La redazione è stata contattata da diversi alpinisti che, in seguito alla notizia della salita di tutti i 14 Ottomila recentemente annunciata da Marco Confortola, hanno espresso perplessità su alcune salite dichiarate nel corso degli anni. Grazie al lavoro di Guido Sassi abbiamo raccolto e riportato le loro testimonianze così come ci sono state fornite, cercando di restituire un quadro il più possibile accurato, articolato e trasparente. Contestualmente abbiamo contattato lo stesso Confortola per offrirgli spazio di replica e possibilità di risposta.
Alpinisti in salita sul Kangchenjunga nel maggio 2022 © Instagram Seven Summit TreksSul sito internet di Marco Confortola, la guida alpina valtellinese ha aggiunto da qualche giorno il Gasherbrum I alla lista delle vette più alte della Terra da lui salite. La cima è stata conseguita il 20 luglio 2025 e dopo il rientro in Italia la notizia ha avuto grande eco nazionale. Il 1 agosto, al TG1, l'alpinista lombardo ha parlato di quanto sia stata significativa l'ultima salita. “Il momento più emozionante è stato il raggiungimento del quattordicesimo Ottomila, il Gasherbrum I”. La chiusura del cerchio ha rappresentato un risultato doppiamente importante, perché l'amputazione delle dita dei piedi - conseguente alla spedizione al K2 nel 2008 - ha reso la rincorsa alle cime himalayane ancora più difficile e dal rientro, Marco ha parlato ai media e nel corso di eventi pubblici del suo percorso alpinistico.
Nell'ambiente alpinistico si è levata però più di qualche perplessità e alcuni alpinisti hanno contattato la nostra redazione, contestando determinate cime – anche certificate – registrate negli ultimi vent'anni. Riportiamo dunque qui quanto ci è stato raccontato da diversi alpinisti e, contestualmente, abbiamo contattato Marco Confortola per offrirgli spazio di replica e possibilità di rispondere a queste voci. La risposta ricevuta è stata di contattare i suoi legali per ogni chiarimento. Naturalmente, restiamo disponibili a parlare con chi di dovere per fugare ogni possibile equivoco.
Silvio Mondinelli, che già nel 2007 aveva salito tutti gli Ottomila senza utilizzare bombole di ossigeno, ricorda alcune esperienze condivise. Tra queste l'Annapurna (8091 metri), nel 2006, una salita che gli ha creato disagio per come Confortola ha approcciato il raggiungimento della vetta. “La vera cima l'abbiamo fatta io e uno sherpa. E dopo, lui [Confortola, ndr] è arrivato sulla cresta, ma non è venuto sulla cima. Facciamo che mancava ancora mezz'ora, sulla cresta sarai a 8000-7950 metri. E dopo ci siamo trovati sulla cresta, io, lui e lo sherpa e abbiamo fatto le foto. Però io ho anche l'altra foto, con la piccozza e il bastoncino, che sono in cima. Dopo, Marco Camandona [che conferma di averli incrociati entrambi poco sotto la cresta dove Confortola ha scattato la foto, ndr] si è fermato al campo 3, mentre io lui e lo sherpa siamo scesi al campo base, abbiamo camminato tutta notte. Quando siamo arrivati, io ho fatto vedere agli altri la foto della cima, lui l'altra. Lì non ho avuto il coraggio di dire niente, ma gli altri si sono accorti. Mi sono detto ‘lasciamo stare’, anche perché la spedizione era stata sfortunata [si riferisce al rientro di Abele Blanc per un lutto familiare, ndr]. Però mi ha dato fastidio che poi Marco ha scritto di avere fatto la cima”.
