Il volume, edito da Rubbettino e patrocinato dal Comitato Scientifico Centrale del CAI, colpisce per l’ampiezza e il rigore dell’impianto: dalle schede botaniche e faunistiche alla rete sentieristica, dalle testimonianze archeologiche ai musei locali, fino ai riti arborei e agli episodi briganteschi che ancora animano l’immaginario di queste terre.
Non un manuale tecnico, ma una narrazione stratificata che tiene insieme natura e cultura, comunità e paesaggio. A emergere è l’Alpi come microcosmo, un “centro del mondo” – per citare la prefazione di Francesco Bevilacqua – in cui ogni sentiero diventa anche percorso interiore.
C’è il respiro ampio del Parco del Pollino, ma anche la cura minuziosa di dettagli apparentemente minori: il fossile di un pesce vela, il marmo bianco e la pietra grigia di Latronico, le voci dei boschi di Malboschetto e Bosco Favino.
Il libro si propone come strumento per chi frequenta la montagna con passo lento e sguardo curioso: escursionisti, studiosi, abitanti che vogliono riconoscersi nella propria terra. E lascia un messaggio chiaro, che va oltre Monte Alpi: convivere con la montagna significa custodirla, valorizzarla e al tempo stesso lasciarsi trasformare da essa.