Marco Maccarini, 160 km a piedi da Milano a Torino per presentare il primo libro

L'ex vj di Mtv alla Sala della Montagna con "Un decimo di te", ad applauderlo un pubblico trasversale che abbraccia due generazioni. "Non mi interessa arrivare, il significato sta nel viaggio e nell'incontro, anche con se stessi".
Marco Maccarini presenta “Un decimo di te” alla Sala della Montagna (Salone del Libro di Torino). Foto Pamela Lainati

Grida da stadio, folle esultanti, la Sala della Montagna esplode quando arriva Marco Maccarini, con tutta l’energia del vj navigato, del conduttore da folle in musica, da grande comunicatore capace di parlare a una fascia di età che per un istante mette d’accordo la Generazione X con la Z: per intenderci, quelli che i figli di oggi chiamano boomer, persone che hanno fra 60 e 45 anni, ma considerati vecchi da gente di 28-13 anni (soprattutto quelli nati più a ridosso del 2012, oltre la quale subentrano gli Alpha). Quelli che oggi non sanno nemmeno cosa fosse Mtv, di cui Maccarini fu tra i primi vj, o i Simpson, il dissacrante cartone targato Matt Groening che nel palinsesto televisivo veniva subito prima nel tandem più guardato all’epoca per chi frequentava ancora la scuola. Erano gli anni ’90, già impazzava Non è la Rai e Mtv portava in tv una ventata di freschezza e spontaneità nel paludato modo di fare televisione. 

Così fra il pubblico del Salone sedeva chi era in vena di farsi una risata ripensando ai bei tempi spensierati, sentendo pulsare in petto ancora un briciolo di quella gioventù, e chi con il suo aspetto gli ricordava che la gioventù oggi è tutt’altra cosa. Eppure, il motivo per cui stavano tutti lì insieme era un libro. Sul cammino. Sul senso che, con le parole del fondatore di Patagonia Yvon Chouinard, si può sintetizzare nel “Less is more”. Il titolo è già una dichiarazione d'intenti: Un decimo di te. Camminare e scoprire l'essenziale, con lo zaino leggero e il cuore aperto (pp. 224, 16,90 euro, Limina 2025).

La copertina del libro.

Maccarini è arrivato a Torino a piedi da Milano: 160 km zaino in spalla, borraccia alla mano, un sorriso per tutti. Cappellino bianco e nero sintomo di un animo incapace di invecchiare (è del ’76), non c’è più l’“ananas di dread biondi” dei tempi di Mtv, ma la zazzera color cenere sbuca ugualmente ribelle (regalo di mamma, che siede in platea), mentre Maccarini si muove come argento vivo sul palco, forse troppo stretto per contenere tutta la sua energia. A farlo dialogare c’è Eugenio degli Eugenio in Via Di Gioia, gruppo musicale torinese pop-folk che, fra le altre cose, nel settembre 2019 ha lanciato la campagna di crowdfunding “Lettera al prossimo”, in collaborazione con Federforeste e Coldiretti, per raccogliere fondi per ripiantare una foresta danneggiata dalla tempesta Vaia.

Camminare per tante ore al giorno ti permette di passare molte ore con te stesso in mezzo alla natura, è impossibile non trovare un qualcosa di profondo dentro di sé”. Parte in quarta Maccarini, spiegando alla platea di non aver scelto il treno per venire al Salone: 160 km a piedi non sono pochi e lui li racconta con serenità, con lo zaino grigio posato lì di fianco alla sedia. Come se fosse un viandante d’altri tempi. “Quando cammini non puoi non incontrare la parte bella dell’umanità, quella che se ti vede che hai bisogno ti aiuta, anche solo regalandoti un sorriso o facendoti riempire la borraccia. Sono consapevole di essere fortunato, cammino per piacere e non per necessità, siamo nati in un paese libero che ci consente di poterlo fare, bisogna ricordarcelo”.

La scoperta del valore dell’andare a piedi non è cosa di oggi, visto che già nel 2005 Maccarini aveva percorso il Cammino di Santiago quando “non l’aveva fatto ancora nemmeno Fabio Volo”, scherza, “solo che io me lo ero tenuto per me”. Di quell’esperienza non ricorda particolari agnizioni all’arrivo, ma il piacere degli incontri fatti durante il percorso, la fatica fisica e le vesciche ai piedi, per questo nel suo libro ha inserito anche qualche piccolo consiglio tecnico su come prepararsi al meglio a uno sforzo prolungato, per evitare fastidi e dolorini vari, e cosa mettere nello zaino.

Il messaggio più bello lo mette in luce Eugenio: non bisogna per forza arrivare. “Non ho mai sentito la necessità di scalare le vette, di andare lassù, di conquistare qualcosa. Mi piace moltissimo vederlo negli altri, trovo interessanti le grandi imprese degli alpinisti, ma se vedo una montagna vedo un ostacolo e, sarà per pigrizia, ma ci giro intorno, non ho bisogno di andare su per scavalcarla. Non mi interessa arrivare da qualche parte”.

E questo si collega alla scelta del titolo: “un decimo di te”, cosa significa? “Il cammino è di per sé una facile allegoria della vita, con i bivi, le scelte, le necessità, i pesi che ci porta ad affrontare. Camminando si ha tempo per pensare a se stessi, al proprio passato, a situazioni anche dolorose, alcune le accetti, altre scivolano via. Ma ho scoperto che più si è leggeri e più si riesce a camminare, ad andare avanti. Il 10% del tuo peso corporeo tecnicamente è quello che dovrebbe pesare lo zaino: tutto il resto non serve. Più si va avanti e più si capisce, anche se fatichiamo a staccarci, perché in fondo ci piace crogiolarci in certe situazioni. Quello che è oltre pesa sulle spalle, vi rallenterà impedendovi di godere del vostro cammino. Giocate alla metafora e capirete dove sta quel decimo”.