Miss Elizabeth Hawley
Miss Elizabeth Hawley con Reinhold Messner
Miss Elizabeth Hawley con Ueli SteckQuando Elizabeth Ann Hawley nacque a Chicago il 9 novembre 1923, nessuno avrebbe potuto immaginare che un giorno sarebbe diventata la più autorevole cronista delle spedizioni himalayane. Laureata all’Università del Michigan, iniziò la sua carriera come giornalista e ricercatrice negli Stati Uniti, ma il desiderio di vedere il mondo la spinse a lasciare tutto e intraprendere un lungo viaggio. Era il 1957 quando decise di abbandonare la routine americana per partire verso terre lontane; due anni dopo, nel febbraio del 1959, approdò in Nepal. All’epoca, il piccolo regno himalayano aveva da poco aperto le porte agli stranieri: era un luogo misterioso, remoto e magnetico, che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
Elizabeth rimase affascinata da Kathmandu e decise di stabilirvisi. Cominciò a lavorare come giornalista freelance per varie testate internazionali, tra cui Reuters, occupandosi di politica, società e - presto - di alpinismo. Nel 1963 seguì la spedizione americana all’Everest, e fu allora che si rese conto di quanto poco fosse documentato ciò che accadeva sulle montagne del Nepal. In un ambiente in cui le conquiste e i fallimenti si confondevano spesso con leggende e versioni contrastanti, Hawley decise di fare ciò che nessuno aveva mai fatto prima: verificare, registrare e archiviare in modo sistematico tutte le spedizioni che salivano sulle vette dell'Himalaya nepalese.
Un lavoro titanico, che avrebbe occupato tutta la sua vita. Armata di taccuino, penna e una determinazione ferrea, Elizabeth incontrava ogni spedizione che passava per Kathmandu. Intervistava gli alpinisti uno per uno, chiedendo dettagli precisi: la data dell’ascesa, le condizioni meteo, i membri del gruppo, perfino i colori delle tende. Il suo rigore era leggendario. Molti ricordano le sue domande incalzanti, la sua capacità di individuare incongruenze e la sua inflessibilità nel distinguere un successo da una dichiarazione non verificata. Non aveva mai scalato una montagna (amava dire che la cima più alta raggiunta nella sua vita era una collina del Vermont) ma la sua conoscenza delle vette nepalesi superava quella di quasi chiunque altro.
Negli anni, dalle sue innumerevoli interviste nacque l'Himalayan Database, un archivio monumentale che oggi raccoglie informazioni su migliaia di spedizioni e decine di migliaia di ascensioni. Per l’intera comunità alpinistica internazionale, essere registrati da Miss Hawley equivaleva a ricevere una sorta di certificazione di autenticità: se lei riconosceva la vetta, allora la salita era reale. Per questo molti la chiamavano affettuosamente (e con un po’ di timore) la “Sherlock Holmes dell’Himalaya”.
Oltre al suo lavoro giornalistico, Elizabeth Hawley fu anche Console Onorario della Nuova Zelanda in Nepal per vent’anni, un incarico che le valse la Queen’s Service Medal nel 2004. Ricevette inoltre il Sagarmatha National Award dal governo nepalese, la King Albert I Memorial Foundation Medal e il titolo di membro onorario dell’Alpine Club di Londra. Nel 2014, in segno di riconoscenza, il Nepal dedicò a lei una montagna: il Peak Hawley, alto 6182 metri, nella catena del Dhaulagiri.
Nonostante la sua fama, Miss Hawley condusse una vita sobria e riservata. Il suo ufficio a Kathmandu era un piccolo regno fatto di cartelle e documenti accumulati in decenni di lavoro. Continuò a intervistare alpinisti fino a tarda età, mantenendo sempre la stessa lucidità e la stessa severità professionale. Solo nel 2016, ormai ultra novantenne, decise di ritirarsi.
Elizabeth Hawley morì a Kathmandu il 26 gennaio 2018, all’età di 94 anni, a causa di una polmonite. Con la sua scomparsa il mondo dell’alpinismo perse una testimone rigorosa e imparziale di un’epoca irripetibile. La sua eredità resta invece intatta: l'Himalayan Database continua a essere arricchito da un team dedicato, consultato da studiosi, giornalisti e appassionati di tutto il mondo, e rappresenta ancora oggi la fonte più completa e affidabile sulle ascensioni himalayane.