Luce e Tenebre per Schüpbach, Sala e Schäli sulla Pioda di Sciora

I tre alpinisti si sono cimentati in un progetto che Silvan aveva in mente da tempo, per salire la parete nord. Difficoltà fino a M8, A3, 70° e una piccola disavventura "social"
La cordata svizzera © S. Schüpbach, F. Sala. R. Schäli

Il 6 e il 9 marzo si è formata una cordata d'eccezione per risolvere uno dei più interessanti problemi alpini ancora sul tavolo. Silvan Schüpbach, Filippo Sala e Roger Schäli hanno aperto una nuova via sulla Nord della Pioda di Sciora (3237 metri). La linea, di 700 metri, con difficoltà fino a M8, A3, 70° è stata battezzata Luce e Tenebre. Il team si è formato per iniziativa di Silvan, che aveva la linea in testa da tempo e cercava partner adatti per portare a termine il suo progetto. La Punta Pioda, o Pioda di Sciora, fa parte dell'omonimo gruppo, nei monti della Val Bregaglia ed è conosciuta principalmente per l'itinerario che sale lo spigolo nord-ovest, via aperta da Vitale Bramani ed Elvezio Bozzoli Parasacchi della SEM di Milano nel 1935, con difficoltà di V e A1, oggi reso più diretto - e impegnativo- da una variante di VI, VII grado.

Tornando all'impresa del terzetto di alpinisti svizzeri, ecco un estratto del ricco report che lo stesso Schüpbach ha pubblicato sui suoi social. "Questa sezione della parete molto ripida e compatta non era mai stata scalata e presenta difficoltà estreme. È un'altra pietra miliare del mio progetto a lungo termine per esplorare le dimenticate pareti nord delle Alpi. La nord di Punta Pioda spicca con il suo aspetto impressionante, in mezzo al gruppo Bergell Sciora. Difficile credere che, a parte un percorso sulla destra, nessuno abbia ancora toccato questo muro, che mi affascina ormai da qualche anno. Nonostante tutti i tentativi, qualcosa si è sempre messo in mezzo. Così anche quest'inverno: a dicembre ho potuto esplorare la prima parte con Ines Papert, ma a fine dicembre mi sono rotto un osso del piede e abbiamo dovuto mettere in pausa il progetto. A marzo finalmente siamo saliti alla capanna Sciora, zaini pesanti ma la motivazione era alta"

I tre in parete © S. Schüpbach, F. Sala, R.Schäli


Il racconto della salita rende l'idea del grande lavoro fatto. "A dicembre già dovevamo scalare alcune lunghezze di corda nella prima parte, ora è un semplice campo di neve e siamo velocemente sotto il primo gradino ripido. Il primo giorno riusciamo a fare solo quattro lunghezze di corda. La roccia è fragile e sabbiosa, purtroppo dobbiamo scalare parecchio in artificiale. Almeno cerco di scalare in libera in discesa, con discreto successo. Sistemate le nostre prime corde, torniamo al rifugio (...). La mattina dopo iniziamo il push, vogliamo rimanere in parete". I tre non trovano passaggio di altri alpinisti e proseguono con entusiasmo, ma incappano in una incomprensione che viene amplificata dai social media. "Dopo un duro lavoro, si arriva alla fine delle corde fisse a mezzogiorno con tutto il materiale in parete per tre giorni. Filippo e Roger continuano ad arrampicare, io preparo il bivacco. Nel pomeriggio ho visto due alpinisti venire alla baita. In quel momento penso che avremmo dovuto pulire meglio. D'altro canto il camino scavato, la scorta di legna riempita e l'acqua sulla stufa dovrebbe essere compensazione per lo scarso ordine, cerco di calmarmi. Ma mi sbaglio: quando Filippo e Roger tornano a al bivacco, siamo già stati rimproverati sui social. Certo, ci sentiamo in colpa e sappiamo che abbiamo commesso un errore. Nessuno vuole ripulire i casini degli altri. Tuttavia, ci stupisce che queste accuse - di un collega che conosciamo bene - non ci giungano direttamente, ma vengano denunciati pubblicamente. Cerco di raggiungere il mio collega telefonicamente e voglio scusarmi, ma non è raggiungibile e quindi posso solo chiedere scusa via whatsapp".
Archiviate le polemiche, ricomincia la sfida per liberare la via. "Fortunatamente, come prima lunghezza di corda del nostro terzo giorno, riesco a scalare un camino strettissimo e brutto, l'occupazione perfetta per portarmi ad altri pensieri...Più in alto salgo su una crepa diagonale molto ripida, che dovrebbe portarci all'ultimo bivacco. Salgo in libera difficoltà fino a M8 (...) ma la buona volontà diminuisce velocemente e passo alla arrampicata in artificiale, che è molto lenta, ma anche più sicura. Lascerò volentieri spazio a Roger più tardi, che ci condurrà alla Biwakband con l'ultima luce del giorno". Il quarto giorno è Sala a prendere l'iniziativa e porta la cordata fino in vetta. "È stata la nostra prima joint venture e abbiamo lavorato alla grande come squadra. In futuro, speriamo che tutti gli alpinisti seguano le regole dei bivacchi invernali (noi compresi) ma riteniamo che i conflitti dovrebbero essere risolti in una conversazione diretta e non attraverso i social media".

L'itinerario della via © S. Schüpbach, F. Sala, R.Schäli