Martin Sieberer in un momento di pausa
Il Chumik Kangri
Simon Messner e Martin Sieberer in un momento di pausa
I due in salita
In salita
Simon Messner e Martin Sieberer in un momento di pausa
BivaccoSi è conclusa senza vetta la spedizione di Simon Messner e Martin Sieberer nell'area del Saltoro, regione del Karakorum al confine tra Pakistan e India. I due alpinisti hanno deciso di rinunciare alla salita del Chumik Kangri (6745 m), obiettivo mantenuto riservato fino all’ultimo, a causa del maltempo e delle condizioni rischiose della via identificata.
La montagna, descritta da Sieberer come “massiccia e complessa”, si trova in un’area rimasta chiusa agli stranieri per oltre quarant’anni, al centro delle tensioni geopolitiche del Siachen, un tempo noto come “il campo di battaglia più alto del mondo”. Solo quest’anno le autorità pakistane hanno riaperto l’accesso, attirando numerosi alpinisti su cime vergini.
La rinuncia
Dopo tre settimane trascorse tra acclimatazione e attese al campo base, il peggioramento del tempo e la neve inattesa portata dal monsone hanno spento le speranze di Messner e Sieberer. “Alla fine la motivazione era esaurita – ha ammesso Messner – e abbiamo scelto di non tentare un secondo attacco”.
Il ritiro è arrivato pochi giorni prima che un’altra cordata, composta dai polacchi Michal Czech e Wadim Yablonski e dallo slovacco Adam Kaniak, firmasse la prima salita del Chumik Kangri in stile alpino lungo la parete sud. Il trio ha battezzato la via The Great Gig in the Sky, affrontando difficoltà fino a M6, A1, ED1, con due bivacchi in quota e una discesa impegnativa segnata da venti calate in corda doppia.
Nonostante la beffa della prima ascensione mancata per pochi giorni, il tono di Sieberer è rimasto sportivo: “Sono felice per loro, erano molto motivati e più concentrati di noi, che avevamo anche una troupe cinematografica al seguito”.
Messner, a distanza di alcuni giorni, ha espresso sentimenti simili: “All’inizio ero deluso, ma ora che sono a casa, vicino a famiglia e amici, non mi pento della decisione. Abbiamo esplorato una valle rimasta chiusa per decenni, visto montagne incredibilmente belle e, soprattutto, siamo tornati tutti sani e salvi. È questo che conta di più”.
La spedizione si chiude quindi senza vetta, ma con la consapevolezza di aver aperto una finestra su un territorio nuovamente accessibile e ricco di possibilità per il futuro. “Abbiamo già molte idee per tornare" ha promesso Messner.