Monte Bondone, neve portata in elicottero. L’operazione divide il Trentino

Sul Monte Bondone viene riaperta la pista del Palon trasportando, con un elicottero, neve artificiale. Un'operazione, considerata eccezionale, che ha suscitato critiche da parte di ambientalisti e politici locali.
Un'immagine del trasporto della neve in elicottero sul Monte Bondone, Trento

Sul Monte Bondone, la storica montagna che domina Trento, l’inizio della stagione sciistica 2025 è diventato terreno di scontro dopo la decisione di Trento Funivie di utilizzare un elicottero per trasportare neve artificiale in quota. L’intervento, effettuato il 5 dicembre con oltre quaranta rotazioni del mezzo, ha permesso di riaprire la pista del Palon, ma ha sollevato una forte ondata di critiche da parte delle associazioni ambientaliste e di parte del mondo politico locale.

Secondo quanto comunicato da Trento Funivie, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre forti raffiche di vento avevano rimosso gran parte della neve dalla pista, rendendo impossibile la sua apertura per il ponte dell’Immacolata. Le condizioni meteorologiche (vento e carenza d’acqua) non permettevano di utilizzare i cannoni per l’innevamento in quota. Così per garantire almeno il 50% delle piste aperte, soglia minima prevista dagli accordi con le agenzie turistiche, la società ha deciso di produrre neve a valle e trasferirla in cima tramite elicottero. L’operazione, della durata di circa quattro ore, ha avuto un costo stimato intorno ai 6mila euro. Secondo il presidente di Trento Funivie, Fulvio Rigotti, la scelta ha evitato perdite nell’ordine dei 300–400 mila euro legate a skipass, attività commerciali e strutture ricettive.

 

Le proteste degli ambientalisti

La decisione ha innescato una dura reazione da parte di diverse associazioni ambientaliste che hanno parlato di una “forzatura che porta la montagna oltre i suoi limiti naturali” e denunciando un impatto ambientale rilevante: almeno una tonnellata e mezza di CO₂ emessa dall’elicottero in poche ore di volo.

In particolare, attivisti e associazioni accusano Trento Funivie di aver contraddetto la propria comunicazione pubblicitaria, che solo poche settimane prima promuoveva un approccio “autentico e responsabile” alla montagna. La scelta di ricorrere a un mezzo ad alta emissione per mantenere aperta una pista viene considerata “un precedente pericoloso” e un esempio di sfruttamento della montagna “a qualsiasi costo”, in contrasto con la necessaria cultura del limite. Le associazioni hanno inoltre chiesto al Comune di Trento — socio pubblico di Trento Funivie — di prendere una posizione chiara sulla vicenda.

 

Le reazioni istituzionali

All’interno del Comune di Trento la notizia ha suscitato sorpresa e critiche. L’assessore alla transizione ecologica, Andreas Fernandez, ha affermato di non essere stato informato dell’iniziativa e ha espresso preoccupazione per l’impatto ambientale dell’operazione, giudicata “non compatibile con una strategia di riduzione delle emissioni”. Anche alcune forze dell’opposizione hanno parlato di “segnale gravissimo” e “precedente da evitare”. Dal canto suo, Trento Funivie ha ribadito che l’intervento è stato deciso “in una situazione eccezionale” e non rappresenta un metodo ordinario di gestione della neve in pista.

Il caso del Monte Bondone si inserisce in un contesto più ampio che coinvolge diverse località alpine alle prese con temperature elevate, riduzione delle precipitazioni e stagioni sciistiche sempre più imprevedibili.

 

Non la prima volta

Per quanto si sia parlato di grave precedente, quello del Bondone non è l'unico caso di neve trasportata in elicottero verificatosi negli ultimi anni sulle Alpi e d'intorni. Un evento noto è quello del resort Luchon‑Superbagnères (Pirenei Francesi), dove nel 14–15 febbraio 2020 si è deciso di usare un elicottero per trasferire circa 50–60 tonnellate di neve dalle quote più alte verso le piste basse, in seguito a una stagione insolitamente mite e a carenza di copertura nevosa. L’operazione, durata qualche ora, fu giustificata dalle autorità locali come misura “eccezionale” per evitare la chiusura del resort durante le vacanze scolastiche e per salvaguardare decine di posti di lavoro (tra maestri di sci, personale piste, noleggio, ristorazione). Il costo dell'operazione, tra 5 e 6mila euro, sarebbe stato ampiamente compensato dall’attività turistica salvata, secondo quanto riferito dai gestori del resort.

Un altro caso è quello del resort Montclar (sempre in Francia ma questa volta sulle Alpi) dove nella stagione 2024/2025, a causa delle precipitazioni ridotte, le macchine per l’innevamento artificiale non erano riuscite a garantire sufficiente copertura. Così il resort ha noleggiato un elicottero per trasferire neve dai 2000 metri di quota alle piste alle quote inferiori, in un’operazione definita “difficile ma necessaria”. Anche in quel caso la scelta fu presentata come un’eccezione, adottata per salvare la stagione e proteggere l’economia locale.

Arrivando all'Italia, sono due i casi di neve trasportata in elicottero per alimentare le piste da sci scarne di neve. Il primo è avvenuto nel dicembre 2011, quando la stazione sciistica di Folgaria (Trentino/Alpe Cimbra) ricorse a un elicottero per trasferire neve artificiale dalla base a quota 1350 metri fino a Cima Pioverna (circa 1700 metri), a causa di scarse condizioni di innevamento e di inefficienza dei cannoni in quota. L’intervento fu descritto dai media come una misura “bizzarra ma necessaria” per salvare la stagione e garantire l’apertura delle piste.

Un episodio più recente si è invece verificato a Cortina d'Ampezzo nella stagione 2021/2022. Qui, a causa di temperature particolarmente miti dovute all’anticiclone africano, i cannoni per la neve artificiale si sono trovati “fuori uso”: lo zero termico era ben oltre i 3500 metri, rendendo impossibile produrre neve sulle piste. Di conseguenza il comprensorio ha optato per un’operazione straordinaria: un elicottero ha trasportato carichi di neve dalla valle verso la pista nel comprensorio Tofanina, con l’obiettivo di garantire l’apertura nonostante le condizioni climatiche avverse. Anche in questo caso l’operazione è stata definita dalla società come “necessaria per garantire il servizio di apertura” di una delle piste più frequentate e panoramiche della zona.