In un’area operativa di circa due chilometri quadrati si alternano banconi di roccia calcarea triassica e giurassica, con una potenza stratigrafica superiore ai 1200 metri. Un ambiente aspro e affascinante, per certi versi simile al Monte Canin, ma più remoto e selvaggio, dove ogni passo in superficie potrebbe preludere alla scoperta di squarci oscuri e ingressi appena accennati. Da lì gli speleologi scenderanno in profondità, accompagnati soltanto dal rumore delle gocce d’acqua e dal proprio respiro.
La spedizione si pone tre obiettivi principali: proseguire le esplorazioni di alcune cavità individuate nel 2024 e completarne la mappatura; individuare ed esplorare nuove grotte grazie a ricognizioni mirate e all’impiego di tecnologie come droni, GIS, modelli digitali del terreno e foto aeree; raccogliere dati geologici e materiale multimediale per studi scientifici e per raccontare al pubblico il lavoro sul campo.
Il team riunisce nove speleologi della Commissione Grotte Eugenio Boegan – Laura Bertolini, Silvia Foschiatti, Veronika Paulina, Adriano Balzarelli, Alberto Giorgi, Andrea Lalovich, Umberto Mikolic, Rocco Romano e Cristiano Toffoletti – insieme a Daniele Santarossa (Unione Speleologica Pordenonese), Ida Cossettini (Circolo Speleologico Idrologico Friulano di Udine) e Lorenzo Scaini (Gruppo Speleologico “Bertarelli” di Gorizia).
Una squadra unita che porterà in Montenegro la passione e l’esperienza dell’intero mondo speleologico del Friuli Venezia Giulia. «La speleologia è esplorazione dell’ignoto allo stato puro, forse l’ultima possibile sul nostro pianeta, e ciò significa essere pionieri in un regno che esiste da milioni di anni, ma che non ha mai visto né la luce né l’uomo», sottolinea il capo spedizione Alberto Giorgi.