Una panoramica delle vette del massiccio del Gran Sasso © Marco IovenittiSoltanto domenica scorsa, una scialpinista francese è stata travolta da una valanga sul Monte Camicia. Soccorsa dal personale del 118 e dal Soccorso Alpino e Speleologico, è stata trasportata in ospedale con un politrauma, ma sempre cosciente. L'episodio ha riportato l'attenzione sul rischio valanghe nell'area: ne abbiamo parlato con Iovenitti, per comprendere meglio le cause e come cambiano i comportamenti da adottare per una frequentazione più consapevole dell'ambiente invernale.
Quali sono le condizioni attuali di innevamento sulla zona del Gran Sasso?
"Le condizioni attuali risultano essere più o meno omogenee. In particolare, sui versanti sud e sud-est la quota neve si attesta tra i 1600 e i 1700 metri, mentre a nord si registra un abbassamento della quota neve.
I versanti esposti al sole sotto i 2300-2400 metri sono in via di stabilizzazione, mentre al di sopra di questa quota persiste ancora neve non trasformata. Le precipitazioni attese nei prossimi giorni non apporteranno grandi quantità di nuova neve, ma modificheranno l'umidità di quella esistente."
Hai osservato diverse valanghe nella scorsa settimana, da ultima quella che ha travolto la scialpinista francese sul Monte Camicia. Quali sono state le cause?
"Le cause delle valanghe osservate in questo periodo sono da ricondursi alle intense perturbazioni di metà febbraio, unite a un'intensa attività eolica, soprattutto da nord, con conseguente accumulo di neve a sud e formazione di lastroni. Nei giorni successivi si sono verificate valanghe di neve soffice proprio sui versanti meridionali. Durante il weekend, l'aumento delle temperature ha appesantito gli strati superficiali del manto nevoso, indebolendone la coesione. Al passaggio degli sciatori, il distacco delle valanghe è stato favorito. Sul Monte Camicia, in particolare, ci sono state due valanghe nella stessa zona: la prima senza conseguenze, la seconda - circa due ore dopo - ha travolto la scialpinista francese. Abbiamo osservato in tutta la zona valanghe molto estese, di circa 250 metri di larghezza, con un trasporto lento di massa umida. Questo tipo di valanghe ha la caratteristica di travolgere gli sciatori eventualmente coinvolti senza necessariamente seppellirli. Tuttavia, l'orario di discesa diventa cruciale: scendere alle 14 con temperature elevate aumenta notevolmente il rischio. Le valanghe cosiddette 'bagnate' prendono velocità a seconda del terreno su cui scorrono. Su pendii aperti e blandi tendono a dispersi più facilmente, risultando meno alte e più diffuse. Se, invece, una valanga simile si incanala in un corridoio stretto, il rischio di essere completamente sepolti aumenta, con scarse probabilità di sopravvivenza a causa del peso della massa nevosa che tende a soffocare il travolto."
Quali sono i consigli per valutare, anche durante la gita, eventuali segnali di instabilità del manto nevoso?
"Data la situazione in costante evoluzione, è fondamentale valutare alcuni segnali prima di affrontare una discesa: osservare l'attività eolica pregressa, controllando l'orientamento delle cornici sulle creste, monitorare eventuali attività valanghive spontanee, scegliere accuratamente l'orario di discesa, evitando le ore più calde e, soprattutto, quelle successive."
A tutto questo si aggiunge anche una doverosa attenta analisi dei versanti
"Certamente: i versanti nord e le quote più alte rimangono ancora delicati, a causa della presenza di croste dovute alla fusione e al successivo rigelo. Occorre attendere una maggiore stabilizzazione di queste aree per potersi godere una discesa in condizioni di sicurezza accettabili."