“Il presidente del Tribunale regionale di giustizia amministrativa (Tar) di Bolzano ha firmato il decreto che salva la vita, sicuramente fino al 10 ottobre, ai due lupi condannati a morte da Kompatscher e Schuler (rispettivamente, presidente della provincia di Bolzano e assessore provinciale all'Agricoltura, ndr). Certificando la prima, sonora sconfitta al primo atto della giunta uscente sui lupi”. Sono le associazioni animaliste, Lega anti vivisezione (Lav), Lega nazionale per la difesa del cane (Lndc) animal protection e Wwf, ad annunciare la sospensiva concessa oggi (14 settembre), ventiquatt'ore dopo il deposito del ricorso contro l'ordinanza di abbattimento firmata dalla Provincia sabato pomeriggio.
Il primo passo, a giugno, era stata l'approvazione della legge provinciale “sulle aree di pascolo protette e sulle misure di prelievo dei lupi” e, il 17 agosto, del relativo regolamento di esecuzione. La Provincia di Bolzano si era così dotata di una serie di strumenti normativi per abbattere i lupi nelle 1.458 aree classificate come “zone pascolive protette” in ragione del fatto che in esse sarebbe stato “dimostrato un danno che giustifica un ordine di prelievo”. Ordine firmato per la prima volta sabato, con il presidente Kompatscher che ha autorizzato l'abbattimento di due esemplari in un raggio di 10 chilometri da alcune malghe del comune di Selva dei Molini. Luoghi “delle predazioni accertate”.
Ieri, però, è arrivato lo stop del Tar. Momentaneo: la sospensiva, precisano le stesse associazioni animaliste, resta in vigore “fino alla trattazione collegiale prevista alla prossima camera di consiglio, già fissata per il prossimo 10 ottobre."
Non si è fatta attendere la reazione della Provincia, che annuncia battaglia al Tar per difendere “la legittimità dell'autorizzazione al prelievo dei lupi”. Presidente e assessore “prendono atto con rammarico di questa decisione del Tribunale amministrativo. La popolazione di lupi, in rapida crescita in Alto Adige, rappresenta un grave pericolo per gli animali da allevamento e quindi per la tradizionale agricoltura alpina e di montagna, motivo per cui la rimozione è urgentemente necessaria”.