Da sinistra: Hervé Barmasse, Francesco Tiribelli, Mattia Bramani, Gabriele Brizio. Foto Pamela Lainati
Da sinistra: Hervé Barmasse, Francesco Tiribelli, Mattia Bramani, Gabriele Brizio. Foto Pamela Lainati
Hervé Barmasse. Foto Pamela Lainati
Andrea Lanfri, alpinista del Team Vibram, e Jérôme Bernard, Sport Innovation Marketing Global Director Vibram. Foto Pamela Lainati
Un paio di sci in vendita nel negozio Vibram negli anni '60. Foto Pamela Lainati
Il logo pre-Vibram, con il Cervino sullo sfondo. Foto Pamela Lainati
Ritaglio dalla Rivista del CAI, per cui Bramani scriveva firmandosi Vibram. Foto Pamela Lainati
La suola per come si presentava negli anni ‘70-’80. Foto Pamela LainatiNon solo un titolo, ma un viaggio che intende unire mondi solo apparentemente lontani, ovvero Milano e la montagna. Si intitola “Mountains of Milano” il progetto che Vibram ha presentato giovedì 25 settembre nella bella cornice liberty del Circolo Filologico Milanese, a un quarto d’ora a piedi dal negozio che nel 1928 il suo fondatore, Vitale Bramani, aprì in via della Spiga 8. Nel cuore di quella Milano operosa, fatta di maniche rimboccate e talenti visionari come lui, non ancora presa d’assalto dalle luci di una ribalta delle vanità che avrebbe cercato di toglierle l’anima (e ci è anche un po’ riuscita). Il palcoscenico su cui nel 1937 andò in scena la suola “carrarmato” ideata e messa a punto da Bramani, che avrebbe rivoluzionato il mondo dell’alpinismo, per poi entrare nell’immaginario collettivo con quel suo esagono giallo così iconico, da penetrare anche in ambiti meno sportivi. Non è forse un caso che la conferenza stampa si sia tenuta nella settimana della moda, a segnare una vocazione che è andata oltre la passione per l’alpinismo del fondatore, un uomo che seppe unire spirito imprenditoriale a genio alpinistico.
Le imminenti Olimpiadi sono più che uno spunto per rilanciare un legame che non si è mai interrotto, ma che finora era rimasto un po' in sordina, pur avendo traghettato passo dopo passo (letteralmente) nei decenni i valori originari di un certo modo di andare in montagna. “Valori che si trasmettono in famiglia” ha rivendicato Matteo Bramani, pronipote di Vitale, figlio del presidente Marco Bramani. Con lui hanno dialogato Francesco Tiribelli, il direttore Marketing EMEA Gabriele Brizio e l'alpinista Hervé Barmasse.
Un nuovo corso
Matteo Bramani è il volto del nuovo percorso che l'azienda con sede ad Albizzate, in provincia di Varese, inaugura con questa iniziativa che ha l’ambizione di diffondere la cultura della montagna, un primo approccio nel tentativo di conciliare innovazione e tradizione. Sarà che è ancora giovane, sarà che è un “alpinista praticante” (fra un paio di settimane partirà da Milano in bici per un’avventura che avrà il sapore di una tradizione di famiglia), sarà che ama “sporcarsi le mani” con la storia. Fatto sta che quasi 10 anni fa, con l’aiuto fra gli altri di Hervé Barmasse, ha iniziato a costituire un archivio interno. “Non avevamo nulla. Abbiamo rastrellato mercatini e battuto archivi, abbiamo ricomprato oggetti e documenti e siamo andati in cerca degli ultimi testimoni viventi – ormai pochissimi – che hanno conosciuto Vitale di persona. E incredibilmente abbiamo trovato un giapponese che a Tokyo lo aveva scarrozzato durante l’ultima trasferta nel 1968, due anni prima di morire”.
Un piccolo assaggio di quelle ricerche era visibile nella mostra allestita al Circolo Filologico appositamente per l’evento, fra cui un paio di pantaloni a coste di velluto verde con il logo Vibram pre-ottagono, quello con il Cervino sullo sfondo risalente all’epoca del negozio di abbigliamento in via della Spiga, quando ancora la famosa suola non era stata inventata. O un paio di vecchi sci di legno, che Vitale riparava, da buon ex falegname quale era. Altro sarà visibile nel corto che Achille Mauri ha realizzato su Vitale Bramani e sulla sua eredità (l’heritage, per dirla con il marketing), e che sarà presentato al Cinema Beltrade di Milano il 20 novembre.
