Monti Reatini, la palestra nascosta dell’Appennino centrale

Tra natura e storia alpinistica quasi sconosciuta, il Terminillo e le sue cime hanno offerto e offrono ancora oggi un terreno ideale per ogni appassionato di montagna.

A cura di Filippo Del Vecchio

Versante sassetelli del M. Terminillo

Non troppo distante da Roma e alle pendici della piccola città di Rieti, sorgono i Monti Reatini, un gruppo montuoso certamente non noto per le sue dimensioni ma sicuramente una delle aree più selvagge dell’Appennino centrale. Questo luogo rientra nel sistema Rete Natura 2000, apparato di protezione europeo per la tutela degli habitat, specie animali e vegetali, ed è anche classificato come ZPS, ovvero Zona di Protezione Speciale.

Le cime, le creste, i nevai estivi e i boschi si fanno notare già dalla pianura, fin dai tetti di Roma. Questa zona possiede un patrimonio boschivo e floreale molto variegato, che va dalla faggeta Vallonina, estesa su tutto il versante settentrionale, a una ricca varietà di fiori di montagna tipicamente appenninici come la genzianella, il giglio selvatico e le orchidee, con una fauna altrettanto tipica: cervi, caprioli, lepri, volpi e cinghiali. Il gruppo montuoso vanta numerose cime sopra i 2000 metri: Monte Terminillo (2216 m), Terminilletto (2108 m), Monte di Cambio (2081 m), Monte Elefante (2015 m) e Monte Valloni (2004 m).

Tuttavia, della storia alpinistica di questi monti si è parlato poco. Per anni si è quasi pensato che non ci fossero luoghi di interesse alpinistico tra queste cime. Eppure anche queste vette hanno una loro tradizione e storia, addirittura coetanea – si ipotizza – a quella del vicino Corno Grande (vetta principale del Gran Sasso, la cui prima ascesa è documentata nel 1573).

Anche la prima ascensione del Monte Terminillo, infatti, potrebbe risalire a quegli anni, come raccontato da Francesco De Marchi, che scriveva: «Nel mezzo dell’Italia vi è un monte che si dice Termenile, che è altissimo e pieno di fontane».

È però verso la fine dell’800, anche grazie al nascente Club Alpino Italiano, che questa montagna cominciò a essere conosciuta, frequentata ed esplorata. Sulle alte pareti, nei canaloni e lungo la cresta Sassetelli, che conduce sino alla vetta, i romani facoltosi del tempo si approcciavano alpinisticamente alla montagna con l’aiuto delle persone del luogo, che iniziarono così a formarsi come future guide alpine.

Da lì a poco la fama del Terminillo crebbe: nel 1903 fu costruito il primo rifugio alpino in quota della zona, l’Umberto I (oggi Massimo Rinaldi), sul Terminilletto, a 2108 m. Tre anni prima, questo rifugio era stato persino presentato all’Esposizione Universale di Parigi per il suo carattere avveniristico.

Nel Novecento, il Terminillo iniziò la storia che lo racconta per come lo conosciamo oggi, vera e propria meta montana, soprattutto invernale. Divenne la “montagna di Roma”. Nel 1932 arrivarono i primi successi alpinistici con Roberto Chiaretti e Stanislao Pietrostefani, che aprirono una via sul versante nord-est del Terminillo (considerata la prima vera e documentata ascensione). L’anno successivo, nel 1933, nacque la sezione del CAI di Rieti, fondata da Danilo Rinaldi, che si impegnò a promuovere questa montagna.

Da allora numerose vie alpinistiche sono state aperte, e altrettanti sentieri sono stati segnati di bianco e rosso nella roccia calcarea. Nuove pagine di storia dell’alpinismo sono state scritte, anche per il Reatino e i suoi monti, un luogo che nulla ha da invidiare ad altri “palcoscenici” montani, Alpi comprese.

Basti pensare alle imprese di Enrico Ferri con Alfredo Smargiassi, con l’apertura nel 1986 della prima via classificata TD (très difficile) dei Monti Reatini; oppure la via Fiction sull’Elefante, del 1991, e Chiari di luna, aperta nel 2006, considerata ancora oggi la via invernale più difficile della zona.

Il Terminillo oggi vanta oltre settanta tra sentieri e vie per escursioni estive, alpinismo, scialpinismo, ciaspole e arrampicata. È una vera e propria palestra di montagna, luogo per neofiti dove cominciare e per esperti dove migliorare e sperimentare.

I Monti Reatini sono una zona unica e tutta da scoprire, dove apprezzare al meglio un luogo poco frequentato ma ricco di bellezza naturale. Una montagna che custodisce un’identità forte, legata alla sua storia alpinistica e al profondo legame con il territorio: testimonianza della devozione di questa zona agli sport di montagna.

Quest’area, pur restando una meta meno battuta rispetto ad altri comprensori appenninici, offre un’esperienza autentica, in cui la montagna conserva il suo carattere originario, lontano dalle logiche del turismo di massa. Un luogo da riscoprire, dove si ritrovano il senso del cammino, il rispetto per l’ambiente e i valori fondanti dell’andar per monti che il Club Alpino Italiano continua a promuovere da oltre centocinquant’anni.