Monte Ceresa

Ex confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio
cippo 452 e, in fondo, quota 1531 m sede del cippo 451 © Giuseppe Albrizio

Percorso naturalistico, storico e panoramico, si percorrerà l’ex confine che divideva l’Italia centrale e meridionale in due nazioni: il Regno delle Due Sicilie con lo Stato Pontificio. Si attraverseranno grandi faggete vetuste intervallate da radure erbose dove lo sguardo spazierà sul Monte Terminillo, Cima d’Arme, Monte Rosato, tutta la piana di Rieti con i laghi di Ripa Sottile e Lungo, i Monti Sabini, il Lago di Piediluco con la piana di Terni, i Monti Martani e il gruppo Navegna-Cervia. Il sentiero è segnato anche se in qualche tratto le bandierine di vernice stanno scomparendo, comunque non è difficile. L’obbiettivo principale di questa “gita” è la ricerca dei cippi di confine, termini con numero progressivo che furono posti a delimitare i territori dell’una e dell’altra nazione. Dopo secoli di controversie (non si riusciva mai a stabilire l’esatto confine per gestire le risorse del territorio) finalmente venne sottoscritto a Roma, il 26 settembre 1840, un trattato che tra l’altro prevedeva l’installazione di 686 Termini di confine numerati progressivamente dal mar Tirreno al mar Adriatico (la numerazione effettiva va da 1 a 649 perché alcuni termini hanno lo stesso numero seguito da una lettera alfabetica maiuscola).

Il termine n°1 fu posto alla foce del fiume Canneto tra Fondi e Terracina, il n° 649 al ponte di barche di Porto d’Ascoli presso la foce del fiume Tronto. Sotto ogni termine venne sotterrata una medaglia di lega metallica di circa un chilo di peso recante lo stemma dei due stati. I lavori di apposizione dei Cippi iniziarono dal versante tirrenico nell’anno 1846 e le Colonnine poste in quel periodo portano scolpita questa data, tutte le altre portano la data del 1847. I termini furono posti in modo che la data di apposizione con le Chiavi di San Pietro guardassero in direzione del territorio dello Stato Pontificio mentre il numero progressivo con il Giglio in direzione del territorio del Regno Borbonico. La linea scolpita sulla testa del termine indicava la direzione del confine e quindi la posizione del termine precedente e di quello successivo. Le colonnine non venivano posizionate ad una distanza regolare l’una dall’altra ma seguendo una logica a secondo la conformazione del terreno; nei luoghi dove il confine seguiva il corso di un fiume o di una valle ne venivano posizionate poche, mentre, dove il confine seguiva una linea irregolare, poste una vicino l'altro. I termini venivano ricavati da grosse rocce presenti lungo la linea di confine o da cave di pietra, grazie al lavoro di scalpellini, e poi trasportati a spalla da numerosi uomini sul luogo di apposizione. Con l’unificazione d’Italia la maggior parte dei cippi furono rimossi dal loro posto originario alla ricerca dei medaglioni ivi sotterrati, poi alcuni furono rotolati lungo i pendii, altri distrutti, altri asportati e portati davanti alle chiese, piazze, cimiteri di paesi limitrofi al confine, case private e fortunatamente alcuni lasciati nei luoghi originari.

 

Avvicinamento

Giunti a Poggio Bustone, comune in provincia di Rieti che ha dato i natali al cantautore Lucio Battisti, si sale a Monte del Paese dove si trova il Convento di San Giacomo dei frati francescani. Si parcheggia 200 metri prima di giungere sul largo spiazzo (818 m)

 

