Pian di Neve, Ghiacciaio dell'Adamello © Wikimedia CommonsIl ghiacciaio dell’Adamello continua a mostrare segnali preoccupanti legati alla crisi climatica, con il conseguente aumento delle temperature medie. Nei giorni scorsi, è stata effettuata la tradizionale campagna di monitoraggio estivo, fondamentale per studiare l’evoluzione del ghiacciaio e valutare le condizioni della neve nelle due fasi chiave dell’anno: a fine stagione di accumulo (tra maggio e giugno) e a fine stagione di ablazione (settembre-ottobre).
I valori registrati
I rilievi più recenti confermano un calo costante della neve: sull’area del Mandrone, a 2600 metri di quota, lo spessore nevoso è di circa 150 centimetri, mentre sul Pian di Neve, a 3100 metri, la neve misura tra i 350 e i 370 centimetri. Entrambi i valori risultano in diminuzione rispetto allo scorso anno, quando lo spessore sulla distesa nevosa era vicino ai 550 centimetri.
Un indicatore chiave del monitoraggio è l’equivalente idrico nivale (Swe), che rappresenta la quantità di acqua contenuta nella neve qualora si fondesse completamente. Al Pian di Neve, il valore attuale è di circa 1,6 metri, in linea con la media degli ultimi quindici anni. Le previsioni sulle temperature estive fanno però temere un bilancio di massa particolarmente negativo per la stagione in corso.
Il ghiacciaio dell’Adamello si conferma quindi come un indicatore importante per lo stato di salute delle nostre montagne, con una tendenza al restringimento che sembra inarrestabile. Gli esperti avvertono che, se le condizioni climatiche attuali dovessero persistere, il ghiacciaio potrebbe scomparire entro la fine del secolo, con gravi conseguenze per l’ecosistema, le risorse idriche e il patrimonio naturale dell’arco alpino.
Il monitoraggio è stato condotto da un gruppo di glaciologi e operatori impegnati per la Provincia Autonoma di Trento, la Commissione Glaciologica della Società Alpinisti Tridentini e il Servizio Glaciologico Lombardo.