Michel Piola e la generazione che ha reinventato la scalata sul Monte Bianco

Dagli anni Ottanta, il fuoriclasse svizzero Michel Piola ha tracciato vie iconiche sulle pareti di granito del massiccio, fondendo avventura e sicurezza. Con stile e visione, lui e i suoi compagni hanno trasformato l’arrampicata in un’arte aperta a chi cerca bellezza e impegno.
Michel Piola in bivacco

Lo svizzero Michel Piola si mette in luce alla fine degli anni Settanta con un itinerario impressionante sul pilastro settentrionale dell’Eiger e nel 1981 con la direttissima al Naso di Zmutt, lo strapiombo della parete nord del Cervino, in compagnia di Pierre Alain Steiner. L’attività di Piola cresce rapidamente sia in termini quantitativi che qualitativi, con una predilezione sempre più spiccata per il solare protogino del Monte Bianco. Il 12 agosto 1982, sul Pilone Centrale del Frêney che aveva imposto una tragica ritirata a Walter Bonatti e compagni nella tempesta di luglio del 1961, Piola disegna con Steiner e Jöri Bardill una linea diritta a sinistra della via classica, piantando i tre spit più alti d'Europa. Sei giorni più tardi, sulle fantastiche placche del Grand Capucin, per lui e Steiner matura il tempo di Voyage selon Gulliver, il viaggio del piccolo Gulliver. L’itinerario è classificato ABO inferiore, che è un’ironica abbreviazione di Abominable (Abominevole) e si colloca un gradino più in alto dello storico ED (Estremamente Difficile) della scala ufficiale. La via comporta passaggi obbligatori di settimo grado superiore. Sempre sul Grand Capucin, nell’estate del 1983, i francesi Eric Escoffier e Thierry Renault riescono finalmente a liberare la famosa via artificiale di Walter Bonatti e Luciano Ghigo, uno dei primi itinerari storici su cui – a partire da Jean-Claude Droyer nel 1977 – si erano misurati in leggerezza e velocità gli arrampicatori della nuova scuola.

In seguito risulta sempre più difficile seguire l’opera di Piola, inarrestabile, come peraltro quella del concittadino Romain Vogler, l’elegante e colto ricercatore con il quale Michel divide forse i giorni più belli. Con il passare degli anni gli apritori di vie assomigliano sempre meno agli austeri e impenetrabili alpinisti del passato, trasformandosi in Pigmalioni dell’arrampicata. Chi traccia una nuova via non è più solo l’autore che firma una prima come firmerebbe un quadro, ma diventa il ricercatore-chiodatore-divulgatore che individua un percorso, lo attrezza e offre al ripetitore l’occasione di cimentarsi a sua volta per il suo piacere. Va da sé che più è bella la via, più è amato l’apritore. In questo senso Piola è un brand e una garanzia, perché i suoi tracciati assicurano la sicurezza dell’arrampicata post eroica unita all’ingaggio di itinerari estetici e mai banali. Non per tutti. Con competenza, occhio e abilità da veri ricercatori, Piola e compagni reinventano la scalata sul Monte Bianco senza tradire l’avventura.