Marmolada sotto coperta: protezione o greenwashing?

Sul ghiacciaio della Marmolada sono stati stesi 30mila metri quadrati di teli geotessili per rallentare la fusione estiva. Ma scienziati ed esperti avvertono: interventi simili, seppur localmente efficaci, non sono una soluzione alla crisi climatica e rischiano di alimentare una narrazione fuorviante.
I teli geotessili posati a protezione del ghiacciaio © Facebook Mountain Wilderness

Negli ultimi giorni, sul ghiacciaio della Marmolada sono comparsi ampi teli geotessili, che avrebbero l’obiettivo di limitare la fusione estiva. L’azione, fortemente voluta dalla società che gestisce gli impianti sciistici, ha ricevuto il via libera dopo un lungo contenzioso legale con la Provincia autonoma di Trento, conclusosi con una sentenza favorevole del TAR di Trento, in linea con quanto già espresso dal Consiglio di Stato.

Sul ghiacciaio più importante delle Dolomiti, che si estende tra i 2700 e i 3300 metri, sono stati stesi 30mila metri quadrati di telo, distribuiti sulle piste “Sass del Mul A” e “Sass del Mul B”. I teli, larghi 5 metri, lunghi 70 metri e spessi quasi 4 millimetri, vengono posati ogni estate nei punti più vulnerabili, dove l’albedo (capacità di riflettere il calore solare) è critica. Sul ghiacciaio della Marmolada le temperature possono infatti oscillare da –2 °C al mattino a +10 °C a mezzogiorno, condizioni che senza protezioni comporterebbero rapida fusione.

 

I teli sono davvero efficaci?

La strategia di coprire i ghiacciai con degli speciali teli per impedirne la fusione non è certo nuova. Negli anni è stata sperimentata due volte in Trentino, sui ghiacciai del Presena (dal 2008, con una riduzione della fusione fino al 50 %). Sicuramente conferisci indubbie protezioni localizzate. Esatto, localizzate. È infatti per questa ragione che molti glaciologi esperti mettono in guardia contro un possibile greenwashing. In una lettera firmata da 44 glaciologi, dal titolo “Perché coprire i ghiacciai con dei teli non è una buona idea”, scrivono che i teli, composti al 95% di plastica, si degradano in pochi anni, lasciano microplastiche nei torrenti e richiedono ingenti risorse energetiche per la loro gestione, potenzialmente aggravando le emissioni di CO₂. Tra i firmatari anche il professor Marco Giardino, del Comitato Glaciologico Italiano, che ci spiega come "dal punto di vista energetico, l’uso dei teli non è una soluzione efficace per la salvaguardia dei ghiacciai. Può avere una certa utilità nello snow farming (la conservazione della neve), ma non per contrastare realmente la fusione glaciale”. Questo per tante ragioni tra cui “i costi energetici per produrre i teli, trasportarli in quota, posizionarli e poi rimuoverli ogni anno”. Senza dimenticare che i teli “si deteriorano facilmente e alla fine vengono spesso abbandonati sul posto dei grossi residui”.

Inoltre, evidenzia Mountain Wilderness in un post social, i teli sulla Marmolada sono stati posti principalmente nelle zone sciabili, anziché sull'intero ghiacciaio. “Un intervento costoso e impattante, utile solo a garantire la sopravvivenza di un modello turistico insostenibile, mentre la montagna grida vendetta sotto il peso della crisi climatica” scrivono.