L'Annapurna di Confortola è certificato anche dall'Himalayan Database, prima tenuto da Elizabeth Hawley e attualmente da Billi Bierling: nella relazione si evince che “Mondinelli e Pemba Rinzi hanno raggiunto la cima alle 12.00, Confortola alle 12.40, Camandona alle 13.00”. A onore di cronaca, l'Annapurna presenta una lunga cresta e una diffusa free zone, vale a dire un'area che viene considerata valida per ottenere il riconoscimento della cima da parte degli alpinisti che sbucano dai vari versanti. Confortola potrebbe essersi trovato già all'interno di quella zona e da qui il motivo della certificazione. Silvio comunque oggi è irritato dal fatto che la maggiore fatica da lui sostenuta nel raggiungere il punto più alto non sia stato motivo di confronto. A distanza di anni e alla luce di ulteriori vette che altri alpinisti hanno messo in dubbio per quanto riguarda Confortola, Mondinelli sente il bisogno di parlare. “Avrebbe pure potuto chiamarmi e invece ha fatto finta di niente. Al tempo avevo lasciato stare, ma ora mi girano le scatole che faccia certi annunci, anche perché si è allungata la lista delle salite in dubbio. Lo ritenevo una persona a posto, anche perché è uno che ti dà una mano: è gentile, simpatico, ha sempre portato i suoi carichi. Ma come fai ad affermare certe cose?”.
Le perplessità di Mondinelli sono anche altre. “Sul Nanga Parbat è stato lui stesso a riconoscere di non essere stato sulla cima. Come fai a dire una cosa e poi il suo contrario?”. Silvio fa riferimento a un post Facebook del profilo Marco Confortola – Mountain Guide & Alpinista & Formatore, del 7 luglio 2023, che riporta il virgolettato dello stesso alpinista. Qui ne riportiamo un estratto. “Raggiunta la sommità della montagna ho razzolato per diversi minuti alla ricerca delle bandiere nepalesi che indicano la vetta, la bufera di neve (arrivata poco dopo questo video) e il freddo mi hanno fatto desistere nel continuare e ho iniziato la discesa (…). Ora a bocce ferme, sono sereno, per quanto possa esserlo una persona che arriva ad un passo dall'obiettivo e non riesce ad afferrarlo”. Proprio in questi giorni Confortola ha però rilasciato una nuova intervista alla Gazzetta dello Sport in cui completa la spiegazione. “Quell’anno, prima di partire, mia moglie mi regalò un Garmin. Io sono negato con la tecnologia, ma me lo misi nello zaino. Arrivato sulla cresta sommitale c’era tempesta e io non trovai il famoso tubo di Messner con il biglietto di vetta. Ma il tracciatore gps registrò invece il mio arrivo in vetta: ho il certificato del Club Alpino Pakistano che ha analizzato il mio Garmin”. Da noi contattato, Confortola ci ha trasmesso la foto del certificato, anche se non ci ha autorizzato a pubblicarla e ha rifiutato di parlarci direttamente per fornire una più completa spiegazione o prove relative alle varie salite. Ci ha invitato invece, come già riportato, a contattare i suoi legali per ulteriori approfondimenti.
Il post sulla rinuncia al Nanga Parbat a cui fa riferimento Silvio MondinelliTestimone indiretto delle rimostranze di alpinisti e addetti ai lavori sarebbe invece Simone Moro: “Nel 2022 mi trovavo al Kangchenjunga a fare il pilota di elicottero, come soccorritore e trasportavo gli alpinisti al e dal campo base. Ho portato anche lui, personalmente e a fine spedizione ho riportato indietro i suoi bagagli, tutti i summiters e il suo sherpa. E il suo sherpa [Nuri Sherpa, ndr] mi ha detto di avere insistito affinché Marco coprisse l'ultimo tratto per arrivare alla vetta, che doveva essere tra i 70 e i 100 metri, anche usando l'ossigeno. In questo modo lo sherpa avrebbe preso anche il summit bonus. E Marco gli ha detto: no per me la cima è qui. Anche altre persone, che sono state in cima al Kangchenjunga, mi hanno detto che quel giorno non l'hanno visto e a quelle stesse persone, una volta al campo base, ha ribadito che per lui la cima era lì. A suffragio di questo, nella lista dei summiters pubblicata dall'agenzia che ha organizzato la spedizione [Seven Summit Treks, ndr] non compare il nome di Confortola e il direttore dell'agenzia [Thansewar Guragai, ndr] mi ha detto di avere ricevuto un complain [una rimostranza, ndr] per non essere stato inserito nella lista. La risposta del titolare è stata che, dal momento che lo sherpa e gli altri alpinisti hanno dichiarato che lui non aveva fatto la cima, si è comportato di conseguenza”.
