Reinhold Messner e Peter Habeler
Rehinold Messner
Reinhold Messner, 1985, in Pamir Mountains - Jaan Künnap - Wikimedia Commons - CC BY-SA 4.0
Reinhold Messner in Pamir nel 1985. Foto Wikimedia Commons
Reinhold Messner in cima all'Everest durante la sua salita solitaria del 1980
Reinhold Messner solitario in cima al Nanga Parbat durante la sua salita solitaria del 1978Il 16 ottobre 1986, nel primo pomeriggio, Reinhold Messner (con Hans Kammerlander) raggiunge la cima del Lhotse. È il suo quattordicesimo Ottomila, e Reinhold è il primo uomo della storia. La corsa pionieristica agli Ottomila è durata quattordici anni, dal 1950 (l’Annapurna dei francesi) al 1964, con lo Shisha Pangma, il più facile, a opera dei cinesi che fino ad allora avevano vietato l'avvicinamento alla montagna. Poi le spedizioni si sono alleggerite e sono arrivate le scalate in stile alpino, di cui Messner è stato un antesignano con Habeler, Machetto e altri. Per la seconda corsa, quella del singolo scalatore, ci sono voluti sedici anni. Messner, che aveva iniziato con il Nanga Parbat nel 1970, ha preceduto di undici mesi il polacco Jerzy Kukuczka, che morirà nel 1989 sul Lhotse. Dopo Messner (1986) e Kukuczka (1987), hanno firmato gli Ottomila lo svizzero Erhard Loretan (1995), il messicano Carlos Carsolio (1996), il polacco Krzysztof Wielicki (1996), gli italiani Fausto De Stefani e Sergio Martini (1998), lo spagnolo Juanito Oiarzábal (1999), i sudcoreani Young-Seok Park e Hong-Gil Um (2001), lo spagnolo Alberto Iñurrategi (2002) e il sudcoreano Wang-Yong Han (2003). Poi l’elenco si è allungato più rapidamente.
Ma un conto è scalare le vie normali con i supporti delle grandi spedizioni, altro è salire aprendo vie nuove o concatenare le vette in stile alpino. Nel 1975, con Peter Habeler, Messner inaugura le spedizioni superleggere in Himalaya scalando l’Hidden Peak in stile alpino. La replica arriva tre anni dopo, quando i due riescono a salire l’Everest senza fare uso di bombole a ossigeno. La conferma arriva ancora da Messner, solo, nell’agosto dello stesso anno: sale e scende in tempo record la pericolosa e bellissima parete di Diamir sul Nanga Parbat, forse la più limpida impresa della sua carriera. E si ripete nel 1980, raggiungendo la vetta dell’Everest, ancora senza compagno e senza ossigeno, lungo il severo e sconfinato versante nord ovest. Nel 1982 Messner mette nel carnet tre cime: il Kangchenjunga (con il generoso Friedl Mutschlechner), il Gasherbrum II e il Broad Peak. Due anni dopo, con Hans Kammerlander, ritorna all’avanguardia con la prima traversata in stile alpino di due Ottomila: i due Gasherbrum in un colpo solo; e nel 1985 risponde all’invidia di chi lo vede tritato nella macchina del business con la prima salita, in compagnia del fedele Hans, della nord ovest dell’Annapurna.
La corsa di Jerzy Kukuczka
L’esordio di Jerzy Kukuczka è il pilastro sud dell’Everest, con la spedizione polacca del 1980, seguito nel 1981 dalla salita solitaria del Makalu per una via nuova. Con Wojtek Kurtyka forma una delle più formidabili cordate del mondo. La progressione di Kukuczka continua impressionante, inarrestabile, mentre Kurtyka si dedica alle grandi difficoltà d’alta quota. In meno di un mese, tra il 21 gennaio e il 15 febbraio del 1985, Jerzy porta a termine le prime invernali del Dhaulagiri (con Andrzej Czok) e del Cho Oyu (con Andrzej Heinrich). Infine, nello stesso anno, sale il Nanga Parbat per il pilastro sud est, mai scalato. Il 1986 è tragico, perché la prima invernale del Kangchenjunga (con Wielicki e Czok) costa la vita ad Andrzej e alla disumana via nuova sulla parete sud del K2 consegue la caduta mortale di Tadeusz Piotrowski. Ma il morale di Jerzy sembra inalterabile e in novembre trova la forza per una prima sul Manaslu con Artur Hajzer. La sua personale epopea degli Ottomila si conclude alla grande nel 1987, con la prima invernale dell’Annapurna e una nuova via sulla parete nord ovest dello Shisha Pangma.