Il programma
Il programma di “Mountains of Milano” si terrà fra ottobre e gennaio e sarà costruito proprio sull’equilibrio fra tradizione e innovazione, come un “ecosistema narrativo” che intende parlare al plurale, una sorta di “mappa territoriale” in cui diversi punti si collegano attraverso sentieri tematici lungo una direttiva principale che è il legame fra città e montagna.
Si incrociano naturalmente molti altri temi: il rispetto della montagna al tempo dell’overtourism, l’inclusività (in sala era presente Andrea Lanfri), con tanto di mea culpa di Barmasse che riconosce quanto gli alpinisti abbiano per primi promosso a lungo una frequentazione troppo performativa della montagna come “terreno di gioco” fatto solo di gradi da superare e vette da conquistare. Ma non è mancato un accenno al ruolo delle comunità montane nella gestione di un territorio fragile, dove conciliare la sostenibilità ambientale e quella antropica pone una sfida di difficile soluzione.
Il viaggio narrativo è pensato su tre piani: Milano come laboratorio urbano, centro nevralgico di eccellenza (nel design, nella tecnologia, nella finanza); le Alpi come spazio poetico ed esperienziale, e lo spazio digitale come connettore in grado di amplificare quell’esperienza.
Si parte il 9 ottobre dalla Stazione Centrale di Milano, come Vitale Bramani che da lì partiva con la SEM per le escursioni negli anni ‘20 e ’30, dove sarà realizzata “Echoes of altitude”, un’installazione immersiva di suoni ed essenze, grazie alla “fonetica glaciale” dell’artista Neunau (Sergio Maggioni) che ha registrato per tre estati il suono del ghiacciaio dell’Adamello in fusione. Con lui in dialogo il glaciologo Giovanni Baccolo. Il 20 novembre la première del film di Mauri, e dal 2 dicembre l’inaugurazione “Ground Echo” nello Spazio Vibram di Milano, un allestimento museale aperto fino a gennaio, per celebrare la suola carrarmato come icona di design, valorizzandone la storia. Si chiuderà il 16 e 17 gennaio 2026 con “Mountains inquiries”, un’esposizione di libri, riviste, cataloghi e fanzine in collaborazione con il mondo dell’editoria: saranno in mostra pezzi rari e d’epoca dell’Archivio Vibram, come prime guide e manuali tecnici. A questo si aggiungeranno due escursioni su invito con Hervé Barmasse e Matteo Della Bordella, insieme al Tester Team Vibram.
Il legame con il CAI e la SEM
Vitale Bramani si iscrisse alla SEM ad appena 15 anni (ancora non era sezione CAI, sarebbe successo nel 1931) e imparò con i suoi compagni ad andare in montagna. Con loro affrontò molte avventure, e compì salite importanti, come quella a Punta Rasica in Val Bregaglia nel luglio 1935, dove due mesi dopo accadde la tragedia che gli diede l’idea per la suola. Per questo alla SEM sono andati i ringraziamenti iniziali di Vibram, perché da molto tempo è in corso una collaborazione volta a ricostruire quell’archivio di cui diceva Matteo Bramani. E infatti sarà coinvolta nella rassegna “Mountains of Milano” con l’organizzazione di un evento comune.
In rappresentanza della Sezione, presieduta da Laura Posani, c’era il consigliere Gabriele Zerbi, che ha personalmente organizzato e tenuto diverse serate di approfondimento sull’argomento: “Bramani ha contribuito all’attività della Sezione con una presenza costante, oltre che a diventare un grandissimo alpinista. Gli abbiamo dedicato sia la nostra sala principale, sia mostre e attività di presentazione che facciamo regolarmente” afferma.
“Abbiamo un’ampia documentazione in archivio, frutto di molte ricerche approfondite, fatto di foto, filmati, documenti che abbiamo poi condiviso con Vibram. La sua è una storia che ci coinvolge perché ha rappresentato una chiave di volta per il mondo dell’alpinismo”.