Il post dell'agenzia Seven Summit Treks con l'elenco degli alpinisti che hanno fatto vetta sul Kangchenjunga, dove non viene citato Marco ConfortolaMoro ci tiene però anche a sottolineare il motivo per cui ha deciso di parlare. “Lo dico a favore della verità e non contro qualcuno, perché a tutti è chiesto di fornire prova di ciò che si fa. Lo si chiede a Confortola, come a Camandona, come a Mondinelli e al sottoscritto. Dal momento che ci sono state salite storiche che, mancanti di prove, sono state messe in dubbio – pensiamo a Maestri, persino allo stesso Messner – mi sembra giusto che sia usato lo stesso metro per tutti. E bisognerebbe verificare se nei database, mi riferisco per esempio a quello di Elizabeth Hawley, le salite registrate coincidono con le versioni e nei dettagli anche con ciò che è stato dichiarato dai vari protagonisti”.
Riguardo al Kangchenjunga, la cima non è registrata sull'Himalayan database e si erano effettivamente aggiunte altre rimostranze, riportate per esempio al tempo dal sito specializzato Explorersweb. Shehroze Kashif, che aveva raggiunto la cima alle 15 di quel 5 maggio, aveva sostenuto che una delle due foto di vetta di Confortola sarebbe stata croppata - ritagliata e ingrandita - dalla propria, mostrando una sezione della montagna che non corrispondeva alla cima, ma un tratto più in basso. A suo tempo Confortola aveva poi spiegato al sito web Montagna.tv che effettivamente la foto non era sua, ma era stata postata per eccesso di zelo dal ragazzo del suo staff che aiutava con i social e che aveva commesso l’errore. L'alpinista aveva anche spiegato di aver contattato Kashif per avvisarlo e chiedergli scusa per l’accaduto. L'altra foto inquadrava l'orologio con l'altitudine, quindi in nessuna delle due si vede il volto di Confortola. Pochi giorni dopo il suo ritorno a casa, anche Wilco van Rooijen, che aveva tentato la vetta, aveva aggiunto particolari. “Marco ha mostrato con orgoglio le sue foto sul cellulare. Era vicino alla cima. Sullo sfondo si vedevano circa quattro o cinque scalatori in tuta rossa che salivano più in alto. Ma Marco ha detto che la cima era sacra e che il luogo in cui si era fermato era la cima rituale. Cas [van de Gevel, ndr] e io ci siamo guardati. Conosciamo anche noi le foto degli scalatori che si erano fermati poco prima della cima sacra, ma quel punto sembrava davvero diverso. Inoltre, se si vogliono completare i quattordici Ottomila, bisogna avere delle foto di vetta convincenti”.
La foto originale di Shehroze Kashif’ da cui proviene il ritaglio
Il ritaglio della foto di Shehroze Kashif postato da Confortola sui suoi canali social
Il post con la foto del guanto con l'orologio indicante la quota di vetta del KangchenjungaIl presidente generale del CAI, Antonio Montani, ha così commentato la vicenda: “Premetto che la corsa agli Ottomila è finita da diversi decenni e non ha più alcun senso. Come Club Alpino Italiano vogliamo confidare nella lealtà di chi pratica questa disciplina, che ha forti connotazioni ideali, come è l’alpinismo, nell’attestare sempre la veridicità di quello che accade. È importante che chi affronta imprese così impegnative lo faccia non solo con coraggio, ma anche con senso di responsabilità verso la comunità alpinistica, nel rispetto della verità e della trasparenza. Solo così si preservano i valori profondi che rendono l’alpinismo una pratica culturale, etica e non solo sportiva”.
Questo è il quadro di nostra conoscenza a oggi. Attendiamo di comprendere quali elementi di novità si potranno avere in futuro per integrare le informazioni in possesso e fare maggiore chiarezza.