova sempre sui resti di prede uccise dal lupo rendendo più difficile accertare il danno e garantire i risarcimenti previsti per i danni alla zootecnia rurale. I danni alla pastorizia sono comunque limitati alla predazione di qualche agnello, in Friuli parliamo del 6% del totale delle richieste.