Descrizione

Sul piazzale ci sono parecchie tabelle informative di lunghi percorsi a tappe di “fede” e anche percorsi escursionistici; si segue il sentiero con segnavia 420, 441 e un piccolo disegno di San Francesco benedicente. A piedi si prende una stradina asfaltata (in direzione nord est) che passa a monte del Convento. Percorsi 200 metri si trascura a sinistra il sentiero segnato (segnavia 421) e si prosegue dritti. Più avanti la via diviene sterrata ed è vietata al traffico, al bivio successivo (882 m) si ignora la mulattiera a sinistra e si continua dritti. Giunti al primo tornante (938 m, 0.30 ore) e superato un torrente su un ponticello (sulla sponda sinistra senso orografico si trova un’interessante edicola sacra, “la Madonna del Ruscello”), si lascia la sterrata (con segnavia 441) per prendere a sinistra la mulattiera che risale la Valle Petrinara (freccia metallica con segnavia 420 e San Francesco benedicente). A serpentina e con lunghe diagonali si sale progressivamente nel bosco seguendo un evidente sentiero che rimane alto rispetto al letto del fosso che si ha a sinistra. Si passa sotto ai salti rocciosi che scendono dai Monti Ceresa e ci si avvicina al fondo della valle fino ad oltrepassarla (1250 m). Si continua a salire avendo, questa volta, il letto del fosso a destra e senza problemi, dopo un tratto in piano (che a seconda delle stagioni potrebbe essere fangoso) si giunge presso la Fonte Petrinara (1410 m, 1.30 ore, acqua potabile). Qui il sentiero 420 si congiunge con il 402 e con il 441 (tabelle escursionistiche metalliche), l’ambiente è suggestivo, il prato e il bosco è di un verde intenso e c’è tanta acqua che sgorga da ogni parte. Naturalmente se si fa l’escursione in autunno il foliage è meraviglioso, i colori che prevalgono sono giallo, arancione, rosso e marrone. Per un tratto i tre sentieri si congiungono e si sale un vallone nel bosco in direzione est sud-est fino a raggiungere un valico, fuori dal bosco, dove si trova ritto il primo cippi della giornata, il 454 (1503 m, 1.45 ore). I sentieri in comune qui si dividono, si segue a destra il segnavia 441 che scende in direzione sud e, prima di superare un piccolo fosso fangoso, si trova atterrato il cippo 453 (1468 m). Sempre nella stessa direzione appena usciti dal bosco si nota al centro di una radura il cippo 452 ritto (1452 m). Si rientra nel bosco, si sale lungo una mulattiera dal fondo pietroso e si esce su un valico (1493 m, 2.05 ore). Si prende a sinistra (est) e si sale nel bosco; poco prima che si esce su una ripida costa erbosa si nota, atterrato tra gli alberi, il cippo 451 (1505 m). Questo non è il posto originale del termine che si trovava più in alto, sulla cima del monte (1531 m, la vetta più alta dei Monti Ceresa). Su questo cocuzzolo, alla fine dell’anno 2024, grazie alla collaborazione del Club Alpino Italiano con la Guardia di Finanza e la Fondazione Varrone, è stata posata una lapide per ricordare il punto di apposizione esatta del cippo 451 e per ricordare la ricorrenza del 250° anno dalla nascita del Corpo della Guardia di Finanza (1774-2024). La vigilanza lungo la linea dell’ex  confine era attuata da militari della Truppa di Finanza pontificia e dalle Guardie dei Dazi Indiretti per la parte borbonica. Corpi che a seguito dell’unificazione del Regno d’Italia furono assorbiti dal Corpo delle Guardie Doganali, successivamente rinominato in Guardia di Finanza; non c’era migliore modo per ricordare la ricorrenza. Dalla cima si ha una bella visuale sul Monte Macchialaveta, Colle Leporino e Monte Palloroso, tutte montagne che appartengono al gruppo del Terminillo. Ritornati sul valico (1493 m, 2.20 ore) si sale in direzione ovest sull’evidente cresta erbosa e rocciosa e appena la dorsale cambia direzione (sinistra, sud sud-ovest) si trova, atterrato, il cippo 450 (1514 m, stupenda la visuale da qui sulla Cima d’Arme). Conviene rimanere sul crinale continuando nella stessa direzione, si scende fino alla massima depressione (1451 m)  e si rientra nel bosco trovando un sentiero che sale a mezzacosta; con un aggiramento in senso antiorario si tocca la successiva cima, fuori dal bosco, dove ritto si trova il cippo 449 (1519 m). Con leggeri saliscendi tra l’erba e roccette si perviene sulla cima seguente, su IGM Monte Ceresa,  dov’è visibile, già da lontano, la colonnetta, ritta e spezzata, numero 448 (1502 m, 2.50 ore) ottima la visuale sul paese di Poggio Bustone, sulla piana reatina fino al lago di Piediluco, la città di Terni, i Monti Martani e i Sassetelli del Terminillo. Si continua a rimanere sul crinale che scende più ripido, prima nel bosco, poi fuori, (sempre in direzione sud sud-ovest) fino a raggiungere quota 1385 m. Qui si piega a sinistra (sud) e tra la vegetazione bassa e prato si trova atterrato il grande cippo 447 (1375 m), ottima la visuale sulla piana reatina, sui Monti Sabini, sul Monte Cosce che sbuca con le sue antenne e verso Roma si notano le sagome di Monte Pellecchia e Monte Gennaro. Si continua a scendere in direzione sud fino all’inizio di un fosso boscoso dove atterrato si trova il cippo 446 (1345 m). Si riprende la direzione principale (sud sud-ovest), si segue il sentiero che ora va a mezzacosta sul versante nord ovest della cresta chiamata Cerasa. Si attraversa una faggeta e appena usciti dal bosco si incontra atterrato il cippo 445 (1295 m, località la Doganella), si supera ancora una piccola macchia e usciti definitivamente dalla faggeta si piega leggermente a destra (ovest) puntando al piccolo cocuzzolo del Colle La Forca ai piedi del quale si trova ritto e spezzato il cippo 444 (1280 m, 3.20 ore). Da questa colonnetta si nota sulla cima che si vede in direzione sud un altro termine, con una deviazione, con un leggero saliscendi, passando nella località Cappafolle, si può facilmente raggiungere il cippo 443 (1292 m), sempre eccezionale è lo sguardo sulla piana di Rieti e i monti Sabini soprattutto se si indovina una giornata tersa. Tornati nuovamente a quota 1280 m (3.50 ore) si prende la direzione nord iniziando a scendere fuori dal bosco (i segni bianco rossi qui non sono tanto evidenti, bisogna fare un po’ di attenzione), giunti a quota 1240 metri si piega a sinistra, ovest, e appena avvicinati al bosco si nota la mulattiera che si fa subito evidente e molto trafficata (anche dai mezzi a due ruote). Si scende velocemente con qualche tornante e senza nessun problema si raggiunge il pianoro erboso, stretto, lungo e solcato da una sterrata, che si trova a est del Colle Pietrolone (1065 m, 4.20 ore). Si prende la strada a destra che con alcuni tornanti scende ad attraversare, su un ponte, il torrente di Valle Petrinara, dove si chiude l’anello. Con lo stesso percorso di andata si ritorna al parcheggio (818 m, 5 ore).

  • Partenza e arrivo: Convento di San Giacomo (Poggio Bustone, Rieti)
  • Giro ad anello: 5 ore (solo movimento), ascesa 950 m, sviluppo 16 Km
  • Difficoltà: E
  • Segnaletica: sentiero parzialmente segnato con bandierine bianco rosse, segnavia 420, 441 e un piccolo disegno di San Francesco benedicente.  
  • Punti d’appoggio: nessuno
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