Morao: "La lepre variabile è una rarità da vedere"

Popola le nostre montagne dagli 800 metri di quota in su, ma la sua presenza si è ridotta di molto. "Cambiamento climatico, frammentazione dell'habitat, ibridazione: tanti i fattori che minacciano la popolazione"
Una lepre variabile © G. Morao

La lepre variabile non è un animale facile da vedere in montagna: in Italia vive in un ambiente meno esteso rispetto a quello popolato dalla lepre europea ed è "campione" di mimetismo. La sua diffusione attualmente è minacciata da un insieme di fattori come il cambiamento climatico o la frammentazione dell'habitat, incontrarla è una vera rarità. Giovanni Morao, dottore naturalista che si è occupato di diversi progetti legati al monitoraggio della specie in Dolomiti e più in generale in Veneto, ci aiuta a conoscere meglio questo animale.


La lepre bianca può essere confusa con la lepre comune? Come riconoscerla?
La lepre bianca, sarebbe meglio dire variabile, è un lagomorfo che vive a partire dai 1200-1300 metri sul livello del mare, ma la si trova anche a partire dagli 800. A livello euroasiatico sono presenti 6 sottospecie, una sola è presente sull'arco alpino ed è identificata come Lepus timidus varronis. Banalmente, la distinzione principale rispetto alla lepre che vive in pianura è il colore, perché d'inverno diventa bianca, a eccezione della punta delle orecchie, per 4-5 centimetri, che rimane di colore nero. La muta avviene intorno a novembre e poi di nuovo a febbraio-marzo. Anche se non c'è neve, la lepre ovviamente diventa bianca. In primavera e in estate il colore è bruno-rossiccio uniforme, e il muso è meno allungato. La lepre variabile si è spinta fino a qui durante l'ultima glaciazione e ha mantenuto le sue caratteristiche. Inoltre le zampe sono molto più grandi rispetto alla lepre comune e ha un pelo molto più folto. Come dimensioni invece è un po' più piccola e paffutella.


La minore copertura nevosa sulle nostre montagne rispetto al passato può influenzare negativamente la sua presenza?
Più che la minore copertura nevosa, per la lepre variabile conta l'innalzamento della temperatura, in tema di cambiamenti climatici. Si spinge più in alto alla ricerca di temperature più adatte. Il limite meridionale del suo areale è sempre più a nord. 60 o 70 anni fa era più diffusa sulle nostre Prealpi, ora sta sparendo e in alcune aree si è estinta. Poi, ovviamente, se non c'è neve è più visibile ai rapaci. In inverno la lepre si nutre di corteccia e di gemme di latifoglie, il carico di neve la aiuta ad avvicinarsi ai rami, senza diventa più difficile nutrirsi. 


Qual è lo stato della popolazione in Italia?
In netta contrazione: non c'è solo il cambiamento dell'habitat dovuto al cambiamento climatico, ma anche il disturbo antropico, la riduzione e la frammentazione delle aree adatte, il prelievo venatorio, l’ibridazione con la Lepre europea, malattie. La lepre variabile è protetta dalle direttive europee, come “Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione”.

L'habitat della lepre variabile © G. Morao

Quali sono i predatori della lepre?
Abbiamo detto i rapaci, soprattutto l'aquila,ma anche volpi, martore, donnole e altri predatori. Il lupo può cacciarla, ma non è una delle sue prede principali. Il lupo caccia in branco, con una lepre ci mangia poco, ma in mancanza d’altro diviene comunque un buon boccone. Una lepre variabile pesa sui 2,5-3 chili, indipendentemente dal sesso.


La lepre è notoriamente un animale veloce. Quanto?
Difficile da quantificare, ma che sia veloce non è una credenza popolare, si aggira intorno ai 50/60 km/h. Oltre a essere veloce, effettua dei cambi di direzione molto secchi che la rendono difficile da catturare e utilizza anche strategie in cui ripercorre i suoi passi per disorientare i predatori. L'arma migliore che ha a disposizione per difendersi però forse è il mimetismo. Non ha una tana, fa un covo di superfice, magari si mette sotto una roccia o sotto a una conifera per non farsi vedere, soprattutto dai rapaci. In estate si vede nelle praterie d'alta quota. In inverno frequenta le aree di bosco, con sottobosco.


Che rapporto ha con la prole?
Si riproduce fino a due volte l'anno, il primo picco ad aprile/maggio, il secondo a giugno-luglio. Ma i cuccioli in rari casi possono nascere anche a febbraio come a ottobre. In totale una femmina può arrivare ad avere 6-8 cuccioli in un anno. Si occupa della prole per un periodo limitato, circa un mesetto, il tempo dell'allattamento. Vive in media 3-5 anni, fino a un massimo di 8-9 in cattività.


Come riconoscere le tracce?
Hanno una caratteristica forma a Y. Si muove a balzi, mette le zampe anteriori una davanti all'altra, ma poi le scavalca con quelle posteriori, che hanno impronte più allungate rispetto a quelle anteriori, tondeggianti.  

Le caratteristiche tracce a Y, a confronto con l'impronta di una mano © G. Morao

Come si può evitare di darle fastidio durante un'escursione?
Valgono le cautele generali che si utilizzano anche per diversi altri animali: rimanere sui sentieri mentre si cammina in montagna, tenere i cani al guinzaglio. In inverno è importante evitare i fuori pista con gli sci e non solo. Sarebbe necessaria anche una diversa gestione del territorio montano, che vada a tutelare aree ancora naturali e indisturbate, e che eviti la frammentazione del paesaggio naturale. 


Quali sono altri eventuali fattori di criticità?
Può ibridarsi con la lepre europea: è un problema che esiste da sempre, ma con l'immissione di lepre europea a scopi venatori c'è un incremento degli incroci. Anche perché gli ambienti adatti alla frequentazione delle specie parzialmente si sovrappongono.