La parete sud-ovest del Manaslu, con la linea di salita seguita dai russi
Versante est del Manaslu
Versante est del ManasluSicuramente è una delle salite più interessanti della stagione himalayana, una stagione che si sta rivelando particolarmente ricca. Alle 13:00 (ora locale) del 22 ottobre scorso, un piccolo gruppo di alpinisti russi guidato da Andrey Vasiliev ha raggiunto la cima del Manaslu (8163 metri) dopo cinque giorni di arrampicata sulla parete sud-ovest, una delle più difficili e meno esplorate.
La spedizione, composta da Vasiliev, Sergey Kondrashkin, Natalia Belyankina, Kirill Eizeman e Vitaly Shipilov, ha scelto di affrontare la montagna in stile alpino, senza corde fisse, senza supporti né portatori d’alta quota.
Partiti dal campo base dopo aver completato l’acclimatazione sulla via normale, il piano originale dei cinque prevedeva una linea diretta attraverso il centro della parete, mai tentata prima, ma le condizioni instabili e il rischio di valanghe li hanno costretti a deviare verso sinistra, dove nel 1972 Reinhold Messner aveva aperto la “Tyrolean Route”. Durante la salita i russi hanno affrontato freddo intenso e raffiche di vento che hanno superato i 70 chilometri orari. Nonostante questo sono comunque riusciti a tracciare una variante della via Messner, a cui si sono rincongiunti in prossimità della cresta sommitale.
Lasciato il campo base il 17 ottobre, il gruppo ha raggiunto i 6900 metri per verificare la condizione della parete. Dopo due giorni di maltempo, il 20 ottobre hanno ripreso la salita, fermandosi a 7500 metri per la notte, trascorsa in una truna. Ogni mattina, ha raccontato Vasiliev a riprova del freddo, il gruppo si controllava le dita e i piedi alla ricerca di segni di congelamento prima di ripartire. Il 21 ottobre i cinque hanno raggiunto i 7700 metri dove hanno nuovamente bivaccato. Il giorno seguente hanno raggiunto la cima della montagna con un vento folle.
Parliamo di un itinerario parzialmente nuovo su una delle pareti considerate tra le più estreme di tutta l'Himalaya. I primi a salirla furono, nel 1972, Reinhold Messner e il suo compagno Franz Jäger che riuscirono a raggiungere la cima in stile leggero e senza ossigeno. Ma l’impresa costò la vita a Jäger, travolto da una bufera durante la discesa. Da allora, nessuno aveva più tracciato vie nuove su quel versante.
Un successo, sicuramente, quanto realizzato dai russi, ma ancora a metà. I cinque alpinisti sono infatti ancora impegnati nella discesa dalla montagna: visibilità ridotta, raffiche oltre i 100 chilometri orari e temperature in picchiata hanno reso il rientro verso il campo base un incubo. Attendiamo quindi di poter comunicare il buon esito della spedizione, con tutti gli alpinisti al sicuro al campo base. Nel frattempo le persone presenti al campo base e le autorità nepalesi stanno monitorando la discesa.